Stati Uniti a passo lento: per l’economia post pandemia c’è tempo

Politica monetaria a passo lento, specie sul suolo americano, dove la pressione per un avvio del tapering (rientro progressivo dalle misure di stimolo monetario) si fa sentire ormai da mesi

L’annuncio del giugno 2021 di un duplice rialzo dei tassi di da parte della banca centrale americana, uno dei quali già a partire dalla fine del 2023, ha portato i mercati a scontare l’imminente avvio di una fase più severa sul fronte della politica monetaria, dando forse troppo peso a quelle parole.

Dopo aver ribadito in più di una occasione che il target della Federal Reserve (Fed) resta quello della piena occupazione e che la stabilità dei prezzi non desta particolare preoccupazione (alla luce di un livello di inflazione definito come transitorio), “l’incontro di settembre sarà probabilmente usato per inviare il segnale iniziale sul tapering” commentano da Fidelity International, “mentre l’annuncio formale sulla tempistica e sul ritmo arriverà solo più avanti nel corso dell’anno, a novembre o dicembre”.
Ciò, pare avvalorato dal dato sul mercato del lavoro di agosto, che ha deluso le aspettative sui nuovi posti di lavoro creati, attestandosi a 235mila unità contro le 750mila attese. Bene la disoccupazione, migliorata al 5,2% ma ancora lontana da quel 3,5% registrato prima dell’inizio della pandemia.

Il governatore della Fed, Jerome Powell, ha inoltre lanciato un importante messaggio, ovvero che l’avvio del tapering non coinciderà con un necessario avvicinarsi del primo rialzo dei tassi, e che quest’ultimo sarà valutato solo in seguito alle future condizioni di stabilità economica.
“Disconnettere le scadenze delle due misure finanziarie” proseguono da Fidelity, “potrebbe anche aver unito i membri del Federal Open Market Committee (Fomc, braccio operativo della Fed), data la spaccatura in essere tra i membri più falchi, che sono pronti a iniziare il tapering quest’anno e a far risalire i tassi nel 2022, e quelli più cauti che preferiscono aspettare”.
Resta da confutare la tesi rispetto alla quale il rialzo dell’inflazione sarebbe solo temporaneo”, con un indice dei prezzi al consumo salito ad agosto al 5,4% annualizzato. Il dato aggiornato è atteso in calendario il prossimo 14 settembre.

“Continuiamo ad aspettarci che la Fed sia cauta e misurata nel ridimensionare lo stimolo monetario, con un rialzo dei tassi ancora improbabile prima del 2023”. Tuttavia, “crediamo che alcune forze inflazionistiche, tra cui gli aumenti salariali, probabilmente si dimostreranno più persistenti di quanto la Fed preveda attualmente”. Ad agosto, il salario orario medio mensile delle principali corporate americane è cresciuto dello 0,6%, per una retribuzione oraria media salita del 4,3% rispetto a un anno fa.

“Poiché queste forze alimentano le aspettative di inflazione, l’inflazione reale potrebbe rimanere al di sopra dell’obiettivo più a lungo, mettendo alla prova la tolleranza della Fed al superamento del quadro di inflazione media flessibile. Ma, prima che la visione transitoria venga messa in discussione, ci aspettiamo un modesto irripidimento della curva e rimaniamo negativi sulla duration nelle nostre decisioni tattiche di asset allocation, con una preferenza per le aree a più alto rendimento del mercato del credito” concludono da Fidelity.

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