Azionario Usa, buone notizie grazie alla transizione energetica

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Il governo degli Stati Uniti ha stanziato 370 miliardi di dollari per accelerare il cammino della loro economia verso fonti di energia rinnovabili. A guadagnarne, oltre che il pianeta, saranno i mercati azionari

In un momento di crisi dei mercati azionari, la lotta al climate change e la transizione verso fonti energetiche rinnovabili potrebbero dare un nuovo stimolo all’equity. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha infatti recentemente firmato l’Inflation reduction act (Ira), che tra le diverse misure volte a contrastare l’inflazione prevede anche un investimento di circa 370 miliardi di dollari in politiche climatiche ed energetiche. Questo importante atto legislativo è volto a produrre effetti positivi e concreti per la transizione dell’economia americana verso fonti energetiche rinnovabili, contribuendo allo stesso tempo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione a livello globale. Ne parliamo con Tal Lomnitzer, CFA Senior Investment Manager di Janus Henderson Investors.

La transizione energetica negli Usa: una fotografia

L’Ira è l’ultimo tassello nel quadro normativo statunitense in materia di transizione energetica e decarbonizzazione ed è volto a potenziare lo sviluppo della catena di produzione e distribuzione di energia pulita negli Usa. Secondo Lomnitzer “con l’approvazione dell’Ira gli Stati Uniti hanno reso chiara la necessità di investire in forme di energia rinnovabili e a basso costo, sia per ridurre l’inflazione, sia per rendere sicuro l’approvvigionamento energetico, investendo nelle fonti energetiche nazionali e riducendo la dipendenza dall’estero, in particolare da Cina e Russia”. Negli Usa, infatti, tra il 2007 e il 2022 il passaggio alle fonti rinnovabili ha abbattuto di quasi il 20% le emissioni di carbonio (e questo nonostante i 4 anni di amministrazione Trump, favorevole all’utilizzo dei combustibili fossili). Questo trend positivo, spiega il gestore, è dovuto al fatto che l’economia e gli interessi tutti gli stakeholder coinvolti – governo, stati, imprese e cittadini – tendono tutti verso una riduzione delle emissioni di co2.

Inflation Reduction Act: cosa fa…

Tra i settori che godranno maggiormente degli effetti dell’Ira vi è quello delle materie prime. L’elettrificazione delle reti energetiche, la produzione di batterie per i veicoli elettrici (entro il 2030 l’amministrazione Usa intende portare le vendite di auto a essere il 50% del totale) e la progressiva adozione di tecnologie per l’efficientamento energetico degli immobili (ad esempio isolanti verdi e fibra di cellulosa) richiederanno ingenti quantitativi di rame, litio, cobalto e nichel, con effetti positivi per le aziende estrattive e di distribuzione.

Ma l’Ira non si limita al mero stanziamento di fondi. Un importante componente della nuova legge riguarda infatti gli incentivi fiscali, per i quali la riforma “introduce la certezza del credito d’imposta sull’adozione di energie rinnovabili, per un periodo di tempo notevolmente maggiore rispetto al passato. Fino ad oggi, infatti, i crediti erano soggetti a scadenze brevi e tali erano ana i periodi di rinnovo ad essi accordati, ad esempio qualche anno” spiega Lomnitzer, secondo cui “la maggiore chiarezza è destinata a stimolare e accelerare gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili”.
Ma non è tutto. Secondo le disposizioni dell’Ira, infatti, gli incentivi fiscali sotto forma di credito d’imposta si applicheranno d’ora in avanti anche alla produzione di altre fonti di energia rinnovabile, tra le quali il fotovoltaico e l’idrogeno.

…e cosa ancora occorrerà fare

Sebbene l’Ira non possa che essere visto come un passo nella giusta direzione, il gestore di Janus Henderson Investors ritiene vi siano ancora spazi di miglioramento. In primo luogo per quanto concerne le modalità d’accesso ai crediti d’imposta, che risultano particolarmente severe e che risultano applicabili all’acquisto di batterie per veicoli elettici unicamente prodotte in Nordamerica o in paesi con i quali gli Usa hanno stretto un accordo di libero scambio. In secondo luogo, perché “il disegno di legge non affronta le questioni a livello locale che riguardano l’impiego di energie rinnovabili, come ad esempio i regolamenti edilizi, la pianificazione e i fattori economici e ambientali. Un pacchetto di norme attuative potrebbe affrontare le sfide principali legate al sostegno alla produzione di energie rinnovabili” sottolinea Lomintzer.
Infine, la legge non detta nulla a proposito dell’occupazione e utilizzo dei terreni, risorsa cruciale per lo sviluppo dell’energia eolica e solare.

In conclusione

L’Ira è stata concepita per garantire che le politiche americane sulla transizione energetica facciano progressi più rapidi e concreti verso la decarbonizzazione, così come quanto fatto dall’Unione Europea con il programma RePowerEu e dalla Cina con il suo 14°Piano quinquennale. “Questo contesto – conclude Lomnitzer – evidenzia come le ragioni alla base di un investimento azionario a lungo termine non siano mai state più forti. Continuiamo a vedere un’ampia gamma di opportunità interessanti all’interno di un settore che sta fornendo input e compiendo i progressi tecnologici necessari per un mondo più sostenibile”.

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