Mercati azionari, come leggerne il futuro grazie ai proverbi finanziari

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Alcuni vecchi adagi del mondo finanziario potrebbero aiutare gli investitori a comprendere meglio il presente e a placare le incertezze sul futuro. Scopriamoli insieme

Negli ultimi tre trimestri i mercati azionari delle più importanti economie avanzate hanno registrato un trend di crescita con protagonisti l’S&P 500 e l’Euro Stoxx 50, che hanno rispettivamente fatto registrare un incremento del 16% e del 31%. Sebbene i dati abbiano fatto sorridere investitori e risparmiatori, resta da chiedersi se tale impennata sia da imputare alla normalità del ciclo economico o invece ad una condotta anomala del mercato. Frederic Leroux, Head of Cross Asset e Fund Manager di Carmignac, risponde partendo da alcuni proverbi noti tra gli addetti ai lavori del settore. Vediamoli insieme.

Rally dei mercati azionari: realtà o bluff?

L’incremento delle performance azionarie arriva dopo quasi un anno e mezzo di sofferenze per gli investitori azionari, causati principalmente dagli effetti della stretta monetaria senza precedenti operata dalle banche centrali cui si sono aggiunti gli effetti dell’invasione russa in Ucraina sui prezzi dell’energia. Successivamente, il trend si è invertito principalmente per tre fattori. In primis, la previsione generalmente condivisa dagli operatori della fine della politica monetaria restrittiva. In secondo luogo, la normalizzazione graduale dell’andamento dell’economia col passare dei mesi dallo scoppio delle ostilità. Infine, l’inversione di tendenza al ribasso dell’inflazione core statunitense dello scorso ottobre

“In ogni caso – spiega Leroux – la flessione dello scorso anno non può essere completamente ascrivibile agli effetti degli eventi appena richiamati, soprattutto nel Vecchio Continente dove il rimbalzo ha azzerato completamente il calo dello scorso anno. Infatti, a fronte di questi tre fattori indubbiamente positivi, esistono comunque diverse e problematiche irrisolte, tra cui le tensioni geopolitiche legate alla Cina, il tetto al debito negli Stati Uniti, l’eccessivo entusiasmo sui mercati azionari statunitensi o più la questione energetica. Occorre inoltre tenere conto degli effetti ritardati della stretta monetaria senza precedenti”.

USA, la recessione sarà lieve

Secondo l’esperto di Carmignac, un effetto, in particolare, è già sotto l’occhio di tutti: la riduzione dell’offerta di credito causata dai fallimenti bancari avvenuti oltreoceano, la quale ha ulteriormente aumentato la probabilità di una recessione negli Stati Uniti. “Ciononostante, la recessione dovrebbe essere relativamente lieve. L’attuale livello di indebitamento dell’economia americana rende uno scenario di grave recessione troppo pericoloso per la sostenibilità del debito stesso, e le Banche Centrali ne sono ampiamente consapevoli. In secondo luogo, il calo dell’inflazione potrebbe determinare un aumento dei salari reali, che consentirebbe ai consumatori di ammortizzare almeno in parte lo shock economico”.
Sebbene la situazione del contesto macroeconomico non vada sottovalutata, essa non non costituisce comunque una situazione di per sé particolarmente anomala. “Al massimo, essa rispecchia un andamento paradossale dei mercati, che reagiscono più in funzione del posizionamento estremo degli investitori piuttosto che sull’impatto delle informazioni macroeconomiche o geopolitiche che ricevono di continuo. La stretta monetaria del 2022-2023 e le preoccupazioni per la guerra in Ucraina hanno creato, attraverso le vendite innescate, un posizionamento estremamente negativo nei confronti dei mercati azionari”.

Scalare il mulo delle preoccupazioni

La sottoesposizione dei titoli azionari ha posto il mercato nella condizione di dover «scalare il muro della preoccupazione», come direbbero gli investitori anglosassoni. Ma cosa si intende con questo? “Significa – spiega l’esperto – che un posizionamento eccessivamente negativo rispetto alla percezione immediata dei mercati ne consente un successivo apprezzamento. In altre parole, i ritardatari si ritrovano costretti a investire in tutte le azioni a prezzi scontati per cogliere le opportunità”. Tuttavia, alla luce dell’attuale contesto questo non è l’unico adagio degli addetti ai lavori che potrebbe essere utilizzato. “«Compra i ribassi!» è quello che dovrebbero ripetersi gli investitori per non trovarsi alle strette. Il muro si scala e i vuoti vengono colmati da questi investimenti tardivi e obbligati. Ciò accade sino a che il posizionamento resta debole o finché non sopraggiunge une vera e propria variabile negativa, tendenzialmente esogena, come l’irruzione del Covid nelle nostre vite all’inizio del 2020, che ha bruscamente interrotto la paradossale fase di rialzo del 2019”.

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Bad news = good news

Secondo Leroux, proprio la crisi delle banche negli USA, potrebbe provocare il tanto atteso calo dei prezzi e offrire il rimedio al rallentamento economico, sotto forma dell’allentamento monetario tanto atteso dai mercati. “Il posizionamento attuale è decisamente meno negativo rispetto alla scorsa estate, ma ci sono ancora importanti gestioni, diversificate o alternative, ampiamente sotto investite. Queste, grazie alla loro sottoesposizione attuale, potrebbero contribuire al proseguimento del rialzo del mercato. Inoltre, considerate le minacce che continuano a gravare sull’economia e sui mercati, occorrerà che gli investitori ritardatari siano in grado di trasformare notizie negative in notizie positive per sé stessi, secondo quanto consigliato dall’adagio «Bad news is good news!». Ciò è, ad esempio, quanto accaduto negli anni 2010, quando la ricorrente debolezza dell’attività economica garantiva sostegno monetario e liquidità che sostenevano le valutazioni”.

In conclusione

Tra le preoccupazioni menzionate precedentemente, la crisi delle banche statunitensi è si candida ad essere quel tipo di notizia che può essere trasformata da positiva in negativa. “Riducendo l’offerta di credito e costringendo la Banca Centrale statunitense a incrementare massicciamente la liquidità all’interno del sistema finanziario, questa nuova crisi potrebbe offrire allo stesso tempo ciò che il mercato sta aspettando, ossia un calo dell’attività economica per far scendere i prezzi, sia la panacea per la debolezza economica, vale a dire il cambio di politiche da parte dei banchieri centrali. Il paradosso di un mercato in rialzo nonostante fondamentali a rischio potrebbe allora protrarsi fintanto che verrà evitata una forte recessione”, conclude Leroux.

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