È nuovamente l’inflazione a guidare le decisioni di politica monetaria

Frédéric Leroux racconta come sarà il 2022 ipotizzato da Carmignac nell’ultima Carmignac’s Note

“Il 2022 è iniziato all’insegna dell’inflazione dopo tanti anni in cui la sua costante assenza ha, da un lato, fatto temere l’instaurarsi di una deflazione devastante e, dall’altro, ha lasciato molta libertà alle banche centrali”. Ad affermarlo è Frédéric Leroux, Head of cross asset e Fund manager di Carmignac. Secondo l’esperto, quello appena cominciato è “uno di quegli anni ricchi di sfide e stravolgimenti, più in sintonia con la nostra vocazione di gestori attivi, rispetto a quelle annate monolitiche in cui la performance è il risultato frustrante di una decisione banale e unica: conservare gli investimenti, in modo passivo”.

Le conseguenze del ritorno dell’inflazione

Nel 2022 è l’incertezza a fare da padrona: prima conseguenza dell’andamento dell’inflazione e degli sbalzi della politica monetaria, costretta ad aumentare in modo significativo i tassi di interesse futuri per trovare una soluzione in tempo reale. Per oltre un decennio, infatti, “le banche centrali e i mercati, in base alle aspettative espresse o agli eccessi commessi, hanno scelto la politica monetaria da attuare, senza alcun vincolo se non quello dettato dalle loro esigenze” sottolinea l’esperto. Oggi, al contrario, è l’inflazione a guidare le decisioni di politica monetaria, e non viceversa. Il mandato di stabilità dei prezzi lo impone. “La volatilità dei mercati obbligazionari è quindi destinata ad aumentare, e di conseguenza quella dei mercati azionari” spiega Leroux.
La seconda conseguenza del comeback dell’inflazione è il fatto che le banche centrali potrebbero essere indotte a riassorbire liquidità, anche se si sta delineando o registrando un rallentamento. Un atteggiamento probabile, questo, da parte degli Stati Uniti (e forse dall’Europa in futuro).

Come Carmignac ha adattato la strategia di investimento

In questo contesto, come ha adattato Carmignac la propria strategia di investimento? Le previsioni di un inasprimento delle condizioni finanziarie hanno portato i gestori a ridurre le esposizioni ai mercati del credito. Nuove posizioni sono state invece aperte sui mercati emergenti, che a detta degli esperti sono stati penalizzati in modo indiscriminato nonostante l’eterogeneità dei loro fondamentali. “Abbiamo mantenuto, e in alcuni casi anche rafforzato, le posizioni corte nei tassi core” aggiungono i gestori.
Anche le borse mondiali non hanno ignorato la prospettiva di riduzione degli stimoli monetari (settore energetico a parte). I fattori macroeconomici, su cui si è concentrata l’attenzione, a discapito dei fondamentali microeconomici delle imprese, hanno determinato una sovraperformance dei settori value rispetto ai growth. “In questo contesto turbolento, la nostra strategia azionaria core è incentrata sia su società in crescita ad alta visibilità che su titoli difensivi” spiegano dal team.
“A nostro avviso, i mercati hanno reagito in modo eccessivo al movimento sostenuto dei tassi di interesse” affermano gli esperti. “In tempi brevi i fondamentali delle imprese torneranno a essere determinanti, il che dovrebbe favorire i titoli di qualità”.
I gestori di Carmignac hanno quindi, da un lato, coperto una parte degli investimenti azionari e, dall’altro, introdotto in portafoglio posizioni che presentano una correlazione positiva con l’aumento dei tassi di interesse e con un contesto di rialzo dei prezzi persistente. “Il contesto inflazionistico potrebbe favorire il settore delle materie prime, mentre le banche potrebbero trarre vantaggio da tassi di interesse più alti” concludono dalla società.

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