Mercati: come prepararsi al passaggio da slowflation a stagflation

Gli esperti di Carmignac ritengono che lo scenario di stagflazione sarà inevitabile. I mercati quindi potrebbero rimanere in balia della volatilità e scendere ancora nei prossimi mesi. Ecco cosa suggeriscono di fare per affrontare al meglio il secondo semestre

Prepararsi al peggio. Se il primo semestre si è chiuso con la più debole performance degli ultimi decenni per i mercati (l’indice S&P500 ha registrato un -21%, mai così male dal 1970), beh i prossimi mesi potrebbero non essere migliori. Lo sostengono gli esperti di Carmignac, convinti che il tanto temuto scenario di stagflazione, ossia di elevata inflazione accompagnata da una stagnazione dell’economia, si paleserà tra la fine dell’anno e l’inizio del 2023, portando a nuove discese sui mercati.

Da slowflation a stagflation

Secondo la casa di gestione francese, l’attuale contesto di “slowflation”, ovvero di alta inflazione e di crescita economica bassa, si trasformerà in una “stagflation” all’inizio del 2023. E l’Europa potrebbe essere la prima regione colpita da uno scenario di alta inflazione e di recessione, soprattutto se l’embargo energetico russo dovesse farsi più duro nei prossimi mesi o si dovessero scatenare disordini sociali.

Tutto parte dall’elevata inflazione, che è un dato di fatto negli Stati Uniti e nell’Eurozona, dove ha raggiunto ormai quota 8,6% su base annua. Un livello che non può più essere ignorato dalle banche centrali, pronte quindi a una serie di rialzi dei tassi di interesse. Peccato però che spingere rapidamente i tassi in territori restrittivi significa pesare sulla crescita economica, che sta già dando segnali di indebolimento.

Basti pensare all’indice Ism manifatturiero degli Stati Uniti, che nella sua ultima lettura è scivolato sui livelli più bassi da giugno 2020, o all’indice Pmi manifatturiero della zona euro, che ha registrato il valore più basso dal 2020. “Siamo tra l’incudine e il martello – afferma Kevin Thozet, Portfolio Advisor e membro del Comitato Investimenti di Carmignac – L’inflazione deve essere controllata per poter vedere una qualche forma di stabilità sui mercati azionari e obbligazionari. Tuttavia, il controllo dell’inflazione comporterà un inasprimento delle condizioni finanziarie, che a sua volta non è di buon auspicio per i mercati”. Che fare quindi?

Costruire un portafoglio difensivo

In termini di strategia di investimento, Thozet sottolinea che i portafogli devono adottare un posizionamento molto difensivo in questo contesto. Il che significa, innanzitutto, una bassa esposizione al mercato azionario, limitata a settori meno ciclici, come l’healthcare o i consumi di base.

“Il primo calo dei mercati azionari si è registrato in scia all’aumento dei tassi di interesse che ha pesato sulle valutazioni e, a meno che non si verifichi un’inversione di tendenza sul fronte dell’inflazione, il calo delle performance potrebbe continuare. – spiega l’esperto, che indica come prossimo elemento da osservare gli utili delle aziende: “Al di là dell’evoluzione dei multipli, i nostri timori per il futuro si concentrano sull’evoluzione degli utili e dei profitti, sulla compressione dei margini e sul deterioramento della crescita economica”.

Secondo Thozet, infatti, il difficile contesto potrebbe riflettersi sui conti delle aziende, alle prese con un aumento dei prezzi delle materie prime, più stringenti condizioni di prestito e una minore domanda da parte dei consumatori. Tutti aspetti che finora non sono ancora stati incorporati nei corsi azionari: “La mossa ribassista delle azioni ha riguardato solo i rapporti di valutazione, ma le aspettative sugli utili non sono state ancora influenzate”, sottolinea, prevedendo una nuova discesa dei mercati azionari.

Condizioni migliori invece potrebbero animare l’obbligazionario. “Il mercato del credito ha già accolto molte notizie negative e oggi presenta interessanti opportunità di investimento”, afferma Thozet.

In conclusione, di fronte a uno scenario particolarmente sfidante, i driver di performance e gli strumenti di gestione del rischio si basano sostanzialmente su tre punti, secondo Carmignac: un approccio prudente con una bassa esposizione ai mercati azionari e a reddito fisso; un portafoglio azionario core costruito attorno a settori difensivi come healthcare e beni di prima necessità, completato da una selezione opportunistica di titoli azionari e del credito cinesi; liquidità e strumenti a breve termine per gestire la volatilità e cogliere eventuali opportunità sui mercati.

Ma non solo. “La gestione attiva è un prerequisito in tempi così difficili e lo sarà ancora di più in futuro, dato che il ritorno dell’inflazione implica il ritorno dell’incertezza, un fenomeno a cui abbiamo assistito a malapena nell’ultimo decennio. – conclude l’esperto – Questo fattore potrebbe favorire i gestori attivi, dal momento che inflazione e ciclicità macroeconomica tendono ad andare di pari passo”.

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