Decarbonizzazione: per liberarci dal gas, serve il gas

Il processo di decarbonizzazione vede come protagonista il gas, anche se i recenti avvenimenti geopolitici giocano a sfavore. Ne parliamo con gli esperti di Lazard Asset Management

La strategia di decarbonizzazione di diversi paesi dovrà necessariamente coinvolgere il gas. Ad affermarlo sono gli esperti di Lazard Asset Management. Senza tale combustibile fossile, infatti, “il raggiungimento dello zero netto rappresenterebbe un processo duraturo e complesso, oltre che costoso. Attualmente, infatti, dell’energia totale consumata dalle famiglie in Europa, il gas rappresenta il 60% del potere calorifico”. Una considerazione importante, alla luce della crisi geopolitica in Ucraina, che potrebbe bloccare l’import di gas dalla Russia, principale fornitore del vecchio continente.

Il gas come strumento di transizione

Da un punto di vista pratico, il gas offre una fonte di energia altamente flessibile. Come ricordano gli esperti, infatti, “esso è in grado di rispondere alle fluttuazioni della domanda e può essere prontamente immagazzinato e trasportato. I pannelli solari producono la loro massima quantità di energia nei mesi estivi, quando la domanda di gas per il riscaldamento domestico è più bassa” spiegano da Lazard.
Diversi paesi sembrano averne già compreso il ruolo nella transizione verso la decarbonizzazione. L’Unione europea (Ue) nel dicembre 2021 ha annunciato l’Hydrogen and gas market decarbonisation package, quarta tappa della legislazione Ue in ambito energetico (la prima, nel 2009). Il pacchetto si compone di una direttiva e di un regolamento i cui obiettivi sono: stabilire le condizioni per facilitare un rapido e sostenibile aumento del gas a basse emissioni e rinnovabile; migliorare le condizioni di mercato e aumentare la partecipazione dei consumatori; valutare al meglio le problematiche di sicurezza, così come quelle legate alla catena di fornitura; regolare i prezzi a livello europeo; e ricalibrare la struttura e la composizione degli enti regolatori.
Nel Regno Unito, invece, la Heat and buildings strategy lanciata nell’ottobre 2021 vieterà l’installazione ex novo (così come la sostituzione) delle caldaie a gas a partire dal 2035. Nel paese, infatti, le case con caldaia a gas sono ancora 23 milioni: entro il 2028 sarà quindi necessario sostituirne circa 600 mila l’anno per raggiungere il net zero al 2050.

Un momento storico complicato

I recenti avvenimenti a livello sanitario e geopolitico non giocano, tuttavia, favore della transizione. All’ostacolo dell’aumento del prezzo del gas registrato a seguito della pandemia (a marzo 2022, il future sul gas naturale riporta una variazione annuale pari a circa il 67,01%), se ne aggiunge oggi uno ancora più grande. La guerra scoppiata in Ucraina e le conseguenti sanzioni imposte al Cremlino, infatti, mettono in pericolo la disponibilità di gas in tutto il vecchio continente. Il cancelliere tedesco Scholz, inoltre, ha annunciato il congelamento dell’autorizzazione per l’utilizzo del gasdotto Nord Stream 2, una struttura sottomarina lunga 1.234 km che permetterebbe di portare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia all’Europa. Un cambiamento di rotta radicale rispetto alla strategia tenuta in passato da Angela Merkel e un avvicinamento alla linea dura degli Stati Uniti. In Italia, il governo ha approvato l’eventuale riapertura (in caso di emergenza) delle centrali a carbone.
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