Obbligazioni societarie: opportunità per i gestori attivi

Credito corporate investment grade e obbligazioni societarie ad alto rendimento nell’asset allocation strategica dell’ultimo trimestre, che scorge però nel futuro più prossimo tante opportunità, quante incognite

In un contesto caratterizzato da elevata incertezza e pressione su ricavi, “gli spread creditizi (o premi al rischio) delle obbligazioni societarie si sono ampliati drasticamente, riflettendo l’aumento del rischio di declassamenti e default” ha commentato Gene Tannuzzo, vice responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle. Da dottrina, lo spread di un’obbligazione societaria tende a salire per compensare il rischio legato all’asset, compreso quello di declassamento.
Benché l’entità della correzione sul mercato sia stata significativa, ha aggiunto, “tale direzione non può che essere logica tenuto conto dell’improvviso blocco del commercio globale”. Le decisioni adottate dai team dirigenziali di numerose aziende (tra cui la sospensione dei dividendi e dei riacquisti di azioni, il posticipo delle spese per investimenti e il ridimensionamento dei costi) hanno permesso di limitare il numero dei downgrade societari sul mercato. Un palliativo utile, ma non certo risolutivo.

Rischio default: è l’8,5% nei prossimi 12 mesi

Più nel particolare, se si analizza il rapporto tra debito e utili aziendali al lordo di interessi, imposte, deprezzamenti e ammortamenti (Ebitda), per le società investment grade in Europa e negli Stati Uniti, “lo scenario che emerge è quello di una brusca impennata della leva finanziaria entro la fine dell’anno”, che verosimilmente potrebbe accompagnarsi ad una nuova ondata di declassamenti.
Pur non attendendosi un ritorno all’ondata di downgrade osservata nella prima parte dell’anno (con il tasso di default che a giugno ha raggiunto il 6,19% su 12 mesi per le obbligazioni high yield statunitensi, sui massimi da 10 anni), il rischio di un peggioramento delle classi di credito a maggiore rischio/rendimento persiste.
La nostra previsione interna sul tasso di default per i prossimi 12 mesi si attesta attualmente all’8,5%, segnalando la tendenza a un ulteriore peggioramento a partire da giugno, per via dell’impatto della distruzione della domanda sulle società maggiormente indebitate in seguito alla pandemia”.

La Fed e quei 4.900 miliardi di dollari…

“Riteniamo che il mercato stia scontando contemporaneamente un tasso d’insolvenza elevato e il protrarsi del sostegno della Fed nell’anno a venire” ha continuato l’esperto di Columbia Threadneedle.
Solo considerando le attuali disponibilità della banca centrale americana, “la Fed dispone di mezzi sufficienti per acquistare 4.900 miliardi di dollari di obbligazioni societarie, praticamente metà di tutte le obbligazioni investment grade, obbligazioni high yield e leveraged loan statunitensi messe insieme. Alla luce dell’entità di tale liquidità, possiamo ipotizzare una compressione del premio di liquidità”.
In tale ottica, aumenterà “l’importanza della selezione del credito per attenuare il rischio di default attuale, tenuto conto del margine di sicurezza più risicato a livello degli spread”.

Mercato obbligazionario: opportunità per i gestori attivi

Dopo un vigoroso rally, le obbligazioni societarie di qualità più elevata quotano oggi “al di sopra del valore equo per circa il 60% del tempo; i loro emittenti hanno bilanci più solidi rispetto a quelli di altri segmenti del mercato del credito e continuano a beneficiare in misura significativa delle politiche monetarie delle banche centrali. I profitti sopra-normali che cercavamo di cogliere nei portafogli multi-asset sono però venuti meno” ha spiegato Maya Bhandari, Portfolio Manager di Columbia Threadneedle. Di conseguenza, “nell’ultima settimana di agosto abbiamo ridimensionato la nostra preferenza per le obbligazioni societarie a più alto rating, passando a un giudizio favorevole sui titoli high yield. Continuiamo invece a evitare i titoli di Stato core, che alle valutazioni attuali presentano un profilo di rischio/rendimento assai deludente”.
“Crediamo inoltre che una distribuzione dei prezzi così ampia crei una serie di opportunità per i gestori attivi” ha aggiunto Tannuzzo. “Una distribuzione più ampia può consentire la costruzione di portafogli con profili di rischio e rendimento molto diversificati rispetto a un indice generale”.
Di conseguenza, ad oggi il mercato riflette un premio al rischio superiore e più ampiamente distribuito rispetto all’anno scorso. In questo contesto, “una ricerca valida sul mercato del credito può consentire di escludere i dati poco pertinenti per identificare le società capaci di superare a testa alta la tempesta. Poiché i tassi privi di rischio sono probabilmente destinati a rimanere contenuti nell’immediato futuro, l’opportunità di generare reddito tramite un’allocazione nel credito gestita in base al rischio resta interessante”.

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