Il futuro del biotech, tra innovazione e finanziamenti

Nonostante la contrazione dei primi mesi del 2022, i driver di crescita di lungo periodo del comparto biotech non sono stati compromessi. Ce ne parlano gli esperti di Janus Henderson Investors

Progressi scientifici e solidi finanziamenti saranno due dei fattori chiave a spingere il volume delle vendite del settore biotech con un tasso di crescita annuo composto (Cagr) del 9% fino al 2026. Secondo i dati di Cowen & Company, infatti, le 65 società più rappresentative del comparto potrebbero superare i 150 miliardi di dollari di ricavi. “Nonostante il settore abbia registrato il drawdown più profondo e lungo mai subito, sembra più forte che mai grazie all’accelerazione dell’innovazione e al recupero delle valutazioni” afferma Andy Acker, Cfa e portfolio manager di Janus Henderson Investors.

Biotech: un passato tumultuoso…

“I mercati azionari globali sono in una fase di arretramento dall’inizio del 2022, ma il settore biotech sta subendo vendite da un periodo molto più lungo” sostiene Acker. L’ETF SPDR® S&P® Biotech (XBI), tra gli indici di riferimento del comparto biotech, ha infatti registrato un crollo del 36% da inizio anno a fine aprile 2022. A spingere la crisi del settore è stata in primo luogo l’euforia dei mercati nei confronti delle numerose offerte pubbliche iniziali (Ipo), spinta dalla forte reazione del comparto al Covid-2019 e dalle massicce iniezioni di liquidità delle principali banche centrali nel biennio 2020-2021. In secondo luogo, l’assenza di un commissario esecutivo alla guida della Food and drug administration (Fda) tra fine gennaio 2021 e metà febbraio 2022 ha rallentato il processo di sperimentazione e regolamentazione dei farmaci negli Usa. Più recentemente, infine, a incidere negativamente è stata la possibilità che il rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve penalizzasse le valutazioni degli asset a lunga duration, incrementando così la volatilità nel breve.

…ma un futuro più roseo

Nonostante le difficoltà del passato recente, il sell-off scontato dai titoli biotech non ha arrestato le operazioni di ricerca e sviluppo delle aziende. “Oltre il 50% dei nuovi farmaci approvati dalla Fda nel 2021 opera con meccanismi di azione diversi dalle terapie esistenti sul mercato” spiega Acker. “Allo stesso modo, quasi tre quarti di questi si sono avvalsi di una o più procedure accelerate di sviluppo e revisione, utilizzabili nel caso di medicinali che hanno il potenziale di migliorare significativamente lo standard delle cure mediche. Infine, oltre 6000 nuovi farmaci sono al momento in fase di sviluppo in tutto il mondo, secondo l’Institute for Human Data Science di IQVIA”.
Anche i finanziamenti sono stati ingenti. “Il comparto biotech e quello farmaceutico hanno registrato operazioni di venture capital per 27 miliardi di dollari nel 2020 e per 38 miliardi nel 2021” prosegue Acker. “Nel 2021, le large-cap biofarmaceutiche hanno a loro volta speso in ricerca e sviluppo la cifra record di 133 miliardi di dollari, con un incremento del 44% rispetto al 2016”. In generale, “sul fronte ricerca e sviluppo le small e mid-cap biotecnologiche sono le società che più contribuiscono ai nuovi processi di innovazione, mentre le aziende large-cap dovranno far fronte all’imminente scadenza dei brevetti di molti dei farmaci più venduti”.

Biotech, prospettive di ripresa

Alla luce di queste analisi, “prevediamo aumento dei fatturati a un Cagr del 9% dal 2020 al 2026, grazie alla crescente domanda sanitaria e della stabilità dei prezzi farmaceutici, in particolare grazie al numero sempre maggiore di medicine che stanno rivoluzionando gli standard terapeutici”. Nel breve termine “le aziende che presentano utili o ricavi significativi, multipli inferiori e/o e con una pipeline in rapido sviluppo potrebbero trovarsi in una posizione migliore rispetto alle imprese in fase iniziale e meno liquide. Infine, anche i bilanci solidi possono contribuire a sostenere le valutazioni”. Quanto al lungo periodo, conclude Acker “rimaniamo comunque più ottimisti che mai in merito al potenziale di crescita del settore e crediamo che il drawdown attuale, come i molti che l’hanno preceduto, sia destinato a cedere il passo a una ripresa”.

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