La crisi idrica prosciuga anche l’economia, 4 modi per fermarla

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La scarsità delle risorse idriche rappresenta un costo economico oltre che sociale e ambientale. Per contrastarla e promuovere un utilizzo più oculato e sostenibile dell’acqua urge un’importante attività di pianificazione. Ne parliamo con gli esperti di Legal & General Investment Management

La scarsità di risorse idriche costa all’umanità oltre 260 miliardi di dollari all’anno a livello globale. Secondo i dati raccolti dalla l’Ong Water.org, nel 2021 sono state circa 771 milioni le persone che nel mondo non hanno avuto un accesso diretto a una fonte d’acqua potabile o a servizi igienico-sanitari. Oltre a influenzare negativamente la qualità della vita, la scarsità d’acqua causa a queste persone anche un danno economico: il tempo impiegato a cercare, raggiungere e immagazzinare scorte idriche o ad accedere a strutture igienico-sanitarie viene infatti sottratto al lavoro e, di conseguenza, alla capacità di creare un reddito.
“La portata e le potenziali ricadute della scarsità d’acqua – sociale, ambientale ed economica – sono troppo grandi e urgenti per essere ignorate”, spiegano gli esperti di Legal & General Investment Management. Per questa ragione, “l’adozione di strategie per migliorare la gestione delle risorse idriche è uno step critico per affrontare e superare questi problemi”.

L’importanza della pianificazione

Prendere consapevolezza dei costi legati alla scarsità delle risorse idriche è una cosa, porvi rimedio è un’altra. Secondo gli esperti di LGIM, i decisori politici sono chiamati a dotarsi di un solido piano per la gestione delle risorse idriche, costruendo allo stesso tempo un contesto favorevole teso a promuovere maggiori investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture idriche. Per far ciò i policy maker devono abbandonare le iniziative una tantum, che spesso hanno portato a esternalità impreviste in altri settori e sviluppare un piano per gestire le risorse idriche, sia in termini di sfruttamento che di prevenzione dei disastri naturali. “Tale strategia potrebbe essere utilizzata per soddisfare i bisogni delle comunità senza aumentare i rischi di natura ambientali, sociali o geopolitici. Comprendendo e bilanciando necessità e rischi, siamo convinti che i decisori possano indirizzare i paesi verso situazioni di maggiore sicurezza idrica” affermano gli esperti di LGIM.

4. tips di LGIM per i policy maker

1. Ispirarsi al mercato 

Un primo set di strumenti a disposizione dei decisori politici è offerto dalle dinamiche di mercato. Ad esempio, nei processi di pricing e nelle politiche di incentivi potrebbe essere utile includere il ‘costo’ della scarsità dell’acqua; allo stesso modo, si possono creare dei mercati regionali dell’acqua con all’interno diritti negoziabili. “Queste misure potrebbero incentivare un uso più efficiente delle risorse idriche, promuovendo allo stesso tempo migliori tecniche di conservazione e di manutenzione delle reti”.

2. Migliorare l’informazione

Un secondo fronte su cui intervenire è quello della corretta informazione e della riduzione delle asimmetrie informative, tanto nel settore privato che in quello pubblico. Una maggiore trasparenza e fruibilità dei dati può essere di grande aiuto nel processo di pianificazione. Inoltre, promuovendo l’armonizzazione delle fonti (in particolare quadri informativi come l’IFRS International Sustainable Standard board statunitense, il Sustainable disclosure regime del Regno Unito e il Sustainable finance disclosure regulation dell’UE) si incentivano gli investimenti, in particolare quelli sostenibili.

3. Incoraggiare gli investimenti

Soprattutto con riguardo ai paesi emergenti, i decisori politici devono prendere iniziative volte a stimolare la sinergia tra investimenti pubblici e privati. Tra i settori di interesse che maggiormente potrebbero beneficiare di nuovi capitali vi sono lo stoccaggio dell’acqua e il riempimento delle falde acquifere, il miglioramento del trattamento delle acque reflue e lo sfruttamento di tecnologie che permettono di aumentare la capacità idrica disponibile. Infine, sul piano della sicurezza, gli investimenti potrebbero potenziare l’infrastruttura e i sistemi di prevenzione delle inondazioni e dei disastri idrici.

2. Migliorare l’informazione

Un ultimo step necessario è quello del rafforzamento – o dell’adozione quando assente – delle regolamentazioni uniformi in materia di utilizzo dell’acqua, di controllo e contrasto dell’inquinamento idrico, soprattutto rispetto ai settori dell’agricoltura, dell’industria e della produzione energetica.

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