È “reddito” la parola chiave per capire i rifiuti oggi

La generazione, composizione e smaltimento dei rifiuti varia in modo sostanziale a seconda delle aree geografiche e del livello di reddito di cui dispone ciascun paese. Nonostante le differenze, la soluzione è una: un’economia più circolare

Rifiuti dal tasso di crescita maggiore rispetto alla popolazione mondiale. Sono queste le previsioni a trent’anni del rapporto What a Waste 2.0: A Global Snapshot of Solid Waste Management to 2050 pubblicato dalla Banca Mondiale nel 2018. Secondo lo studio, infatti, i rifiuti annuali generati a livello globale potrebbero crescere a un ritmo doppio rispetto all’aumento di popolazione, raggiungendo i 3,4 miliardi di tonnellate entro il 2050. Quando si parla di rifiuti, tuttavia, “c’è in gioco anche una questione di giustizia sociale”, affermano gli esperti di Goldman Sachs Asset Management. Significative sono infatti le differenze nella generazione, composizione e smaltimento della spazzatura a livello regionale. Ecco quali.

La generazione di rifiuti si lega al reddito

Ogni anno, nel mondo si producono 2,01 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani, con una media pro capite globale di 270 kg, secondo i dati della Banca Mondiale. Ma analizzando le singole aree geografiche, è rilevante notare come siano i paesi a reddito più elevato a generare la maggior parte dei rifiuti: ben il 34% del totale mondiale, nonostante essi rappresentino solo il 16% della popolazione globale, continua lo studio. Si prevede che saranno tuttavia i paesi a basso e medio reddito (come quelli dell’Africa Sub-Sahariana) a registrare l’incremento maggiore nella produzione di rifiuti in futuro per ragioni legate alla crescita delle loro economie: ben il 40% o più al 2050, contro il 19% dei paesi ad alto reddito.

Anche composizione e smaltimento seguono le stesso logiche

“Anche la composizione dei rifiuti varia a seconda del reddito”, affermano gli esperti di Goldman Sachs Asset Management. “I paesi a reddito medio-basso producono più rifiuti alimentari e verdi (rispettivamente il 57% e 53% del totale a livello mondiale), mentre i paesi a reddito più elevato producono circa la metà della spazzatura secca, che include plastica, metallo, vetro, carta e cartone”. Non sorprende che alle stesse logiche risponda lo smaltimento dei rifiuti: i paesi a basso reddito di solito ricorrono infatti alle discariche a cielo aperto nel 93% dei casi, rispetto a solo il 2% nei paesi ad alto reddito. “Secondo la Banca Mondiale saranno probabilmente i paesi a basso reddito a subire gli impatti più negativi dei problemi globali della spazzatura, perché le tecnologie di trattamento e smaltimento dei rifiuti adeguate sono quasi esclusivamente dominio dei paesi a reddito alto e medio-alto”.

Una soluzione: l’economia circolare

“Benché le dimensioni del problema dei rifiuti sul nostro pianeta siano significative e in continua crescita, c’è la speranza di alterare l’attuale mentalità ‘prendi, produci, getta’, ed è qui che pensiamo che le aziende che promuovono l’economia circolare abbiano un ruolo importante da svolgere”, concludono gli esperti di Goldman Sachs Asset Management. “Progettare soluzioni scalabili per rendere circolari e riutilizzabili le componenti principali dell’economia odierna sarà fondamentale per raggiungere gli obiettivi chiave in materia di emissioni”.

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