Mondiali Calcio 2022: il vero arbitro è la tecnologia

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La parola chiave di questi mondiali è “sorpresa”, tra vittorie inaspettate e…palloni ricaricabili. Legal & General Investment Management spiega come la tecnologia sta trasformando anche il mondo del calcio

Durante queste ultime settimane tutto il mondo ha il televisore acceso sul campionato mondiale di calcio 2022, che si sta tenendo in Qatar. Tra dibattiti accesi sulla effettiva sostenibilità della Coppa del Mondo e vittorie assolutamente inaspettate, si tratta di un evento epocale, dove anche la tecnologia sta giocando un ruolo tutto nuovo. Legal & General Investment Management (LGIM) spiega come, l’utilizzo della fotonica permette, oggi più che mai, di avere un’esperienza diretta, realistica e precisa durante ogni partita.

Il VAR con intelligenza artificiale e il pallone ricaricabile

L’utilizzo di nuove tecnologie non solo permette ai tifosi di vedere le partite in tempo reale, ma ha trasformato direttamente anche il gioco, semplificando il lavoro degli arbitri e rendendo sempre più complicato nascondere un fallo. Tutto questo è dovuto alla tecnologia VAR (video assistant referee) che permette di rivedere più volte, a velocità variabile e da diverse prospettive un’azione. Questa è stata introdotta per la prima volta nel mondiale del 2018 e il suo effetto è stato chiaro fin da subito: il numero di calci di punizione legati a falli è cresciuto molto rapidamente. Infatti se alcuni colpi possono sfuggire all’occhio umano, questo non succede a un computer.

Dal 2018 ad oggi il VAR è diventato sempre più preciso e sofisticato. Durante i mondiali in Qatar questa tecnologia è stata ulteriormente potenziata dall’uso dell’intelligenza artificiale: “In campo ci sono 12 telecamere di rilevamento, il sistema utilizzato è in grado di ricreare un modello virtuale 3D per lo scheletro di ogni giocatore, così da determinare se una qualunque parte del corpo si è trovata in fuorigioco”, spiegano Aude Martin ed Elisa Piscopiello, ETF specialist e analyst di LGIM.

Ma le novità non si fermano qui. Gli stessi palloni utilizzati hanno al loro interno dei sensori che inviano ai computer 500 segnali al secondo sulla propria posizione e per questo devono poi essere ricaricati alla fine di ogni partita, come degli smartphone.

Se sistemi così sofisticati fossero stati utilizzati anche al tempo del Pibe de Oro, forse i risultati sarebbero stati molto diversi. Lo stesso Maradona nella sua autobiografia dice di aver senza dubbio beneficiato delle limitazioni che gli arbitri avevano nel 1986.

Tecnologia che supera i confini del campo

Certo la tecnologia aiuta gli arbitri a prendere decisioni più eque, ma i confini del suo utilizzo vanno ben oltre i 105 x 65 metri definiti dalle righe bianche. La rete 5G sta rendendo sempre più fruibili le partite di calcio: ormai non è più necessario avere un televisore, basta avere un telefono cellulare collegato a una rete veloce. Secondo un’analisi condotta dalla società di ricerca Zawya, ben il 49% degli intervistati ha detto che avrebbe seguito le partite in diretta dal proprio cellulare, ma questo numero potrebbe crescere ulteriormente.

Senza dubbio garantire questo genere di servizi digitali implica un uso maggiore di energia, tra data centre e network di trasmissione, che secondo le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia, sono responsabili di circa l’1% delle emissioni. Nonostante possa sembrare una percentuale bassa, “è cresciuta molto rapidamente in piccole nazioni, come l’Irlanda, dove è più che triplicato dal 2015”, spiegano Martin e Piscopello.

La soluzione sarebbe quella di fare sempre più affidamento ai circuiti integrati fotonici, che generando molto meno calore, potrebbero trasformare completamente il settore: riducendo lo spreco di energia e di acqua per raffreddare gli impianti.

Insomma, che si preferisca vedere le ormai vicine semifinali in televisione, in diretta sul telefono o direttamente in Qatar, anche i fotoni saranno in campo ad affrontare una partita imperdibile.

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