Gli effetti di secondo ordine delle incertezze geopolitiche

La guerra in corso in Ucraina e le conseguenti tensioni geopolitiche stanno contribuendo a ridisegnare gli equilibri commerciali e politici a livello globale generando opportunità per gli investitori attivi. La view degli esperti di Goldman Sachs Asset Management

“Le tensioni geopolitiche aggiungono anche nuove sfide ed incertezze a un mondo che già cammina sulla linea sottile tra crescita e inflazione”, affermano gli esperti di Goldman Sachs Asset Management. “Dal punto di vista degli investitori, la maggiore dispersione e i nuovi equilibri economici e politici offrono opportunità per una gestione attiva”.

Gli effetti, anche di secondo ordine, delle ricadute geopolitiche potrebbero non svanire nel breve termine, con l’eventualità di innescare una recessione in Europa (e potenzialmente anche negli Stati Uniti). “Una fase di rallentamento dell’economia indotta dalle decisioni di politica monetaria potrebbe rappresentare una minaccia significativa per gli attivi maggiormente esposti al rischio”, sottolineano gli esperti, che ricordano come dopo l’inizio dell’invasione russa del 24 febbraio, l’indice Standard & Poor’s 500 sia scivolato nella sua prima correzione da quasi due anni. Inoltre, i rendimenti sono diminuiti drasticamente prima di rimbalzare, le curve dei rendimenti si sono appiattite e la volatilità dei tassi di interesse, misurata dall’indice Move, ha superato i livelli elevati raggiunti all’inizio della pandemia di Covid-19.
Le sanzioni alla Russia e le nuove strozzature nelle catene di approvvigionamento hanno contribuito a un aumento dei prezzi del petrolio e di altre fonti energetiche, dei metalli e delle materie prime agricole. “È probabile che tutto ciò porterà a importanti disparità economiche a livello regionale e di singoli paesi che potrebbero condurre a differenze in termini di tassi di crescita e di inflazione”, spiegano gli esperti. “Tra le aree a rischio, l’Europa è in cima alla lista, data la sua dipendenza sul fronte energetico e da altre materie prime russe. Prevediamo che il rincaro della “bolletta energetica”, che potrebbe rimanere elevata anche dopo la fine del conflitto, ridurrà il potere di acquisto delle famiglie e porterà alla riduzione dei consumi voluttuari”. I consumatori potrebbero anche scegliere di ridurre il consumo di energia a favore di altri beni e servizi e scoraggiare, così, la spesa in conto capitale presso le tradizionali società di energia a combustibili fossili, con il rischio di frenarne la crescita per periodi di tempo prolungati.

Se, da un lato, il rally dell’energia ha messo sotto pressione i multipli azionari, soprattutto per le società growth, dall’altro ha rafforzato la performance relativa dei titoli value. Dall’inizio del conflitto russo-ucraino, l’indice MSCI World Value ha “sovraperformato” l’indice Growth di circa il 5% (al 19 aprile 2022).
“Crediamo che il ribasso registrato dai mercati azionari quest’anno possa estendersi alle valutazioni del settore del private equity, che potrebbero essere oggetto di svalutazione dopo la chiusura del primo trimestre, in particolare nei portafogli growth”, aggiungono gli esperti. D’altro canto, però, “una sostanziale ondata di vendite degli attivi maggiormente esposti al rischio, seguita da una stabilizzazione geopolitica, potrebbe offrire opportunità d’acquisto, specialmente nei mercati azionari emergenti le cui valutazioni apparivano già interessanti prima della crisi russo-ucraina”. Queste attività potrebbero anche beneficiare della ridistribuzione delle ponderazioni nell’indice MSCI Emerging Market, legate alla rimozione della Russia. I paesi che potrebbero guadagnarne includono Thailandia, Malesia, Sud Africa e Messico.
A beneficiare dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia potrebbe essere anche la transizione energetica. Gli eventi recenti potrebbero fungere, infatti, da catalizzatori di un’accelerazione della transizione green date le considerazioni di sicurezza economica a breve termine e la volontà di indipendenza energetica a medio e lungo termine. Tutto ciò, nonostante le eventuali inversioni temporanee (date dal fatto che, per esempio, è stato necessario riattivare le fonti energetiche tradizionali come il carbone per sopperire alla carenza di approvvigionamento, soprattutto in Europa).

“In generale, prevediamo che la guerra, unita all’impatto perdurante della pandemia alimenterà l’incertezza nel panorama degli investimenti e la complessità del commercio globale e delle dinamiche geopolitiche”, affermano da Goldman Sachs. “In prospettiva, prevediamo che il successo degli investimenti dipenderà in minore misura dal beta di mercato e maggiormente dalla gestione attiva”.

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