Come e perché puntare sull’obbligazionario dei paesi emergenti

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Diversificazione, alti rendimenti e possibilità di trarre opportunità dall’inversione del ciclo dei tassi: l’obbligazionario dei paesi emergenti sorridono agli investitori pronti ad adottare una strategia flessibile

Mentre la recessione si fa sempre più vicina per le economie sviluppate, i paesi emergenti cresceranno di circa tre volte rispetto a queste ultime nel corso del 2023. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, infatti, per quest’anno si prevede una crescita dell’1,3% per i paesi sviluppati a fronte di quella pari al 3,9% per le controparti emergenti. In particolare, nuove opportunità si stanno profilando nel segmento dell’obbligazionario emergente, dove le valute possono offrire un driver aggiuntivo di performance, oltre che fonte di diversificazione. Ne abbiamo parlato con Joseph Mouawad, portfolio manager di Carmignac.

L’inflazione ha messo sotto stress le economie dei paesi più sviluppati, mentre sembra non aver avuto tale effetto su quelli emergenti. A cosa si deve tale differenza?

Negli ultimi anni, di regola, i mercati emergenti si sono mostrati più resilienti dinnanzi alle crisi economiche rispetto alle economie sviluppate ed in particolare Cina, India, Brasile e Indonesia hanno registrato una crescita relativamente robusta. Siamo convinti che il differenziale di crescita tra le economie emergenti e quelle sviluppate sia destinato ad allargarsi ulteriormente alla luce dell’imminente recessione che investirà queste ultime. Al contrario, i mercati emergenti hanno affrontato relativamente bene l’inflazione negli ultimi anni e saranno i primi a invertire il ciclo dei tassi sospendendo gli aumenti e iniziando i tagli. In definitiva, il persistere di un’inflazione elevata potrebbe quindi aprire anche opportunità di investimento nei mercati emergenti.

Alla luce dello scenario delineato, quali opportunità si profilano per gli investitori?

L’inflazione può creare interessanti opportunità sia nel breve che nel lungo periodo. Per quanto concerne il breve, occorre focalizzarsi in settori o attività che potrebbero beneficiare dell’aumento dei prezzi, come ad esempio cibo, energia o materie prime. Nel lungo periodo, invece, l’inflazione spinge governi e aziende a mettere in campo riforme strutturali per migliorare il clima degli investimenti e sollecitare la crescita. Deregulation, liberalizzazioni e privatizzazioni possono creare nuove opportunità in settori in origine chiusi o fortemente regolamentati.
Ma non è tutto. L’inflazione, infatti, può rendere le valute dei mercati emergenti più attraenti per gli investitori stranieri, soprattutto se i tassi di interesse sono aumentati in risposta ad essa. Tale scenario, infatti, attrae di regola flussi di capitale che incrementano il valore della valuta locale.

Messo a fuoco l’orizzonte temporale, spostiamoci invece sulle diverse asset class. Quale e perché risulta la più preferibile per investire nei mercati emergenti?

L’azionario offre certamente un potenziale per rendimenti interessanti. Le imprese, infatti, hanno spesso più spazio per crescere e possono essere valutate in modo più favorevole rispetto a quelle loro comparabili che operano nei mercati sviluppati. Tuttavia, anche i rischi sono più elevati: le aziende sono infatti più esposte all’instabilità politica ed economica, e più vulnerabili rispetto alle fluttuazioni valutarie e ad altre tipologie di rischio.
Per quanto concerne l’obbligazionario, i titoli delle economie emergenti sono spesso visti come una copia rispetto alle loro controparti dell’equity. Ma tale concetto è superato: In primo luogo perché non presentano più un rischio simile a quello dell’equity e, in secondo luogo, perché possono oggi persino rivelarsi un valido strumento per diversificare il portafoglio. I rendimenti sono oggi molto più alti rispetto alla media degli ultimi cinque anni e i nostri fondi dedicati sono stati capaci di generare rendimenti a due cifre mantenendo un rating medio di tipo investment grade. Inoltre, questa asset class può funzionare anche in un mercato azionario ribassato, poiché le banche centrali dei mercati emergenti hanno molto spazio per allentare la politica monetaria.

Qual è la strategia di Carmignac per investire nell’obbligazionario dei paesi emergenti e in che cosa il suo approccio si differenzia da quello dei suoi concorrenti?

Il nostro fondo, Carmignac Patrimoine EM Debt, è stato lanciato nel luglio 2017 e mira a sovraperformare il suo benchmark, rappresentato un indice dei titoli di Stato dei mercati emergenti denominati in valuta locale. Il fondo permette di accedere ad un vasto universo di investimenti e la nostra strategia flessibile ci consente di investire in qualsiasi regione segmento obbligazionario, come ad esempio valute, titoli di Stato e obbligazioni societarie. A seconda della fase del ciclo economico in cui ci troviamo e delle opportunità specifiche del paese, ciascuna tipologia può servire come fonte di prestazioni per il fondo. Ma non è tutto: il fondo, infatti, adotta un approccio total return con uno Sharpe ratio attraente, indipendentemente dal contesto di mercato e con un orizzonte di investimento di tre anni. In questo modo siamo in grado di partecipare ai mercati in crescita, implementando se necessario un approccio difensivo quando le aspettative del mercato peggiorano, schermando in tal modo il portafoglio rispetto ai rischi di mercato.

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