Banche, il climate change è una minaccia (anche) per la performance

La crescente importanza e l’urgenza assunta dal climate change impongono un cambiamento in tutti i settori, anche quello bancario. Gli esperti di Columbia Threadneedle ne analizzano i rischi e le opportunità

Secondo alcune stime recenti della Banca centrale europea (Bce), una futura crisi climatica potrebbe incrementare le perdite del sistema bancario fino al 60%. Le conseguenze relative al climate change potrebbero riflettersi anche sugli utili, dato che i combustibili fossili rappresentano quasi il 15% dei ricavi generati a livello globale dall’attività bancaria all’ingrosso, come riporta lo studio Banking on climate change. Fossil fuel finance report 2020. Dati che rievocano la previsione di Mark Carney, ex governatore della Bank of England, che in uno storico discorso del 2015 aveva presentato la possibilità di un cosiddetto ‘momento Minsky’, ovvero un crollo dei prezzi degli attivi improvviso e consistente, dovuto all’inasprirsi dei cambiamenti ambientali causati dal riscaldamento globale. Oggi, dati alla mano, gli esperti di Columbia Threadneedle Investments confermano ciò che Carney aveva ipotizzato, sostenendo che nemmeno le istituzioni finanziare potranno sfuggire alle conseguenze del cambiamento climatico.

Rischi ed opportunità

“Dato che il cambiamento climatico è destinato a diventare un argomento determinante, crediamo che presto non sarà più sufficiente per le banche assumere impegni di carattere generale sul clima” avvertono gli analisti senior di Columbia Threadneedle. Infatti, nonostante i mercati azionari e obbligazionari sembrino ancora relativamente poco influenzati dal rischio climatico, chi si distinguerà come leader della transizione verso un’economia a zero emissioni nette di carbonio potrà essere presto premiato dagli investitori. Al contrario, i rischi per i ritardatari saranno numerosi e non solo per la loro reputazione, dato che “l’engagement degli azionisti e l’attivismo delle Organizzazioni non governative (Ong) potrebbero ripercuotersi in tempi brevi sulle valutazioni delle azioni bancarie”, continuano dalla società. I rischi per gli utili potrebbero essere concreti anche nel breve termine, ma è nel medio periodo che gli istituti finanziari maggiormente esposti al clima dovranno rispettare requisiti patrimoniali più elevati, saranno sottoposti a un crescente scrutinio, dovranno migliorare le informative, dimostrare il rispetto degli standard e ridurre le loro impronte di carbonio.

Cambiamenti in atto, dall’Europa agli Usa

Quali le iniziative in atto nel sistema bancario contro il climate change? Sono ormai diversi gli stress test climatici eseguiti dalle autorità di vigilanza in Europa e nel Regno Unito, nell’ambito del processo di cambiamento e di verifica della resilienza delle banche al cambiamento climatico. Inoltre, l’Autorità bancaria europea (Abe) ha annunciato di voler formulare e introdurre nuovi requisiti patrimoniali Esg entro il 2025, mentre nel Regno Unito gli standard da rispettare saranno imposti dalla Task-force for Climate-related financial disclosure. Da quest’anno è poi operativo nell’Unione europea un centro per il cambiamento climatico istituito dalla Bce, che pone la sua attenzione sulle questioni climatiche in diverse aree della banca centrale e che riflette la crescente importanza dei cambiamenti climatici per l’economia e la politica. L’inasprimento delle regolamentazioni è in atto anche oltreoceano: per la prima volta nel 2020 la Federal reserve ha riconosciuto nel climate change un rischio per la stabilità finanziaria, che l’attuale presidenza Biden intende evidenziare e tutelare con nuovi interventi normativi.

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