È facile smettere di investire nel fumo, se sai perché farlo

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Sebbene i rendimenti dell’industria del tabacco siano ancora positivi, una società sempre più attenta alla salute e all’ambiente e un regolatore sempre più severo spingono per un disinvestimento del settore. Ecco cinque motivi per smettere subito

Continuare a fumare nuoce gravemente alla salute: allo stesso modo, continuare ad investire nell’industria del tabacco, aggrava la situazione finanziaria degli investitori. Sebbene infatti il settore abbia storicamente fornito rendimenti interessanti (l’MSCI World Tobacco dal 1999 ad oggi ha reso il +7,1% annuo, superiore al +6,2% del più ampio indice MSCI World), il modello di business è divenuto oggi insostenibile, non fornendo alcun beneficio netto ad una società sempre più orientata verso il rispetto e la promozione di criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG). Nick Sheridan, Portfolio Manager di Janus Henderson Investors, espone cinque motivi per smettere subito di investire nell’industria del fumo.

1) Le nuove generazioni sono più consapevoli riguardo ai rischi per la salute del tabacco e gli interventi normativi si fanno sempre più stringenti

“Una società sempre più attenta alla salute e un regime normativo sempre più rigido ci portano a mettere in discussione il quadro della domanda a lungo termine. Le campagne antifumo, i regolamenti governativi più severi, le tasse più alte, il divieto del tabacco al mentolo/aromatizzato, potenziali limitazioni alla nicotina e le confezioni dissuasive dei prodotti sono sempre più diffuse. Ma non è tutto, poiché molti altri stati nel resto del mondo stanno valutando una regolamentazione simile, inclusi diversi paesi membri dell’Unione Europea”.

2) A differenza di altri ‘settori peccatori’ il tabacco non è necessario né aggiunge qualcosa alla società

Sebbene si possa sostenere che, alla luce del loro ruolo vitale nello schema della transizione energetica, la società non possa semplicemente fare a meno del petrolio o degli idrocarburi, questo non è il caso dei prodotti del tabacco. Questi, infatti, non sono beni essenziali e non contribuiscono alla salute umana o alla crescita o alla stabilità economica. Ciò significa che il progressivo e inevitabile disinvestimento degli investitori sensibili ai criteri ESG agirà come un vento contrario persistente per il settore.

3) Gli sforzi di diversificazione dei prodotti del tabacco non risolvono i problemi legati alla salute e hanno già incontrato lo sfavore dei regolatori.

Nel tentativo di alleggerire il loro impatto sulla salute pubblica, le aziende produttrici di tabacco hanno cercato di introdurre ‘prodotti a rischio ridotto’ come sigarette senza combustion e, il vaping e, più recentemente, il mercato dei cannabinoidi. “Le implicazioni complete per la salute di questi prodotti tuttavia richiederanno probabilmente svariati decenni per essere sufficientemente comprese. Nel frattempo, molti paesi hanno già iniziato a vietarne o limitarne l’utilizzo, alla luce delle conseguenze indesiderate di questi prodotto, ad esempio come la diffusione del vaping tra i giovani”.

4) Il ciclo produttivo del tabacco non è ecosostenibile, soprattutto dal punto di vista della deforestazione e dell’uso intensivo di acqua

Tutti conosciamo gli effetti dannosi del fumo sulla salute, eppure quelli che incidono negativamente sull’ambiente sono decisamente meno noti. Ciònonostante gli impatti dell’industria del tabacco sono rilevanti: “il settore contribuisce alla deforestazione, abbattendo 600 milioni di alberi all’anno, ed è particolarmente ad alta intensità idrica: ogni sigaretta consuma 3,7 litri d’acqua durante il suo ciclo di vita, soprattutto per via del processo di coltivazione. Questo considerevole utilizzo di acqua è particolarmente preoccupante se si considerano le crescenti preoccupazioni riguardo la sua scarsità e gli effetti del surriscaldamento globale”.

5) La gestione dei rifiuti derivanti dai prodotti sostitutivi delle sigarette costituiscono una minaccia per l’ambiente

Il passaggio dai prodotti combustibili ai prodotti di nuova generazione (NGP), come i vapes e le sigarette elettroniche, comporta infatti la creazione di rifiuti fisici come plastica e batterie. “Per esempio, la batteria di un vape è di dimensioni paragonabili a quelle di un iPhone 13 Pro Max. Ancora, Lo smaltimento di questi rifiuti rappresenta una sfida importante per l’ambiente. “Sebbene le informazioni fornite dalle compagnie produttrici riguardanti i programmi di riciclaggio siano spesso state lacunose in passato, i governi stanno ora facendo sempre più pressione sulle aziende del tabacco affinché assumano maggiori responsabilità nella gestione dei rifiuti”.

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