Attacchi cyber: quando investire è la miglior difesa

In un mondo sempre più digitalizzato, difendersi è una necessità. Lo evidenziano non solo i danni causati dagli attacchi cyber, ma anche gli investimenti contro tali minacce. Ne parliamo con gli esperti di LGIM

Se esistesse una nazione di hackers e la sua economia fosse pari all’ammontare dei danni da essi causati, questa sarebbe la terza mondiale dopo quella americana e cinese. Nel 2021, infatti, la somma dei costi diretti e indiretti conseguenti i cybercrimes ha superato i 6 mila miliardi di dollari, riporta lo studio Hackerpocalypse 2021 di Cybersecurity Ventures, tra le più importanti aziende di ricerca a livello mondiale in materia di cyber economy. Le stime per il futuro non sono più rosee: lo studio prevede infatti che tale cifra possa raggiungere i 10,25 mila miliardi di dollari entro il 2025.
“I cybercrime costituiscono una minaccia alla vita privata e professionale delle persone così come all’operatività e alla sicurezza di aziende e persino stati” commenta Giancarlo Sandrin, CFA di Legal & General Investment Management (LGIM), in occasione della conferenza organizzata dalla società al Salone del Risparmio 2022. “Tuttavia, aumentano di conseguenza gli investimenti pubblici e privati nella sicurezza informatica e crediamo che ciò stia costruendo un mercato in crescita a lungo termine”. 

Attacchi cyber, investire è la miglior difesa 

Il mercato della cybersecurity si caratterizza per il suo dinamismo, in quanto gli attori e le soluzioni del settore si evolvono di pari passo con le minacce che devono affrontare. Anche a seguito all’esperienza pandemica, infatti, individui e aziende risultano oggi sempre più dipendenti dalle tecnologie dell’Internet of things (Iot): si pensi infatti al fenomeno del remote working, all’utilizzo di smart devices in ambito privato e lavorativo, nonché al ricorso della tecnologia cloud per l’archiviazione e l’utilizzo di dati. Questo rende individui, aziende e stati più vulnerabili agli attacchi informatici, che risultano aumentati per numero, varietà ed entità, come attestato dallo stesso Hackerpocalypse 2021.
Non devono perciò stupire i dati di Statista, che prevede una crescita del comparto cybersecurity del 9,68% su base annua e un valore totale di mercato superiore ai 211 miliardi di dollari entro il 2025. La risposta alla minaccia dei cybercrime non rappresenta dunque solo una necessità per chiunque abbia una connessione Internet, ma anche un’opportunità per gli investitori. 

L’importanza di un approccio attivo

“Sebbene quello della cybersecurity sia un settore relativamente giovane, esso è già molto complesso e diversificato”, spiega Sandrin. “Per questa ragione LGIM collabora con le migliori società di consulenza industriale in ambito di sicurezza informatica, che ci aiutano a individuare i parametri di riferimento e a selezionare i market leader del segmento”. L’approccio attivo nella scelta degli emittenti, piuttosto che la mera replicazione dell’indice di riferimento, costituisce il tratto distintivo del fondo L&G Cyber Security UCITS ETF. “Abbiamo costruito il portafoglio scegliendo aziende di diverse dimensioni che sono sia infrastructure provider che service provider: facendo ciò abbiamo ridotto la correlazione con gli indici tradizionali e aumentato la diversificazione del fondo”, continua Sandrin. Caratteristica distintiva della gestione attiva in un prodotto passivo è inoltre il “ribilanciamento trimestrale dei titoli, così da rispondere all’elevato dinamismo del settore, che vede le società più piccole spesso soggette a operazioni di fusione e acquisizione. In questo modo, il fondo viene equilibrato in caso di over/under performance delle aziende”, conclude il gestore.

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