Macro e mercati: da Goldman Sachs, la view per il 2022 in 10 punti

Gli esperti di Goldman Sachs Asset Management riassumono in 10 punti la view per il prossimo anno

Dopo un 2021 movimentato per i mercati dei capitali, che ha visto l’inizio di una transizione da una ripresa basata sui vaccini e alimentata dalle politiche monetarie e fiscali a un’espansione maggiormente trainata dai fondamentali, le aspettative per il 2022 dovrebbero supportare uno scenario macro favorevole. Ad affermarlo sono gli esperti di Goldman Sachs Asset Management, che hanno riassunto in 10 punti la view per il prossimo anno.

Da Goldman Sachs Asset Management, il 2022 dei mercati in 10 punti

1. Crescita economica

Tenendo conto che “la fase di ripresa più rapida è stata superata”, secondo gli esperti il ritmo della crescita globale potrebbe subire un parziale rallentamento nel 2022, con un Prodotto interno lordo (Pil) che dovrebbe crescere del 4,5% . Un dato inferiore alle stime di ottobre del Fondo monetario internazionale (Fmi), che riportano una variazione del Pil globale del 4,9%, ma comunque indice di una crescita robusta, superiore di oltre un punto percentuale al potenziale di lungo periodo. “Prevediamo che l’espansione sarà più solida nel primo semestre, grazie al miglioramento delle condizioni pandemiche, alla riapertura delle economie, ai consumi repressi e alla ricostituzione delle scorte”. Mentre la maggior parte delle economie rimarrà al di sopra della tendenza nel 2022, puntualizzano gli esperti, “Cina e Brasile saranno più lente per ragioni direttamente riconducibili a fattori specifici”. Nel caso di specie, rispettivamente, le conseguenze legate al giro di vite sulla regolamentazione imposta da Pechino e il cambio di leadership politica.

2. Inflazione

Gli esperti confidano in una diminuzione significativa dell’inflazione, “anche se è improbabile che le pressioni sui prezzi si esauriscano rapidamente”. Le stime parlano di una possibile diminuzione dell’US Core inflation rate (che misura la variazione nei prezzi di beni e servizi, esclusi quelli del settore alimentare ed energetico) dal 4,4% del 2021 al 2,4% il prossimo anno. Gli esperti ipotizzano una diminuzione dell’inflazione anche nell’area Euro e nel Regno Unito (UK), mentre Giappone e Cina potrebbero sperimentare un rialzo. Nonostante siano già visibili primi segnali di sollievo per la logistica, “le pressioni più persistenti su costi abitativi, salari e materie prime dovrebbero essere sufficienti a sostenere livelli tendenziali superiori e suscitare risposte in termini di politica monetaria”.

3. Politica monetaria

Dopo due anni di politiche monetarie accomodanti portate avanti in modo sincrono dalle maggiori economie al mondo per far fronte alla pandemia da coronavirus, i principali istituti stanno avviando programmi di rientro progressivo dalle misure di stimolo. Ad aprire le danze, nel 2021, è stata la Norges Bank norvegese (prima ad alzare il costo del denaro tra le economie sviluppate), seguita da Nuova Zelanda, Canada e UK (quest’ultima, con un rialzo dei tassi di 15 punti base annunciato inaspettatamente a dicembre). Gli esperti prevedono che entro il 2022 anche la Federal Reserve (Fed) statunitense aumenterà i tassi (come peraltro ventilato nel meeting di politica monetaria di dicembre dal governatore Jerome Powell che prevede un triplice aumento nel 2022), mentre la Reserve Bank of Australia (Rba) e la Banca Centrale Europea (Bce) rimarranno in attesa, secondo gli esperti, rispettivamente fino al quarto trimestre 2023 e al terzo trimestre 2024.

4. Quadro geopolitico

Le elezioni presidenziali in Francia e Brasile, rispettivamente nell’aprile e nell’ottobre 2022, potrebbero portare a cambiamenti di politica di governo e instabilità sui mercati, mentre le elezioni di medio termine negli Stati Uniti (attese a novembre 2022) potrebbero causare blocchi politici. Storicamente, ricordano da GS, con le elezioni di metà mandato, il partito di opposizione nel Congresso statunitense ha ottenuto un numero superiore di seggi. Un cambio dei pesi all’interno del Congresso “limiterebbe la capacità dell’amministrazione Biden di raggiungere obiettivi importanti nella seconda parte del suo mandato”, commentano gli esperti.

5. Azioni dei mercati sviluppati

Restando sui Paesi sviluppati, secondo gli esperti, è probabile che i mercati azionari continuino a muoversi al rialzo nel 2022, sostenuti da tassi di interesse reali negativi, un elevato premio al rischio azionario e dalla ricerca da parte degli investitori di rendimenti reali positivi. “A lungo termine, ci aspettiamo un mercato più piatto (letteralmente, flat, ndr)” spiegano, “con rendimenti aggregati più contenuti, un intervallo di volatilità più ampio e minori divergenze a livello regionale”. Complessivamente, proseguono, “i differenziali in termini di utili e rendimenti sui mercati non statunitensi tenderanno probabilmente a ridursi”, fattore che potrebbe valorizzare un tipo di analisi condotta per singola realtà di investimento.

6. Azioni dei mercati emergenti

Il miglioramento del contesto macroeconomico globale, unito alla costante ricerca di rendimento da parte degli investitori sul mercato, dovrebbero incentivare anche i flussi verso i mercati emergenti. I rendimenti delle diverse aree geografiche potrebbero però risultare molto disparati e riflettere la sensibilità del mercato a molteplici fattori. Tra questi: il contesto macroeconomico e politico cinese, l’evoluzione e la gestione della crisi da Covid-19 e al mercato delle materie prime. In questa situazione, “La selettività rimarrà fondamentale”.

7. Tassi

In corso d’anno le banche centrali, Fed in primis, hanno cambiato la loro argomentazione di fondo: da transitoria, l’inflazione è stata additata come persistente, destinata a sortire effetti più a lungo. In quest’ottica, “per il 2022 ci aspettiamo rendimenti negativi dai titoli con duration più elevata in molte regioni”. Un’inflazione transitoria pone in media minori pressioni sul mercato obbligazionario e tende a fare scendere meno il prezzo complessivo del comparto.

8. Credito

Un modesto allargamento degli spread, rendimenti inferiori e una maggiore dispersione dei rendimenti sui mercati del credito sono i trend prospettati dagli esperti per un 2022 complesso sul mercato dei bond. Tali dinamiche potrebbero essere causate dai margini di valutazione ridotti e da fattori di propensione al rischio più deboli sul comparto obbligazionario. “Nonostante i margini di compressione limitati” aggiungono da GS “riteniamo che le strategie di carry (che sfruttano le discrepanze tra tassi di interesse e consentono di prendere in prestito a un tasso inferiore, utilizzando tale finanziamento per investire in attività che rendono un tasso più elevato, ndr) rimangano fondamentalmente intatte”.

9. Valute

A chiusura di un 2021 decisamente positivo per il dollaro americano (l’indice del dollaro quotato al Nyse ha segnato tra gennaio e novembre 2021 una variazione pari circa al +6,8%), il biglietto verde appare oggi “vulnerabile alle valutazioni elevate, ai rendimenti competitivi sui mercati esteri, alle nuove pressioni legate al suo ruolo globale e al sentiment ciclico”. Nel 2022, il mercato valutario potrebbe registrare tendenze più eterogenee, quale riflesso della diversa sensibilità delle valute alle mosse delle banche centrali, alla riapertura delle economie e all’andamento dei prezzi delle materie prime.

10. Materie prime

Infine, il mercato delle materie prime. “Le tensioni sul mercato delle commodity sono strutturali, e rispecchiano anni di sotto-investimenti” spiegano da GS Asset Management. A differenza dei colli di bottiglia e delle strozzature dell’offerta verificatisi in altri comparti, il problema della carenza di investimenti nelle materie prime potrebbe non solo non risolversi facilmente, ma piuttosto amplificarsi alla luce degli obiettivi delle politiche ambientali e sociali a lungo termine.

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