Occidente e Oriente si separano: ecco le opportunità per il 2023

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Presentato l’outlook di Carmignac per il 2023: la divergenza tra Occidente e Oriente porterà a scenari inattesi e nuove opportunità

Nel 2023 le strade delle principali economie divergeranno, dando vita a nuovi e interessanti scenari. Sebbene accomunati dalla comune prospettiva di un anno in salita, Stati Uniti, Eurozona e Cina seguiranno infatti ciascuna un proprio percorso, desincronizzandosi l’una rispetto alle altre. “Tuttavia – spiegano gli esperti di Carmingac – proprio questa circostanza farà emergere i vantaggi della diversificazione. Per cogliere queste opportunità saranno necessarie selettività e forte flessibilità, un concetto che rispecchia proprio la definizione di gestore attivo”.

Recessione in Occidente, rallentamento in Cina

Negli Stati Uniti la crisi del mercato del lavoro continua a sostenere la spirale prezzi-salari, con la conseguenza che la Federal Reserve manterrà in atto la sua politica restrittiva. “Per fronteggiare l’inflazione – spiega Raphaël Gallardo, chief economist di Carmignac. – la Fed dovrà creare le condizioni per una vera e propria recessione, con un tasso di disoccupazione nettamente superiore al 5%, rispetto al 3,5% attuale, che al momento non è previsto dal consensus”. Ciò potrebbe portare ad un rallentamento dell’economia più ingente di quanto previsto: “prevediamo che l’economia statunitense possa entrare in una fase di recessione entro la fine dell’anno, ma con un calo dell’attività molto più marcato e prolungato di quanto previsto dal consensus”.

Al di qua dell’Atlantico sarà invece il rincaro dell’energia a ridurre il potere d’acquisto dei consumatori e delle famiglie, con conseguenze negative per le imprese. Sebbene le politiche di stoccaggio attuate dai paesi del Vecchio continente possano scongiurare eventuali carenze di energie, l’Europa affronterà comunque una recessione nel primo trimestre del 2023. Il clima d’incertezza legato al tema delle forniture energetiche e del suo prezzo frenerà invece la riprese nel secondo. Dinnanzi a tale situazione “la Banca Centrale Europea si troverà a dover fronteggiare un contesto al limite della stagflazione. Un rinnovato attivismo fiscale potrebbe inoltre intensificare le pressioni sulla BCE, forzando un difficile dibattito sulla “fiscal dominance” afferma Gallardo.

Oltre la Grande Muraglia, il segno più davanti all’economia è attribuibile al solo intervento del Partito nel settore pubblico, con ingenti investimenti in infrastrutture. Il settore privato, invece, si trova già ad affrontare una recessione. Il fallimento delle politiche zero covid, fortemente volute da Pechino, “ha spinto le autorità cinesi a sostenere la crescita del PIL ricorrendo a un duplice supporto, monetario e diplomatico. Hanno accettato l’allentamento delle condizioni di liquidità e hanno avviato una fase di distensione con gli Stati Uniti” commenta Gallardo, secondo cui ciò dovrebbe “far ben sperare in un graduale ritorno a un buon stato di salute economica”.

Come posizionarsi per il 2023

Per quanto concerne la componente azionaria grande attenzione andrà posta sulla diversificazione geografica. Se infatti in Occidente si mantengono alte sia le aspettative sugli utili sia le preoccupazioni per le dinamiche inflattive, a Oriente “i prezzi dei titoli azionari non scontano uno scenario di forte recessione, e pertanto gli investitori devono essere prudenti”, spiega Kevin Thozet, membro del Comitato di investimento della casa di gestione francese. “I titoli azionari giapponesi potrebbero trarre vantaggio dal recupero di competitività dell’economia nipponica, alimentata dalla flessione dello yen nei confronti del dollaro, ma anche dalla domanda interna. La Cina sarà uno dei pochi paesi in cui la crescita economica nel 2023 sarà migliore rispetto al 2022 e, a parità di condizioni, l’economia sta avendo un impatto sugli utili societari”.

Quanto ai mercati obbligazionari, invece, occorre distinguere tra titoli corporate e governativi. I primi, infatti, offrono interessanti opportunità sia sotto il profilo del credito (i cui prezzi attuali tengono già conto degli aumenti attesi dei tassi di default) che sotto quello remunerativo, poiché i rendimenti integrati presentano livelli in linea con le attese dei titoli azionari nel lungo periodo. I rendimenti dei bond governativi continueranno invece a soffrire gli effetti di un rallentamento della crescita economica. Sebbene sia infatti lecito aspettarsi che le Banche Centrali arrestino o quantomeno rallentino le proprie politiche monetarie restrittive, non sembra tuttavia probabile un’inversione di tendenza nel breve termine.
“In un tale contesto – spiega Thozet – è preferibile optare per scadenze più a lungo termine (da 5 a 10 anni). Quando sul mercato obbligazionario i rendimenti aumentano, gli investitori possono permettersi di restare in attesa e osservare l’evolvere della situazione, in quanto il passare del tempo gioca a loro favore. Tuttavia, occorre essere consapevoli del fatto che la conclusione della repressione finanziaria lascerà qualcuno ai margini, soprattutto in caso di recessione”.

In conclusione

“Con l’inizio del 2023, permane il ‘mare di preoccupazioni’. Gli investitori continuano a focalizzarsi sull’inflazione e sul rischio di recessione, che non si prevede possa penalizzare le tre principali economie con le stesse modalità o nello stesso tempo” concludono i gestori di Carmignac.

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