Cina e politiche green: un binomio sostenibile?

Dove c’è opportunità, c’è la Cina. Spesso, prima e più velocemente del resto del mondo. La pandemia da covid-19 ha riportato la salute delle persone al centro dell’attenzione e, con questa, quella per l’ambiente. Cina e politiche green sono un binomio sostenibile?

Dopo essersi conquistata la prima posizione in quanto a gestione della crisi e ripresa economica post coronavirus, la Cina si trova ora di fronte ad un potenziale momento di svolta, hanno sottolineato gli esperti di Fidelity International, quello atto a spostare il paese verso un modello di crescita più sostenibile.
“Come in molte altre regioni del mondo, la profondità e la velocità della contrazione economica causata dal blocco legato alla pandemia ha fatto sì che il rilancio della crescita e la conservazione dei posti di lavoro occupassero il primo posto delle agende politiche”, che hanno però trovato il modo di inserire nuovi investimenti, molti dei quali in ambito green.

Investimenti green tra i goal della Cina

In un discorso dello scorso maggio, il ministro dell’ecologia e dell’ambiente, Huang Runqiu, aveva precisato che i programmi ambientali non sarebbero stati allentati nonostante le sfide economiche; un passaggio ribadito anche nel corso del 5° Plenum del 19° Comitato centrale del Partito comunista cinese, che lunedì 24 ottobre ha aperto le porte ad una quattro giorni di discussioni. In tale occasione, più di 300 delegati si sono riuniti per porre le basi del 14° piano quinquennale cinese (2021-2025), ribadendo gli obiettivi chiave del Dragone: crescita economica sostenuta, catene di produzione e distribuzione interna, investimenti in innovazione e infrastrutture, autonomia energetica e delle materie prime, consumi domestici, riforme per le aree rurali, contrasto all’invecchiamento della popolazione, neutralità delle emissioni di carbono (al 2060).
Le ricadute date dalla pandemia hanno creato spazio per una ripresa verde, stimolando anche una nuova consapevolezza sulla responsabilità sociale delle imprese cinesi. “Tra le aree chiave in cui vediamo un aumento degli investimenti sostenibili in Cina” hanno precisato da Fidelity, rientrano anzitutto i green bond.

La Cina e il mercato dei green bond

“Secondo i dati della Climate Bonds Initiative, i proventi dei green bond cinesi sono più che triplicati da marzo, toccando i $2,6 miliardi ad aprile, rappresentando circa il 16% del totale globale”. Nonostante la Cina, a differenza di Europa e Stati Uniti, non abbia fissato soglie di emissione di carbonio per gli emittenti, il Paese sta compiendo buoni progressi verso l’armonizzazione degli standard. A maggio, la banca centrale cinese (PBoC) ha proposto di rimuovere il cosiddetto “clean coal”, un processo di riqualificazione economica che si lega alla forte dipendenza cinese dalla produzione di elettricità a carbone, oltre la metà del consumo energetico nazionale (oggi negli Usa è pari a circa un decimo).
Tra gli altri progetti, “il premier Li Keqiang ha annunciato un aumento pari a mille miliardi di renminbi (ca. 150 miliardi di dollari) del deficit di bilancio nazionale 2020 per promuovere l’investimento in infrastrutture verdi, il riciclo, il trattamento dei rifiuti e delle acque e strutture per il risparmio energetico”.

Pandemia: un test di responsabilità sociale

Anche sul fronte della S e della G la Cina sta compiendo passi avanti, hanno aggiunto da Fidelity. “La pandemia ha offerto il più grande test di responsabilità sociale collettiva da anni, con il crollo delle esportazioni e il blocco delle città che minacciano milioni di posti di lavoro e mezzi di sussistenza”. Dopo l’impasse di febbraio e marzo, molte grandi imprese statali si sono attivate, impegnandosi a non tagliare i posti di lavoro durante l’epidemia, a garantire la corresponsione dei salari e in alcuni casi a concedere linee di prestito temporanee a tasso zero.
Tra le misure a sostegno dei consumi messi a terra dalle municipalità, anche dei coupon per l’acquisto di veicoli elettrici o ibridi e di elettrodomestici più sostenibili.

Al via le class action degli azionisti

Lato regolamentazione, a marzo 2020 è stata aperta per la prima volta la possibilità di class action degli azionisti. Passi avanti sono stati compiuti in materia di trasparenza e reportistica. “La divulgazione della performance ESG potrebbe diventare obbligatoria nel prossimo futuro. A Hong Kong, dove sono quotate centinaia di società cinesi, la rendicontazione ESG era diventata obbligatoria più di tre anni fa”.

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