Quanto c’è da temere il rischio inflazione?

Il dibattito tra economisti è più che mai attuale: ci troviamo di fronte ad un ambiente potenzialmente deflazionistico o le future proiezioni di inflazione a rialzo potrebbero concretizzarsi prima delle attese? L’analisi del rischio

Deflazione o inflazione: due scenari entrambi possibili secondo i dati analizzati da Fidelity International, che trovano fondamento nell’analisi settoriale.
A livello settoriale, hanno spiegato gli esperti “alcuni settori dell’economia si troveranno ad affrontare pressioni inflazionistiche sui costi, mentre altri no”. Quasi due terzi delle risposte degli analisti esperti in materiali di base prevedono un rialzo delle pressioni inflazionistiche nei prossimi sei mesi, così come la metà degli analisti del settore healthcare ritiene possibile un rialzo dell’inflazione a breve.

Rischio deflazione o inflazione? L’effetto covid

Da un’analisi di più ampio respiro, prevale l’opinione che i prezzi siano influenzati da un eccesso o un difetto temporaneo di offerta dovuto ai cambiamenti dei modelli economici causati dalla pandemia. In Cina, ad esempio, “gli hotel hanno dovuto offrire sconti per attirare i consumatori, ma i prezzi si normalizzeranno nel tempo con il miglioramento dell’occupazione”.
La pandemia ha dunque influenzato il potere di determinazione dei prezzi? Le rilevazioni mostrano come le società finanziarie e le aziende di consumi discrezionali siano “a rischio compressione dei margini a causa delle crescenti pressioni inflazionistiche e della diminuzione del potere di determinazione dei prezzi”. Relativamente all’area Emea e all’America Latina, invece, “il potere di determinazione dei prezzi è stato pregiudicato dai bassi tassi di interesse che costringono le banche a competere di più per sottoscrivere nuovi prestiti”.

Quali prospettive settoriali nei prossimi sei mesi?

In base alla survey condotta tra l’8 e il 14 ottobre 2020, gli analisti che si occupano di materiali di base, sanità e IT sono risultati tra i più positivi circa una possibile ripresa: “le percentuali di risposta che mostrano un sentiment positivo per i prossimi sei mesi sono rispettivamente del 93, 64 e 71 per cento” hanno sottolineato da Fidelity. Riguardo al Nord America, le prospettive sono “migliorate discretamente grazie al rafforzamento dei prezzi delle materie prime trainato dalla robusta domanda cinese e da una graduale ripresa nel resto del mondo”.

Natale anti covid per i beni discrezionali

Permane infine un ottimismo di fondo sui consumi discrezionali, tra i settori più colpiti dalla crisi, sospinto anche dalla possibilità di acquisti importanti in vista del periodo natalizio quest’anno: “i consumatori potrebbero dirottare il denaro che non possono spendere altrove a causa dei lockdown in regali natalizi”. Un analista sottolinea inoltre: “I livelli di reddito disponibile sono abbastanza sani nonostante i licenziamenti. La gente continua a spendere soldi in oggetti di grande valore come mobili, elettronica, nuove cucine, ecc.

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