Infrastrutture, offrono ancora un tetto per ripararsi dall’inflazione?

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Le infrastrutture sono tradizionalmente considerate un buon riparo contro l’elevata inflazione. Ma questa capacità di protezione rimane valida anche oggi? Le valutazioni da fare secondo Goldman Sachs Asset Management

In un contesto di elevata inflazione è caccia aperta alle strategie che possano proteggere il portafoglio. Una delle più tradizionali è quella offerta dalle infrastrutture, grazie alla loro bassa correlazione con i mercati finanziari e la loro relativa stabilità dei rendimenti. Ma oggi è ancora così? Se l’è domandato Goldman Sachs Asset Management che ha messo sotto la lente questo mercato per capire se effettivamente possa offrire una buona copertura ai portafogli di investimento, anche in uno scenario caratterizzato da un’elevata inflazione e tassi in rialzo.

L’impatto del rialzo tassi sulle infrastrutture

La prima valutazione da fare riguarda il progressivo rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, diventato sempre più aggressivo proprio per contrastare l’elevata inflazione. Nell’ultima riunione, quella dello scorso 8 settembre, la Bce ha aumentato il costo del denaro di ben 75 punti base, il maggior rialzo da quando esiste la moneta unica, confermando la sua lotta contro un’inflazione record nell’Eurozona (al 9,1% ad agosto). Ebbene, c’è da chiedersi se questo sostenuto rialzo dei tassi di interesse, che rende mutui e finanziamenti più onerosi sia per le famiglie che per le imprese, possa impattare sul mercato delle infrastrutture e, quindi, possa influenzare le valutazioni delle società. Secondo Goldman Sachs Asset Management, il rialzo dei tassi di interesse, portando all’aumento del costo del capitale per gli investitori, porterebbe ad una riduzione del prezzo di alcuni asset; tuttavia, secondi gli esperti “il livello minimo delle valutazioni rimarrà probabilmente elevato”. Il motivo principale è l’aumento significativo del livello di capitale che circola nel mercato. Inoltre, “riteniamo che le strategie a più alto rendimento e a valore aggiunto siano meno sensibili agli aumenti dei tassi d’interesse”, afferma David Walsh, managing director di Goldman Sachs Asset Management.

Le infrastrutture forniranno riparo contro l’inflazione?

Chiarito questo aspetto sul fronte delle valutazioni, si arriva alla domanda clou, la cui risposta è però decisamente più complessa, visto che gli “asset infrastrutturali” non sono una classe omogenea con un potere di protezione universale. In media sono meno sensibili all’inflazione e, in molti contesti, potrebbero registrare una performance superiore a quella di altri asset focalizzati sulla crescita e dimostreranno la resilienza e la protezione dall’inflazione che ci si aspettano.

Tuttavia l’entità di questa copertura può variare notevolmente in base alla struttura dei prezzi e al costo dei fattori di produzione”, precisa Walsh. Quindi, nonostante le infrastrutture risultino in media meno sensibili all’inflazione, è necessario che gli investitori prestino particolare attenzione ai differenti business. Basti pensare alle strade a pedaggio o ai sistemi ferroviari che possono trasferire abbastanza agevolmente l’aumento dei costi sull’utente finale, o al contrario quelle società che invece subiscono maggiormente l’aumento dei prezzi dell’energia o i costi della forza lavoro. “L’aumento dell’inflazione potrebbe favorire le attività infrastrutturali con prezzi legati all’inflazione, domanda anelastica e una struttura dei costi stabili, mentre potrebbe colpire quelli che non possiedono tali caratteristiche” conclude Walsh. Insomma, l’inflazione alta continuerà a fornire opportunità ma anche sfide per l’investimento in infrastrutture.


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