Ucraina, banche centrali e Cina: 3 temi per un 2022 che incalza

Ucraina, banche centrali e Cina: sono questi i tre temi alla guida del secondo trimestre del 2022 secondo gli esperti di Fidelity International

Quello a cui stiamo assistendo è il delinearsi di un nuovo ordine mondiale. La guerra in Ucraina sta sconvolgendo drasticamente gli equilibri, sia dal punto di vista economico, sia geopolitico, e gli investitori cominciano a temere il rischio di una stagflazione. “Nel breve termine, gli shock economici e finanziari derivanti dal conflitto e le sanzioni comminate aggraveranno le pressioni inflazionistiche a livello globale”, spiega Andrew McCaffery, Global Chief investment officer di Fidelity International. “Il conseguente impatto sulla crescita e, più in generale, sulla fiducia sarà probabilmente significativo, ma la sua portata e durata risultano incerte”. È l’Europa la regione che potrebbe essere più esposta e registrare quanto meno una moderata recessione. Non possono dirsi completamente immuni nemmeno gli Stati Uniti, relativamente isolati per il momento. Con gli esperti, vediamo i tre temi guida del secondo trimestre del 2022.

L’influenza del conflitto in Ucraina

Le prospettive delle economie globali e i portafogli degli investitori di tutto il mondo saranno influenzati dalle tempistiche del conflitto in Ucraina e dall’attenuazione delle difficoltà negli scambi commerciali. Nel frattempo, le speranze di una diminuzione dei prezzi dell’energia e di un allentamento delle interruzioni nelle catene di fornitura sono svanite: nel periodo compreso tra il 24 febbraio e il 18 aprile 2022, il Bloomberg Commodity Index ha registrato un incremento pari al 17% circa. “Nel complesso, tali dinamiche continueranno a frenare la crescita e a esercitare pressioni al rialzo sull’inflazione, già elevata”, commentano gli esperti. “Tutto ciò delinea uno scenario estremamente complesso, sia per i decisori politici che per i mercati. A nostro avviso, il mercato deve ancora riflettere i diversi risultati possibili. Propendiamo per flessibilità e utilizzo di coperture, laddove opportuno”.

Il ritorno del volckerismo

Il nuovo scenario geopolitico ed economico pone le banche centrali di fronte alla gestione di un’inflazione galoppante. Negli Stati Uniti, i toni aggressivi della Federal Reserve di Jerome Powell rievocano quelli dell’ex presidente Paul Volcker, che negli anni Ottanta del secolo scorso riuscì a dominare l’inflazione. Un tono ribadito nella riunione del Federal open market committee (Fomc) di marzo, quando è cominciato il rialzo dei tassi di interesse. Dall’altro lato dell’oceano, la Banca centrale europea potrebbe attuare una svolta accomodante entro metà anno, indotta dallo shock sulla crescita causato dalla guerra e la necessità di mantenere i tassi reali negativi.
“Tutto ciò potrebbe determinare un trimestre difficile per gli asset più dinamici dei mercati sviluppati”, aggiungono gli esperti. “Sosteniamo un posizionamento per la forte probabilità di una stagflazione, in uno scenario di base di recessione in Europa. Un atteggiamento prudente sul fronte degli asset più dinamici in questa fase è fondamentale”.

Il sorpasso della Cina

La Cina, spettatrice da remoto del conflitto in Europa, potrebbe rivelarsi utile per la diversificazione del portafoglio. Come ricordano gli esperti, infatti, il Dragone è lontano dal conflitto, sia geograficamente che economicamente, trae beneficio dalla possibilità di un ulteriore allentamento monetario e fiscale e offre valutazioni iniziali interessanti.
“Allo stesso tempo, l’incertezza rimane elevata” e subisce gli effetti della politica cinese, incentrata sul deleveraging, la riforma del settore immobiliare e la crescita sostenibile.
“A tale riguardo, le prospettive del Dragone appaiono oggi meno ovvie rispetto a quanto accaduto durante la crisi finanziaria globale del 2008”, aggiungono da Fidelity. “A nostro avviso, questa volta la Cina non svolgerà il ruolo di ‘put fiscale’ in grado di evitare che l’economia mondiale prosegua la sua rotta verso la stagflazione”.

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