Goldman Sachs, idee di investimento 2022: le opportunità dell’azionario statunitense

In questo terzo approfondimento tratto dalle Investment Ideas 2022 di Goldman Sachs sulle principali opportunità di investimento identificate per il 2022, parliamo della vasta gamma di possibilità offerte dai mercati azionari al di fuori degli Stati Uniti.

Le azioni non statunitensi, come quelle dei mercati emergenti, europee e giapponesi, possono essere viste come complementari alle loro omologhe a stelle e strisce. L’indice S&P500 si è apprezzato del 28% nel 2021; i rendimenti annualizzati registrati negli ultimi 10 anni sono più del doppio di quelli dell’indice Msci Europe e il triplo di quelli dell’indice Msci Emerging Markets. “Crediamo che le azioni statunitensi possano ancora generare solidi rendimenti”, spiegano gli esperti di Goldman Sachs, “ma il profilo di rischio e rendimento suggerisce di diversificare su altre regioni”. Non solo: in questa ottica, secondo gli esperti di GS, l’investitore dovrebbe prendere in considerazione anche “strategie tematiche globali e sottoclassi di attivi, come ad esempio le small cap”.

Tre ragioni guardare oltre il mercato USA

Gli esperti hanno individuato tre ragioni principali per cui gli investitori, nelle loro strategie di portafoglio, dovrebbero prendere in considerazione altre opzioni oltre ai titoli azionari statunitensi.

In primo luogo, le azioni Usa presentano due particolari vulnerabilità. Innanzitutto, riportano valutazioni elevate sia rispetto alle medie storiche, sia in confronto ad altre aree geografiche: infatti, l’S&P 500 quota a premio rispetto al resto del mondo, anche se corretto per il maggior peso dei settori con le valutazioni più alte come il tech. Inoltre, il mercato azionario Usa risulta “particolarmente concentrato”: il 20% circa della capitalizzazione di mercato dell’indice S&P500 è rappresentato da soli 5 titoli, “con una conseguente sovra esposizione degli investitori a queste società, alcune delle quali potrebbero essere soggette a una maggiore regolamentazione e a un aumento delle imposte”, sottolineano da GS.

In secondo luogo, alcuni dei principali driver della recente “sovraperformance” registrata dalle azioni statunitensi potrebbero indebolirsi in futuro. Il mercato azionario statunitense, infatti, ha beneficiato negli ultimi 10 anni della crescita e delle straordinarie performance registrate dal settore tecnologico. Data la progressiva diffusione dell’innovazione tecnologica in tutto il mondo e in tutti i settori, le previsioni degli esperti sugli utili statunitensi per i prossimi due anni appaiono più allineate con quelle relative agli altri mercati. In aggiunta, la crescita delle società e del mercato azionario Usa è stata sostenuta nell’ultimo decennio da un contesto di tassi di interesse ai minimi storici. L’aumento dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed) è però ora imminente e, da previsioni Fed, attesa a partire dal marzo 2022.

Infine, concludono gli esperti, in un contesto di rendimenti più esigui dove l’alpha riveste un’importanza crescente, limitarsi agli investimenti nel mercato statunitense potrebbe rivelarsi una scelta non ottimale. Questo, nonostante i titoli statunitensi possano ancora offrire agli investitori un’esposizione ai trend di crescita strutturale e a società posizionate per beneficiare dell’aumento dell’inflazione.

Due linee guida per i portafogli

Due sono le idee di investimento fornite dagli esperti alla luce dello scenario appena delineato.

Innanzitutto, le strategie tematiche globali (e non più le tradizionali classificazioni per aree geografiche, capitalizzazione di mercato o settori). Innovazione, sostenibilità e mutamento dei trend di consumo sono i temi che potrebbero trainare la crescita secolare, e portafogli tematici di questo tipo potrebbero beneficiarne traendo vantaggio dalle opportunità di generare alpha, per massimizzare i rendimenti.

Su altro fronte, l’attenzione viene rivolta alle azioni dei mercati emergenti, europee e giapponesi, che, come ricordano gli esperti, “attualmente presentano valutazioni più basse a fronte di livelli potenzialmente simili di crescita degli utili”. Nel primo caso, i mercati emergenti sono particolarmente esposti ai trend di crescita strutturale, come l’aumento dei consumi dei Millennials (gli esperti prevedono che nel corso del prossimo decennio i Millennials cinesi supereranno quelli statunitensi in termini di reddito aggregato), e presentano un’esposizione significativa alle materie prime (aspetto rilevante in un contesto inflazionistico come quello attuale). Con riguardo al secondo caso, gli esperti aggiungono inoltre che, “rispetto all’S&P500, l’indice Msci Europe è caratterizzato da un’esposizione ciclica, ha offerto dividend yield più elevati e comprende molte società leader nell’investimento sostenibile: 8 delle 10 principali aziende operanti nel settore dell’energia pulita hanno sedi in Europa”. Infine, anche in Giappone le valutazioni e la crescita degli utili appaiono interessanti nel contesto di ripresa dalla crisi pandemica, mentre negli Stati Uniti le potenziali opportunità potrebbero riguardare il segmento small cap.

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