Settore tech, austerity e stock picking tornano di moda

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Decremento dei consumi e incremento dei tassi di interesse evidenziano la sensibilità delle big tech al ciclo economico. Mentre il segmento fai conti con il nuovo contesto macroeconomic, austerity e stock picking tornano di moda tra gli operatori. Vediamo perché con Carmignac

Dopo anni di crescita il mercato del tech tira il freno a mano. L’esaurirsi delle condizioni favorevoli legati alle dinamiche pandemiche unite al peggioramento delle condizioni economiche stanno portando al rallentamento dei ricavi delle big tech, sia in termini assoluti che relativi. Per questo motivo, a risultare ora più interessanti per gli investitori sono le società in grado di ridefinire la propria struttura dei costi. Con Axelle Pinon, membro dell’Investment Committee di Carmignac, vediamo perché.

Settore tech, la sbornia da covid è passata

“Nell’ultimo decennio – spiega l’esperta della casa di gestione parigina – i titoli delle Big Tech hanno rappresentato per gli investitori il modo migliore per ottenere performance superiori al resto del mercato in un contesto globale di crescita contenuta”. Ma ora la musica è cambiata. Come riportano le analisi di Carmignac, nell’ultimo trimestre Apple ha riportato risultati trimestrali deludenti che hanno messo fine a tre anni di record di vendite e profitti, Meta ha registrato un calo del 4% e Microsoft ha registrato un aumento delle vendite del 2%, ma un calo del 19% nel suo segmento PC”. Secondo l’esperta, vi sono due principali ragioni alla base della performance deludente del settore tech.

In primo luogo, c’è il rallentamento degli investimenti in information technologies (IT). La pandemia ha infatti causato un’impennata degli investimenti in questo settore, ma le stesse aziende che negli anni passati hanno allocato ingenti risorse alla ricerca IT stanno ora ottimizzando la propria struttura dei costi a causa dell’indebolimento del contesto macro, in particolare per il detrimento del mercato del cloud. “Il problema è che Amazon, Microsoft e persino Google dipendono fortemente dal cloud. Sebbene Amazon Web Services generi meno di un sesto del fatturato di Amazon, l’azienda non sarebbe redditizia senza la sua divisione cloud. E per la prima volta nella storia del settore, ci sono segnali che indicano un rallentamento della migrazione delle attività verso il cloud”.

Il secondo motivo è il calo della domanda da parte dei consumatori stessi, come suggerito da Apple. L’azienda di Palo Alto, infatti, ha avvertito che i suoi prodotti (Mac e iPad) saranno soggetti a un calo degli ordini nei prossimi mesi. Ma non è tutto: “anche i ricavi pubblicitari di Alphabet sono scesi per la seconda volta nella storia della società, a causa dell’indebolimento delle prospettive macroeconomiche e del vento contrario delle valute”.

Settore tech, l’austerity torna di moda

Con la fine della spinta dei consumi legati al periodo pandemico e l’impennata dei tassi di interesse, gli investitori stanno ritirando il proprio sostegno alle aziende caratterizzate dalla ricerca della crescita degli utili a tutti i costi. “Il modello di crescita della stragrande maggioranza delle aziende tech – spiega Pinon – non gode più della fiducia degli operatori. Oggi, infatti gli investitori sono restii a sacrificare la redditività di breve per finanziare programmi di investimento volti a sostenere la crescita”.

Molte delle aziende del segmento tech che hanno tratto vantaggio dalle dinamiche del periodo pandemico stanno ora stanno esaurendo le loro forze: “dopo anni di consumi ‘dopati’, servono ora strategie volte al contenimento dei costi e gli operatori del mercato guardano ora con favore a quelle aziende in grado di adeguare la loro struttura di costo al nuovo scenario, riducendo gli investimenti e licenziando il personale ritenuto in eccesso. “Infine molte delle società di questo settore hanno annunciato che durante questa stagione degli utili ridimensioneranno o termineranno i progetti con basso Roi, a partire da Meta con il Metaverso e Amazon con Alexa Division”.

In conclusione

“È improbabile che si torni a un quadro di inflazione dello 0-2% e questo significa che i tassi resteranno più elevati più a lungo. Di conseguenza i multipli resteranno bassi e la loro espansione dovrebbe essere molto più limitata per questi nomi rispetto agli ultimi 10 anni e siamo convinti che il mercato debba adeguarsi a questa nuova realtà. Per questo motivo siamo convinti che sia tempo di tornare al buon vecchio stock picking”, conclude Pinon.

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