La più grande alleata della finanza sostenibile? La trasparenza

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Trasparenza per tutelare il cliente e promuovere investimenti che siano realmente sostenibili. Dalla direttiva Mifid II al regolamento Sfdr, ecco l’approccio dell’Unione europea per una finanza davvero green

La sostenibilità è uno dei trend più importanti dei mercati finanziari, ma non tutto ciò che luccica è oro: più precisamente, non sono sostenibili tutti gli investimenti che si professano tali. Ecco allora che garantire la trasparenza diviene una sfida chiave per il futuro degli investimenti Esg (legati alle tematiche ambientali, sociali e di governance). Lo ha capito bene il legislatore europeo, che ha adottato nel tempo una serie di normative volte a regolamentare la finanza sostenibile, sia per tutelare gli investitori sia per evitare fenomeni di greenwashing. Facciamo il punto della situazione con gli esperti di Carmignac.

La Direttiva Mifid II

In seguito alla crisi finanziaria del 2008, le autorità europee hanno adottato un insieme di regole volto a tutelare gli investitori al dettaglio, noto come Mifid (Markets in financial instruments directive). Il suo più recente pacchetto normativo (Mifid II, in vigore dal 2018) ha rafforzato gli obblighi posti in capo agli intermediari finanziari: tra essi, spiegano gli esperti di Carmignac, spicca quello della trasparenza. Secondo la normativa, infatti, l’intermediario deve obbligatoriamente consegnare prima della sottoscrizione di un prodotto finanziario il c.d. Kiid (Key investor information document), un documento contenente le informazioni chiave per gli investitori. “Per azioni, obbligazioni, quote di fondi di investimento, Sicav (società di investimento a capitale variabile) devono essere specificate le caratteristiche di tali prodotti, sia in termini di livello di rischio, che di orizzonte temporale di investimento, mercato target, etc. Il cliente viene inoltre informato dell’esistenza e dell’importo, o della modalità di calcolo, di compensi e commissioni pagati o forniti da soggetti terzi” aggiungono dalla società.

Insieme alla trasparenza delle informazioni, la direttiva Mifid II garantisce agli investitori un’ulteriore tutela: a ciascuno di essi, infatti, potranno essere proposti solamente prodotti e servizi che siano idonei al proprio profilo di investimento. Ma come viene identificato quest’ultimo? Quando si stabilisce un rapporto di consulenza, gli intermediari finanziari devono sottoporre ai loro clienti o potenziali tali un questionario di idoneità, che “consente di definire il profilo dell’investitore, e di condizionare la tipologia di prodotti o servizi che possono essergli offerti. Pertanto, ai clienti viene offerta una consulenza adeguata al loro profilo, in linea con il loro livello di conoscenza e di esperienza in materia di investimenti, con la loro situazione finanziaria e con i loro obiettivi”, spiegano gli esperti di Carmignac. In linea con le politiche europee di promozione degli investimenti Esg, dal 2 agosto 2022 gli intermediari sono inoltre tenuti a raccogliere le preferenze e le indicazioni dei clienti relative alla sostenibilità.

Il regolamento Sfdr

Nell’ottica di incentivare la finanza sostenibile, la relazione tra intermediario e investitore non è l’unico ambito in cui il legislatore dell’Ue è intervenuto. Dal 10 marzo 2021 è infatti in vigore il Regolamento sull’informativa di sostenibilità del settore dei servizi finanziari (Sfdr), che impone ad asset manager e intermediari finanziari ulteriori obblighi informativi. In primo luogo, essi devono rendere note e divulgare informazioni relative alle modalità con cui il rischio di sostenibilità viene preso in considerazione e, secondariamente, devono esplicitare i principali effetti negativi degli investimenti da loro proposti rispetto ai fattori di sostenibilità (Pai, Principal adverse sustainability impacts).
“In tale contesto – spiegano gli esperti della casa di gestione francese – il Regolamento richiede alle società di gestione patrimoniale di classificare i propri fondi in base agli obiettivi perseguiti”. Più in particolare, in base alla rilevanza attribuita ai criteri Esg, gli strumenti finanziari sono raggruppati in tre distinte categorie, individuate e disciplinate dagli articoli 6, 8 e 9 della Sfdr.
L’articolo 6 individua i prodotti non focalizzati sulla sostenibilità, i quali non possono utilizzare i termini “Esg” o “sostenibilità”, né possono essere promossi come sostenibili.
L’articolo 8 raggruppa invece strumenti finanziari che promuovono caratteristiche sociali e/o ambientali: possono in parte includere anche investimenti sostenibili, ma collocano denaro perlopiù in attività di altro tipo e sono per questo detti “light green”.
L’articolo 9 individua infine i prodotti che hanno come principale obiettivo gli investimenti sostenibili, e sono per questo detti “dark green”.

La Tassonomia europea

L’ultimo tassello della regolamentazione dell’Ue in materia di sostenibilità è la c.d. Tassonomia europea. Essa è un sistema di classificazione che stabilisce in maniera univoca quali attività economiche possono essere considerate ambientalmente “sostenibili”, definendo obiettivi, ambiti di applicazione e criteri da utilizzare al fine di definire ecosostenibile una data attività.

In conclusione

“Attraverso queste diverse normative – concludono gli esperti di Carmignac – l’Ue intende facilitare la divulgazione di informazioni più chiare e trasparenti per i risparmiatori, al fine di aiutarli a comprendere meglio le soluzioni che vengono loro offerte. Agevolando il confronto fra i prodotti finanziari, tali norme aiutano le famiglie a investire i loro risparmi in linea con i propri obiettivi. Per rispondere a questa esigenza, Carmignac mette a disposizione dei suoi clienti una gamma di fondi che consentono loro di intraprendere azioni concrete nel rispetto dei loro obiettivi di investimento. Inoltre, il 90% dei nostri asset in gestione integra caratteristiche ambientali e sociali, o ha un obiettivo di investimento sostenibile”.

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