Inflazione persistente? Nessuna paura, molte opportunità

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Diversi segnali macroeconomici indicano che l’inflazione è qui per restare. Come convivere con essa e cogliere le opportunità che mette a disposizione degli investitori? Il punto di vista di Carmignac

L’aspettativa di un ritorno duraturo dell’inflazione a circa il 2,5% è pura utopia”. Le parole di Frédéric Leroux, Head of Cross Asset e gestore globale di Carmignac lasciano poco spazio all’interpretazione. Oltre ad un contesto demografico che genera meno risparmi e a un’attività commerciale globale meno dinamica, secondo l’esperto della casa di gestione parigina vi sono infatti due ulteriori elementi che contribuiranno a mantenere l’inflazione elevata nel prossimo futuro. “La decarbonizzazione dell’economia e il cambiamento del nostro rapporto con il lavoro stanno indebolendo l’offerta di beni e servizi, favorendo così l’aumento dei prezzi e mettendo in difficoltà le Banche Centrali”. Ma un’elevata inflazione non significa solo effetti negativi: gli investitori più preparati, infatti, possono trarre vantaggio dalle opportunità che esso mette loro a disposizione. Vediamo insieme perché.

Energia e lavoro mettono in crisi l’offerta

Secondo il gestore di Carmignac, la decarbonizzazione delle economie dei paesi sviluppati ha portato ad un drastico calo degli investimenti nell’industria dei combustibili fossili e ha contribuito all’aumento dei prezzi dell’energia. “Negli ultimi dieci anni – spiega il gestore – sono state investite diverse decine di migliaia di miliardi di dollari a favore della transizione energetica, ma la quota di combustibili fossili nel mix dei consumi di energia a livello globale è diminuita soltanto di poco più di 1 punto, attestandosi all’81%. La combinazione tra il crollo degli investimenti nei combustibili fossili e la loro permanenza nel mix energetico globale racchiude in sé gli ingredienti di una crisi energetica della stessa portata dello shock petrolifero del 1973, che aggravò il ciclo inflazionistico 1965-1980”. “Tutto ciò – aggiunge il gestore – sta determinando la diminuzione strutturale delle riserve energetiche, dal momento che il deficit tra produzione e consumo continua a farsi sempre più ampio”.

Ma non è tutto. Secondo Leroux le dinamiche di cambiamento che investono il mercato del lavoro sono anch’esse causa del persistere dell’inflazione. L’esperienza pandemica, infatti, ha amplificato gli effetti della digitalizzazione, portando alla riduzione del numero delle ore lavorate e di quello dei lavoratori, all’aumento della mobilità del lavoro e, in definitiva ad una perdita di produttività. “Questa situazione rischia fortemente di portare anche a una mancanza di offerta sostenibile. Nel mondo occidentale, il rapporto tra offerte di posti di lavoro e manodopera disponibile si sta avvicinando ai massimi storici: le imprese non riescono più ad assumere per far fronte a condizioni soddisfacenti alla domanda a cui vengono sottoposte. È quindi normale che si inizino a registrare conseguenti aumenti salariali”.

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L’inflazione non se ne andrà presto…

Le attuali politiche restrittive delle banche centrali potranno solo saltuariamente gli effetti del mismatch tra domanda e offerta nel mercato del lavoro e il rincaro dei prezzi dell’energia. “Le recessioni orchestrate dalle politiche economiche e monetarie per ridurre l’inflazione saranno brevi e poco intense. L’inflazione diminuirà, ma ogni volta tornerà ad aumentare”. Secondo il gestore, infatti, il rialzo dei tassi farà vincere la battaglia contro l’inflazione attuale nel breve periodo, ma la recessione che ne seguirà indebolirà i consumi senza risolvere il problema legato al deficit dell’offerta. Le attuali previsioni socio-economiche, infatti, lasciano intravedere una serie di ondate inflazionistiche, che preannunciano una lunga lotta all’aumento dei prezzi, a cui apparentemente il consensus non crede.

“Al contrario, siamo invece convinti che l’inflazione ci accompagnerà per molto tempo. Aumentano infatti i segnali che indicano l’ingresso delle economie avanzate in una fase inflazionistica del ciclo economico sul lungo periodo: durante tale periodo l’offerta non sempre riuscirà a tenere il passo con la domanda”. 

…meglio farsela amica!

Il rapido susseguirsi di periodi di crescita dell’inflazione alimentata dalle pressioni strutturali da un lato e di rallentamenti disinflazionistici orchestrati dalle Banche Centrali dall’altro, ripristina la ciclicità economica. “Ciò penalizza la gestione passiva e impone l’esigenza di tornare a focalizzarsi sulle tematiche che hanno risentito della scomparsa del ciclo economico stesso” spiega Leroux.
Ma che cosa significa questo per gli investitori? Un ritorno alla gestione attiva. “Per quanto concerne il reddito fisso, risulta fondamentale, in primo luogo, selezionare i titoli sia privati che pubblici in grado di prosperare in un contesto di tassi di interesse più alti, prestando altresì attenzione alle situazioni asimmetriche sui mercati emergenti”. Allo stesso tempo, occorre gestire l’esposizione complessiva ai tassi di interesse, sia in termini positivi che negativi. Sui mercati azionari, invece, la previsione di indebolimento dei tassi reali dovrebbe sostenere questi ultimi. “Questa prospettiva giustifica un’esposizione significativa all’oro. Per quanto riguarda la Cina, l’assenza di inflazione in questa fase le conferisce caratteristiche di forte diversificazione”, conclude il gestore.

Edouard Carmignac a Milano

Per approfondire il ruolo che la gestione attiva giocherà nel lungo periodo, Carmignac ha organizzato per il pubblico italiano una conferenza il prossimo mercoledì 29 marzo presso il Museo della Scienza e della tecnica di Milano. Durante l’evento Edouard Carmignac, Chief Investment Officer e co-Fondatore di Carmignac, presenterà insieme agli esperti della casa di gestione parigina lo scenario macroeconomico e le view di lungo periodo


Speciale evento – “Edouard Carmignac a Milano
Mercoledì 29 marzo 2023 alle ore 17:30 CET
Museo della Scienza e della Tecnica, Milano

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