Afghanistan, inflazione, clima: dentro al limbo dei mercati post covid

Afghanistan, Cina, clima, materie prime, inflazione, beni di lusso, consumi e semiconduttori: viviamo in un mondo finanziario multi sfaccettato. Ne parliamo con gli esperti di Lazard Fund Managers

Viviamo in un mondo finanziario multi sfaccettato. Se da un lato la crisi umanitaria dell’Afghanistan ha portato a variazioni minime sui listini, d’altro canto le dinamiche sulla Cina, sia nel bene che nel male, si rivelano portatrici di un effetto a cascata. Ed è solo un esempio. Come mai accade ciò?

Afghanistan e Cina: due reazioni diverse dai mercati

“Diversi fattori hanno influito sulla non risposta del mercato alle dinamiche della crisi afghana” commenta Nicholas Bratt, Lead Portfolio Manager Global Thematic Equity di Lazard Asset Management, in occasione della conferenza Un Caffè con Gramellini – Lazard e i temi del futuro nel corso del Salone del Risparmio 2021. “Il mercato è guidato dal profitto e una crisi umanitaria, su decisione attiva degli Stati Uniti, non influenza il mercato. Diverso è stato per l’11 settembre, quando gli Stati Uniti sono diventati la parte debole”.
Per quanto concerne invece la questione cinese “essa è probabilmente il più importante fattore al mondo, per questioni economiche e politiche. La Cina è il contraltare del capitalismo. È una economia comunista, l’opposto del capitalismo economico. Per preservare il potere del governo, la regolamentazione sta riducendo il potere che ha in mano chi crea innovazione”. Tuttavia, “se Pechino vorrà diventare una grande potenza nel lungo termine, dovrà democratizzarsi”.

Siamo nel secolo cinese o americano? Le due facce

Al momento “c’è una percentuale similare di ricchezza tra Cina e Usa. Per dare qualche cifra, l’1% circa della popolazione di ambedue i Paesi detiene il 60% della ricchezza complessiva della nazione. Ciò che le differenzia è che oggi la tecnologia dà modo alla politica cinese di controllare le sorti di aziende e popolazione”. Alla luce di questo, prosegue l’esperto, “ritengo che sarà ancora un secolo occidentale, e non solo americano. Nonostante il negativismo latente tipico dell’Europa, il Vecchio Continente resta un centro nevralgico di innovazione (ad esempio nello sviluppo e nella diffusione dei vaccini). Misure come il Next Generation Eu (piano europeo da 750 miliardi a supporto delle economie per l’uscita dalla crisi pandemica, ndr) sosterranno il potenziale europeo, ribilanciando alcune delle disparità tra regioni. Sono quindi positivo sul futuro dell’Europa, grazie al suo talento intellettuale. L’Europa, e l’Italia in primis, non è solo un museo, ma un polo innovativo di qualità”.

Materie prime e climate change uniti a stretto giro

Tra le tematiche calde del momento affrontate dal gestore di Lazard Fund Managers anche commodities e sviluppo sostenibile. “Il mondo sta affrontando una delicata fase di carenza di materie prime, dunque chi più è investito nel settore e dipende dalle catene internazionali di approvvigionamento, più avrà vita dura”. Da notare come la crescita di domanda di materie prime non sia solo cinese, ma la Cina (ad esempio, con l’attività di Pechino in Africa sul settore minerario e sull’export dalla regione, ma anche con l’ottimizzazione della produzione interna) ha posto le basi per provare ad affrontare tale crisi di offerta senza troppo dipendere dagli altri. Tra i fattori che determinano lo shortage di offerta, la crescente domanda di materie prime per lo sviluppo sostenibile.
“Nei tre principali poli economici al mondo” commenta a proposito l’esperto “il sole sorge e tramonta a tre orari diversi, ma le tematiche di supporto al cambiamento climatico devono allinearsi. La politica ha capito che il climate change è una faccenda seria e che ha al suo interno delle opportunità”. Ma è un obiettivo che va portato avanti all’unisono, che comporta investimenti e costanza. “Sono ottimista che, di questo passo, nel lungo termine, vedremo una svolta concreta sul tema della sostenibilità”.

Inflazione: e se la soluzione fossero i beni ‘di lusso’?

L’inflazione è un concetto strano, inviso a molti, necessario ad altri. “Per molti anni abbiamo avuto un livello di inflazione costantemente in calo, che tuttavia ha portato ad un abbassamento dei rendimenti sull’obbligazionario. La vera domanda è: abbiamo imparato la lezione del passato? Certo, molto dipenderà da come banche centrali e governi decideranno di rispondere ad un eventuale e repentino rialzo dei prezzi, ma dobbiamo iniziare a pensare a quali aziende potrebbero beneficiare di un eventuale aumento dell’inflazione”. Investendo dove? Ad esempio, in quelle aziende che possono alzare i prezzi dei loro prodotti allo stesso ritmo del rialzo dell’inflazione. O in quelle materie prime atte a proteggere dal rialzo dell’inflazione, in primis il gold. O ancora, il settore del real estate, il cui valore tende a crescere col crescere del livello dei prezzi, e ne contribuisce a sua volta. O infine, beni di lusso o asset di qualità, tra cui orologi, ma anche whisky d’annata e vini pregiati.

Lazard fund managers e i temi in cui investire

In questo nuovo mondo, “la forza dei consumatori è sempre più in quelle aziende che capiscono i bisogni dei consumatori”. Ci sono poi comparti specifici sui quale vale la pena porre l’attenzione.
“I semiconduttori, perché stanno digitalizzando il mondo in ogni comparto, dalla tecnologia ai trasporti: sono il nuovo petrolio. I software, per spingere lo sviluppo e l’ottimizzazione aziendale, che aprono nuovi orizzonti ma pongono di fronte ad un problema generazionale: sul lungo termine i software più performanti andranno a sostituire i lavoratori di oggi. Il fintech e l’introduzione della tecnologia nella finanza, per un nuovo concetto di efficienza”.

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