Sostenere le donne non è un’opzione, ma un imperativo economico

Sostenere le donne non è più un’opzione, ma un imperativo economico, commentano da Goldman Sachs Asset Management. In quale direzione si sta muovendo l’economia?

Stando al report “The State of Women-Owned Business” del 2019 redatto da American Express, tra il 2014 e il 2019, il numero di imprese avviate da donne negli Stati Uniti è aumentato del 21%, raggiungendo quasi i 13 milioni. Nello stesso lasso di tempo, l’occupazione in queste realtà è cresciuta dell’8%, mentre i ricavi sono aumentati del 21%.
L’imprenditoria femminile è dunque in costante crescita, a dimostrazione di come le donne pesino in maniera crescente sull’economia globale. Un trend noto anche come “Womenomics”, il peso dell’economia al femminile, termine coniato per la prima volta nel 1999 dal team Japanese Portfolio di Goldman Sachs Global Investment Research (GIR).
Tuttavia, sono ancora molte le barriere di genere che tracciano un netto confine tra donne e uomini. Secondo il Rapporto sull’imprenditoria femminile del 2019 del Global Entrepreneurship Monitor, solo il 43,4% delle donne riporta di essere in grado di dar vita ad una nuova attività, un divario di fiducia del 12,2% rispetto agli uomini.
La pandemia da Covid-19 non ha fatto che accentuare molte delle sfide che le donne stavano già affrontando. Quali i principali ostacoli derivanti dalla crisi pandemica con cui hanno dovuto confrontarsi?

Le sfide chiave affrontate dalle donne durante la crisi

“I settori in cui le donne lavorano in misura maggiore, ovvero attività ricreative, servizi e commercio, sono stati tra i più colpiti dalla pandemia e la riduzione delle riserve di capitale ha amplificato il divario in termini di finanziamenti concessi” commenta Candice Tse, Managing Director, Head of US Market Strategy del team Strategic Advisory Solutions di Goldman Sachs Asset Management.
“Intervistando le partecipanti dei programmi Goldman Sachs 10.000 Women e 10.000 Small Business, abbiamo scoperto che sono state tutte profondamente colpite dal Covid-19, come il resto del mondo” afferma Tse, evidenziando sia gli ostacoli intercorsi, che la capacità di reagire di fronte alle difficoltà.

Womenomics: ostacoli e capacità di reazione

La sfida più significativa è stata quella finanziaria, con circa il 60% delle intervistate che ha registrato riduzioni a livello di entrate.
Al secondo posto, con il 43% dei consensi, la necessità di conciliare il lavoro con gli impegni familiari e di assistenza ai propri cari: “Molte imprenditrici hanno dovuto ripartire il loro tempo, la loro energia e la loro attenzione tra tutti questi diversi impegni” spiega l’esperta.
Infine, il 34% delle partecipanti ha rivelato una minor fiducia nel tessuto economico rispetto ai livelli pre-pandemia, segnale negativo per quanto riguarda il potenziale di crescita.
C’è però anche un rovescio della medaglia. Il 70% delle intervistate ha infatti modificato il proprio modello di business per meglio adattarsi al periodo di crisi e dimostarsi più resiliente alle possibili crisi che verranno. Il 78% di queste è rimasto comunque ottimista sulle prospettive commerciali future. Inoltre, complessivamente, l’86% delle imprenditrici intervistate risulta essere ancora in attività.

Womenomics non è più un’opzione

L’evidenza, concludono da GS, è dunque chiara: “Le donne sono resilienti e sono grandi leader. Tuttavia, affinché possano progredire, non dobbiamo lasciare che la pandemia annulli decenni di passi in avanti verso l’equità economica di genere. Sostenere le donne non è più un’ opzione, è un imperativo economico e commerciale”.

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