Industria cemento a un bivio, le soluzioni per non demolire il clima

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Con un’impronta di carbonio considerevole e pochi progressi (almeno finora) nella riduzione delle emissioni, il settore cementifero è sotto pressione di fronte alle crescenti preoccupazioni ambientali. Quale futuro tra sfide e opportunità

L’industria del cemento inquina quanto intere nazioni, secondo il centro studi britannico Chatam House, producendo l’8% delle emissioni globali all’anno. Eppure, il suo prodotto chiave, il calcestruzzo, è un materiale di cui difficilmente potremmo farne a meno, in vista di una urbanizzazione sempre più aggressiva. Ecco perché oggi il settore cementifero, e delle costruzioni più in generale, sono chiamati in prima linea a trovare soluzioni innovative per contribuire alla decarbonizzazione e a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050. Legal & General Investment Management (LGIM) indaga sulle possibili sfide e opportunità, e quindi anche i risvolti sul piano degli investimenti.

Come ridurre le emissioni

In vista di una crescita inesorabile della popolazione e di una urbanizzazione sempre più aggressiva, la produzione di cemento a livello globale dovrebbe aumentare del 34% entro il 2050, secondo le stime formulate dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA). Allo stesso tempo, per rispettare gli obiettivi climatici, si calcola che sia necessario un taglio del 45% delle emissioni di carbonio dell’industria del cemento entro il 2050.

Come fare? Secondo LGIM, le strade da percorrere per ridurre l’impronta di emissioni del cemento sono principalmente due:

  • migliorare l’efficienza energetica del processo produttivo, con l’utilizzo delle rinnovabili e dell’idrogeno
  • migliorare la fase di cattura e stoccaggio del carbonio, con lo studio di soluzioni innovative grazie ai progressi tecnologici. 

Peccato però che finora non si sia ancora vista un’applicazione diffusa di queste idee e le fondamenta per il cambiamento non siano state ancora gettate.

Quali risvolti per l’industria e gli investitori?

Entro il 2050 sono previsti circa 700 miliardi di dollari di investimenti nel settore cementifero, contro gli usuali 450 miliardi. E chissà che questi cambiamenti non portino a una nuova ondata di brevetti. Ma non solo. “Poiché il cemento è responsabile di una parte considerevole delle emissioni globali di carbonio, il settore dovrà affrontare un crescente controllo negli anni a venire”, avvertono da LGIM. Da qui, la regolamentazione e la tassazione sulle emissioni di CO2 relative alla produzione di cemento potrebbero aumentare, incoraggiando nel lungo periodo l’adozione di alternative più sostenibili. Tra maggiori investimenti per l’innovazione e una più rigorosa regolamentazione e tassazione si potrebbe assistere a “un consolidamento dell’industria”, con vantaggi per i produttori che saranno in grado di adattarsi a questo cambiamento. Insomma, l’industria del cemento si trova ad affrontare oggi un periodo di pausa nel tentativo di trovare una cura per la sua eccessiva impronta di emissioni.

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