Acciaio carbon free, la storia rivoluzionaria che arriva dalla Svezia

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L’industria siderurgica è chiamata a ridurre le emissioni di CO2 per rispondere alla crisi climatica globale. Una storia di innovazione dalla Svezia ci anticipa quale potrebbe essere la prossima evoluzione in questo settore

Nella terra dove il sole non tramonta mai per tutta la stagione estiva, la Svezia, sta invece tramontando l’industria dell’acciaio, almeno per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi.

Si tratta di un settore che produce circa il 7% delle emissioni globali di CO2, a causa del carbon coke impiegato per la produzione nelle fornaci, secondo le Nazioni Unite. Un forte impatto in termini di inquinamento, che invita a cercare delle alternative o soluzioni per il futuro climatico. Questo è l’obiettivo di HYBRIT, il progetto made in Svezia che coinvolge l’acciaieria SSAB, l’azienda Vattenfall, specializzata in rinnovabili, e LKAB, produttrice di minerale ferroso di alta qualità. L’ambizione è quella di sviluppare il primo acciaio “fossil free”, riducendo le emissioni di anidride carbonica del 10%. Non si tratta di un piccolo cambiamento, anzi. Significherebbe diminuire di un terzo le emissioni totali dell’intera Svezia. Una storia che potrebbe essere di esempio a livello globale.

A raccontarla è Tal Lomnitzer, senior investment manager di Janus Henderson Investors, che ha avuto l’opportunità di vedere in prima persona a Luleå, sede della SSAB, come questo progetto si stia sviluppando, per capire come e se è veramente possibile produrre un acciaio che sia verde e carbon free. Se solitamente “si parte da pellet di minerale ferroso di alta qualità e questo viene poi scaldato insieme al carbon coke, così da eliminare l’ossigeno e rimanere solo con ferro fuso puro e anidride carbonica, […] in questa azienda il carbone da coke è sostituito con l’idrogeno”, spiega Lomnitzer. Ma cosa comporta questo cambiamento? La quantità di acciaio prodotta è la stessa, ma la rivoluzione sta nel sottoprodotto, perché invece che essere CO2, sarà solamente H2O, che non ha alcun impatto sull’ambiente.

Per poter definire il prodotto davvero verde, però manca ancora uno step. Infatti è fondamentale che l’idrogeno utilizzato sia green, ovvero creato attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili. La zona più a nord della Svezia offre, sottolinea Lomnitzer, una soluzione anche a questo: “avendo a disposizione 20 terawatt all’ora di energia elettrica rinnovabile in eccesso, che basta (e avanza) a creare l’idrogeno utile per alimentare il processo”.

Questo nuovo tipo di produzione, oltre a rappresentare una soluzione nell’immediato, tagliando le emissioni di CO2, ha grandi potenzialità anche nel lungo termine, secondo l’esperto di Janus Henderson Investors. Perché in un futuro che prevede la costruzione di impianti eolici e solari e infrastrutture di rete che dovranno alimentare il processo di decarbonizzazione ed elettrificazione, ci sarà sempre più richiesta di acciaio e se quello a disposizione sarà verde, senza dubbio sarà un modo in più per supportare l’ambiente.

“Finalmente abbiamo i mezzi – conclude Lomnitzer – Si è visto infatti come l’acciaio possa essere prodotto in un modo diverso, avendo un impatto ambientale minimo. È molto emozionante, è come affacciarsi a una nuova impresa che sta nascendo”.

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