Settore Pharma: opportunità e rischi della riforma Medicare

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Il nuovo pacchetto di riforme che interessa il sistema sanitario americano è legge. Quali conseguenze per il settore farmaceutico in ottica di investimento? Ne parliamo con gli esperti di Janus Henderson Investors

Nuova sfida per il settore farmaceutico statunitense, che ora dovrà digerire gli effetti della nuova Medicare. Il pacchetto di misure, approvato lo scorso 16 agosto dal Congresso Usa con il nome di “Inflation Reduction Act” e volto a contrastare l’aumento dei prezzi dei medicinali, contiene una serie di disposizioni volto a ridurre i costi dell’assistenza sanitaria per i pazienti ultrasessantacinquenni. “La prospettiva di una riforma dei prezzi dei farmaci negli Stati Uniti incombeva da anni sul settore sanitario e la legge comporta risvolti sia positivi che negativi per il settore farmaceutico”, commenta Andy Acker, gestore di portafoglio di Janus Henderson Investors.

Riforma Medicare, cosa cambia?

Le recenti modifiche apportate al Medicare – il sistema di assicurazione sanitaria federale per gli individui over 65 – sono volte a ridurre le spese mediche per i pazienti attraverso una serie di disposizioni che entreranno gradualmente in vigore tra il 2023 e il 2029. Questi cambiamenti prevedono prezzi dei farmaci calmierati (in particolare quelli da banco e quelli la cui somministrazione richiede il supporto di personale sanitario) epacchetti assicurativi federali tramite sussidi più estesi.

Opportunità per il settore farmaceutico…

Quanto al tetto sul prezzo dei farmaci, “la limitazione delle spese vive dovrebbe ridurre i costi per gli anziani e potrebbe condurre a una maggiore aderenza dei pazienti alle terapie, migliorando i risultati sanitari e potenzialmente aumentando i volumi di vendita delle aziende biofarmaceutiche” commenta Acker. Il Congressional Budget Office (CBO) stima che la limitazione dell’aumento dei prezzi dei medicinali costerà al settore farmaceutico circa 25 miliardi di dollari nel prossimo decennio, pari a meno dello 0,25% del fatturato totale delle aziende che vi operano.

Ma i vantaggi non sono solo quantitativi: le nuove disposizioni, infatti, “potrebbero scoraggiare le aziende che storicamente hanno imposto forti aumenti annuali dei prezzi, contribuendo così a migliorare la reputazione del settore”. Sebbene il costo della negoziazione tra autorità sanitarie e aziende farmaceutiche aumenterà (il Cbo calcola 100 miliardi di dollari di fatturato stimato nei prossimi dieci anni), “le aziende dispongono del tempo necessario per prepararsi, dato che i prezzi negoziati inizieranno a entrare in vigore nel 2026 e il numero dei farmaci il cui prezzo è stato calmierato aumenterà in maniera graduale sino al 2029”.

Per ciò che concerne l’adesione all’assicurazione sanitaria federale, “l’estensione dei sussidi per i piani acquistati tramite gli scambi sanitari sosterrà l’iscrizione all’assistenza gestita e, di conseguenza, favorirà gli assicuratori che operano in questo mercato”.

…e rischi

Una riforma di tale portata tuttavia può portare anche ad alcune conseguenze sfavorevoli per il settore pharma. Secondo l’esperto di Janus Henderson Investors, l’impatto più significativo potrebbe riguardare i farmaci micromolecolari che trattano patologie prevalenti tra gli anziani “perché la maggior parte dei ricavi di questi farmaci tende a concentrarsi nella fase finale del loro ciclo di vita”. Inoltre, le aziende potrebbero trarre incentivo nel posticipare la commercializzazione di farmaci fino al completamento di grandi studi clinici. “Nel complesso le grandi aziende farmaceutiche maggiormente esposte ai farmaci micromolecolari saranno più vulnerabili a questo potenziale aspetto negativo, mentre le società biotecnologiche concentrate sullo sviluppo di farmaci biologici dovrebbero risentirne meno”.

In definitiva, il pacchetto di misure costerà al settore biofarmaceutico meno di 200 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, un ammontare inferiore al 2% delle vendite complessive. “Sebbene l’importo non sia irrilevante, riteniamo che sia gestibile e già ampiamente riflesso nei prezzi delle azioni, che da oltre sei anni sono negoziate con il peso incombente della legislazione sulla determinazione dei prezzi dei farmaci. Riteniamo però anche che la legge sia in gran parte in linea con le aspettative del mercato ed elimini l’eccesso di incertezza che pesava sul settore.” In ultima analisi, conclude l’esperto, una maggiore convenienza dei farmaci è positiva sia per i pazienti che per gli investitori.

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