Storie dalla Cina 2: il traffico, presagio di ripresa

Il primo segnale di ripresa cinese? Il traffico per le strade di Shanghai e Guangzhou. Non stupisce l’intervento del governo, che ha prorogato gli incentivi per l’acquisto di nuove auto, fornendo un supporto all’intera filiera. Il rischio di una wave 2, però, inizia a farsi largo. A sottolinearlo è l’Fmi

Se c’è una cosa per la quale la Cina è celebre, diretta conseguenza di una popolazione pari a poco meno di un quarto di quella mondiale, è la congestione delle sue strade. A partire dalla seconda metà di marzo 2020, i livelli di traffico a Shanghai e Guangzhou, due delle più grandi città cinesi, hanno ricominciato a crescere, superando i livelli massimi di marzo 2018.
La circostanza non sembra essere sfuggita al governo di Pechino, che ha deciso di estendere per altri due anni il programma di incentivi per l’acquisto di auto elettriche. Il piano, che contempla maxi incentivi, agevolazioni e misure per rilanciare la domanda interna, prevede sussidi (dal valore di 25mila yuan, circa 3.200 euro) per chi decide di comprare auto elettriche o ibride, beneficiando di un’esenzione fiscale del 10%. Sarebbero inoltre al vaglio del governo sussidi per compensare le spese di marketing delle compagnie automobilistiche.
Ad approfittare delle misure saranno quindi non solo i clienti, ma anche concessionari e costruttori.
Il traffico “è una cosa strana a cui dare il bentornato” hanno commentato gli esperti di Fidelity International. “Gli ingorghi stradali sono riapparsi nella seconda economia più grande del mondo e le fabbriche hanno ricominciato a lavorare. I dati sull’attività ad alta frequenza, dal consumo di carbone alle vendite a domicilio, indicano un graduale ritorno alle normali attività industriali e commerciali in tutta la Cina”. Le strade, tuttavia, sono ancora poco affollate rispetto a un anno fa, per via anche della seconda ondata di contagi che scuote il Paese.

Le stringenti misure di controllo attuate a febbraio dal Governo cinese hanno bloccato molte delle più grandi città, determinando un crollo improvviso dell’attività industriale e manifatturiera cinese e della domanda. Dal punto di vista sanitario, l’azione ha però funzionato. Secondo l’ultima rilevazione trimestrale dell’indicatore di sentiment di Fidelity, “la Cina sembra trovarsi oggi in una posizione migliore per riprendersi dalla crisi economica causata dalla pandemia globale, rispetto a molti paesi occidentali che stanno iniziando ora ad affrontare il problema”.
Nel corso di una conferenza stampa online, il vicedirettore del dipartimento per le operazioni di mercato e la promozione dei consumi del ministero del Commercio di Pechino, Wang Bin, ha precisato: “l’auto è un pilastro dell’economia nazionale e l’industria automobilistica svolge un ruolo cruciale nell’incrementare i consumi interni e nell’agevolare la modernizzazione della domanda”. Il mercato dell’auto in Cina, in calo da ormai due anni, ha registrato un brusco rallentamento nel primo bimestre 2020 in concomitanza dell’emergenza Covid19, che ha portato ad un crollo delle vendite.

“Gli investitori sono sembrati rassicurati dalla risposta della politica cinese alle perturbazioni economiche causate dall’epidemia”, consistente non solo in nuovi stimoli monetari, ma in una maggiore disponibilità a concedere credito all’impresa e nell’ulteriore taglio al coefficiente di riserva obbligatoria per le banche. I governi provinciali hanno inoltre annunciato per quest’anno progetti infrastrutturali per oltre 3.000 miliardi di renminbi (430 miliardi di dollari).
Intanto i consumi privati faticano a riprendere a pieno regime; la domanda si pensa rimarrà debole “ancora per un certo periodo di tempo”.
Mentre il virus si diffonde in tutto il mondo e il rischio di una wave 2 prende piede, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha sottolineato segnali piccoli ma rassicuranti di ripresa cinese, sebbene non si possa escludere un ritorno dei contagi da Covid19.

 

Leggi anche: Storie dalla Cina 1: la ripresa è iniziata

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