2022: tempo di imparare a convivere con l’inflazione elevata

Il contesto macroeconomico che si va delineando per il 2022 potrebbe costringere gli investitori a orientarsi verso le aziende e settori in grado di sopportare il rialzo prolungato dei prezzi.

Le aziende in grado di generare crescita preservando i margini saranno quelle che riusciranno a trarre vantaggio dal contesto macroeconomico nel 2022. Con esse, anche quelle capaci di trarre profitto dai fattori inflazionistici. A sostenerlo sono gli esperti di Carmignac. “Dopo un 2021 caratterizzato da un vivace rimbalzo dell’economia globale e un forte aumento dei prezzi, gli investitori dovranno ora fare i conti con un’inflazione più duratura del previsto, a cui si aggiungono i tassi di interesse al rialzo e il ritorno a un ritmo di crescita meno sostenuto”. In tale contesto, la gestione attiva potrebbe offrire diverse opportunità.

Il contesto macroeconomico

Lo scorso novembre, il presidente della Federal Reserve (Fed), Jerome Powell, ha affermato che “transitorio” non era il termine più accurato per descrivere la natura dell’elevato tasso di inflazione. A distanza di circa 3 mesi, infatti, l’indice dei prezzi al consumo (Ipc) statunitense ha continuato la sua salita (dal 6,2% di novembre al 7,5% di febbraio 2022). Una situazione riscontratasi anche nei paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), dove l’Ipc è ulteriormente aumentato a novembre attestandosi al 5,8%, come non accadeva da 25 anni. Ritenuta transitoria fino a qualche mese fa, quindi, l’inflazione sembra ormai più radicata e, secondo Frédéric Leroux, membro del Comitato di investimento strategico di Carmignac, “l’aumento dei prezzi rischia di protrarsi per diversi mesi prima di rallentare e l’inflazione potrebbe essere alimentata da fattori più persistenti”.

Quali sono i principali rischi?

I principali rischi che incombono potenzialmente sul 2022 sono: la strategia di azzeramento dei casi Covid messa in atto dalla Cina, che ha portato alla chiusura dell’economia del Paese; un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime (dall’inizio dell’anno, l’indice Bloomberg commodity ha già registrato un aumento pari a circa il 12,2%); l’aggravarsi della crisi geopolitica in Ucraina, che ha già avuto ripercussioni sul prezzo delle fonti fossili (gas e petrolio in primis).
“In tutti questi anni gli interventi della Fed statunitense si sono basati sul comportamento degli investitori. Ora è l’inflazione a incidere sulle decisioni della Fed”, valuta Leroux. Il contesto inflazionistico potrebbe infatti indurre le Banche centrali (incaricate di regolare l’attività economica) ad aumentare ulteriormente i tassi di interesse.
I rialzi dei tassi rischiano di condizionare l’economia globale. “Secondo le nostre stime, la crescita mondiale potrebbe rallentare a un ritmo del 4% quest’anno, dopo un aumento del 5,5% nel 2021”, spiegano gli esperti.

Dove rifugiarsi?

In Borsa, il contesto di tensioni inflazionistiche e rallentamento economico giustifica l’adozione di un approccio difensivo. “Potrebbero essere favorite le società in grado di aumentare i prezzi di vendita a fronte di un aumento dei costi”, spiega Raphaël Gallardo, chief economist di Carmignac. “Gli investitori potrebbero anche orientarsi verso i titoli meno sensibili alla congiuntura economica come le società che commercializzano beni e servizi essenziali (alimentari, igiene personale, salute…)”.
Parallelamente, l’aumento dei prezzi dell’energia potrebbe sostenere il settore energetico mentre le banche potrebbero beneficiare dell’aumento dei tassi di interesse.
“Se il momento ideale per investire non è mai scontato, un contesto come quello che prevediamo può far emergere opportunità che bisogna saper intercettare. In qualità di investitori di lungo termine, il nostro orizzonte di investimento va ben oltre qualche mese”, ricorda Kevin Thozet, membro del Comitato di Investimento di Carmignac.

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