Bce e mercati sbagliano, ecco cosa attendersi e come ricalibrare i portafogli

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E’ solo una questione di tempo prima che la politica restrittiva di Fed e Bce si trasmetta all’economia reale. Gli esperti di Fidelity International ritengono che presto la Bce si troverà costretta a una rapida inversione di rotta

Questo mese la Federal Reserve e la Bce non hanno tradito le attese dei mercati apportando entrambe un nuovo rialzo del costo del denaro. L’inflazione sta rallentando e negli USA ad aprile si è attesta ai minimi a due anni circa, ma non così velocemente dal far cantare vittoria alle banche centrali. Le due strette monetarie di inizio maggio sono state accompagnate da messaggi che fanno intravedere la fine del ciclo di rialzo dei tassi per quanto concerne gli Stati Uniti, mentre in Europa è probabile che si vada avanti ancora per un po’ anche se il percorso d’ora in avanti sarà guidato da un approccio basato sui dati, così come la Fed. “C’è un limite rispetto a quanta divergenza possa esserci tra le due banche e questo vincolo potrebbe colpire la BCE prima di quanto ci si aspetti”, argomentano gli esperti di Fidelity International

Fed termina il ciclo di rialzo dei tassi

Il meeting di maggio ha visto il Fomc (Federal Open Market Commitee) della Federal Reserve decretare un nuovo aumento dei tassi di interesse di 25 punti base e ha indicato che in futuro adotterà un approccio basato sui dati. La Banca, tuttavia, non ha segnalato un picco inequivocabile del ciclo e il presidente Jerome Powell è stato equilibrato nella sua comunicazione, indicando che la stabilità finanziaria rimane intatta e che le condizioni da marzo sono migliorate.
Una dinamica dell’inflazione elevata e persistente, unita a un mercato del lavoro estremamente rigido, significa che il disequilibrio tra stabilità finanziaria e stabilità dei prezzi continua ad aumentare. “Stiamo assistendo a una nuova pressione delle banche regionali, che viene affrontata con la fornitura di liquidità e con soluzioni del settore privato indotte dal Governo. Tuttavia, l’impatto della stretta creditizia (nonostante l’incertezza sui tempi e sulle dimensioni) rimane il fattore chiave della prossima fase del ciclo macroeconomico”, argomenta Fidelity International.
Cosa possiamo aspettarci quindi da qui a fine anno? I mercati prezzano dei tagli consistenti dei tassi ufficiali entro fine anno, riflettendo gli elevati premi per il rischio legati a un hard landing. “Nel breve termine – proseguono gli esperti di Fidelity International – ci aspettiamo che la Fed continui a portare i prezzi verso il motto ‘più alto più a lungo’ per poter affrontare le dinamiche dell’inflazione. Tuttavia, la probabilità che effettivamente si verifichino tagli con l’arrivo di una recessione ciclica non è trascurabile, e potrebbe arrivare rapidamente se i problemi del tetto del debito nei prossimi mesi si dovessero aggravare”. 

Bce pronta a nuovi rialzi

Volgendo lo sguardo alla Bce – che a sua volta ha deciso un rialzo di 25 punti base, la stretta più contenuta dall’inizio del ciclo di rialzi dal luglio 2022 – il copione in area euro è leggermente differente. Una decisione che era attesa ed è stata accompagnata da uno statement dai toni dovish (accomodanti), in cui si è sottolineato che l’inasprimento della politica sta già alimentando le condizioni di finanziamento e monetarie e che il meccanismo di trasmissione stesso rimane incerto. Nessuna indicazione chiara circa il percorso futuro dei tassi, indicando semplicemente che le decisioni future renderanno i tassi di policy “sufficientemente restrittivi”.
La fine del ciclo del rialzo dei tassi non è ancora arrivata e il presidente della banca centrale europea, Christine Lagarde, ha puntualizzato in tal senso che la Bce “non si sta fermando” e che ha “più strada da percorrere” data la dinamica dell’inflazione. “In effetti – argomenta Fidelity International – l’attività dell’eurozona rimane solida, in particolare nel settore dei servizi, e il mercato del lavoro è forte, il che suggerisce che forse non abbiamo ancora visto il picco della crescita dei salari e dell’inflazione. L’indagine sui prestiti non ha evidenziato un impatto significativo delle tensioni che si sono verificate nel sistema bancario a partire da marzo, e i nostri modelli non indicano un inasprimento drastico nei mesi a venire”.
Ci sono quindi tutte le premesse per un nuovo rialzo della Bce tra un mese e poi una pausa, anche se prima di allora lo scenario macro potrebbe subire dei cambiamenti. I mercati al momento si allineano su un nuovo rialzo di un quarto di punto percentuale, con un’alta probabilità che i tassi rimangano a tali livelli fino alla fine dell’anno. 

Ma diverse ragioni potrebbero spingerla a un dietrofront 

Attese divergenti circa il comportamento delle due banche centrali che potrebbero non trovare conferma nei fatti. A detta di Fidelity quanto già fatto da Fed e Bce è già sufficiente a causare una recessione. In particolare negli Stati Uniti l’impatto della politica restrittiva è più evidente in quanto la Fed ha iniziato il suo ciclo di rialzi quattro mesi prima della Bce. L’eurozona deve ancora aspettare un po’, ma l’impatto si dovrebbe far sentire a breve. “Continuiamo a sottolineare che molto probabilmente la BCE si trova già nel territorio degli errori politici che potrebbero richiedere una rapida correzione di rotta nei prossimi mesi”, asserisce Fidelity International che aggiunge una seconda ragione: “Anche in assenza di ulteriori e acute tensioni nel sistema bancario in Europa, le condizioni di credito restrittive sono destinate a persistere, portando in ultima analisi alla contrazione del credito e alla recessione”. In aggiunta, le nuove tensioni bancarie negli Stati Uniti probabilmente esacerberanno anche le dinamiche di restrizione del credito in Europa. “E se le tensioni bancarie statunitensi dovessero trasformarsi in uno shock più sistemico e portare la Fed a seguire il percorso dei tassi attualmente previsto dai mercati, è probabile che il sentiment e le condizioni finanziarie vedano la BCE alle prese con delle ricadute. Ciò metterà certamente in discussione la convinzione della Lagarde che la politica della BCE sia indipendente dalla Fed.

Asset allocation: diversificare con Cina ed emergenti

In tale contesto, una sfida fondamentale per chi si occupa di asset allocation è l’essere selettivi, esprimendo cautela attraverso un sottopeso sul debito societario e un sovrappeso sui titoli di Stato, ma rimanendo neutrali sulle azioni. “Rimaniamo cauti sulle azioni statunitensi, preferendo aree di qualità superiore sia nell’ambito dei titoli azionari che del credito. Preferiamo le small cap europee alle small cap statunitensi e le banche europee alle banche regionali statunitensi”, è la view di Fidelity che vede Cina e mercati emergenti più ampi utili strumenti di diversificazione se la crescita nel mondo sviluppato dovesse arrestarsi o le tensioni bancarie intensificarsi.

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