Lo smart working decreterà la fine delle grandi città come New York?

La pandemia ha favorito l’adozione dello smart working, ma anche con la ripresa economica questo trend non sembra destinato a fermarsi. Quali le implicazioni per uffici e città?

“Entro il 2022 circa il 25% dei dipendenti statunitensi potrebbe lavorare da remoto, a fronte di un mero 5% prima della pandemia, e molti sceglieranno di vivere in zone meno costose e affollate”. Così Jared Franz, Economista di Capital Group. La pandemia ha cambiato i modi di vivere delle persone e le loro abitudini lavorative. Secondo la ricerca Why working from home will stick condotta dal National Bureau of Economic Research, il 77% dei 33.250 intervistati da maggio 2020 a marzo 2021 ha dichiarato di voler continuare a lavorare da remoto almeno un giorno la settimana, mentre il 31% preferirebbe adottare questa modalità per l’intera settimana. Inoltre, il 64% degli intervistati ha dichiarato che la propria azienda è favorevole al telelavoro almeno per una parte del tempo. Una tendenza, quella dello smart working, che si riflette su economia, mercati finanziari e il futuro delle città.


Risultato del sondaggio: quanti giorni a settimana vorresti lavorare da casa?
Fonte: documento di lavoro del National Bureau of Economic Research, “Why working from home will stick”.

Dallo smart working alla deurbanizzazione

Negli Stati Uniti, ad esempio, il lavoro da remoto ha causato lo spostamento di circa 5 milioni di persone dal centro città alle periferie e ai sobborghi durante il 2020, secondo i dati dello U.S. Department of Commerce, Visa Business ed Economic Insights. Che ne sarà dunque degli uffici e degli esercizi commerciali che funzionano grazie alla forza lavoro?
“Non credo affatto che assisteremo alla morte delle grandi città,” spiega Franz, “ma è pur vero che abbiamo probabilmente raggiunto il picco di densità per centri urbani come Chicago, Los Angeles, New York e San Francisco. Le metropoli dovranno adattarsi a un mondo in cui gran parte della forza lavoro non frequenta più l’ufficio quotidianamente”. Ma non solo le città ne risentiranno: secondo Lisa Thompson, Gestore di portafoglio azionario di Capital Group, “anche le finanze statali e locali potrebbero essere penalizzate”. Infatti, “la deurbanizzazione esercita una forte pressione su Stati come New York e la California, che fanno affidamento sulla base imponibile molto elevata dei cittadini più abbienti di Manhattan, Los Angeles e San Francisco. Alla fine, gli Stati che hanno beneficiato enormemente del concetto di megalopoli potrebbero trovarsi in difficoltà”. Tuttavia, seguendo il pensiero di Frank, anche Thompson è convinta che le metropoli sapranno adattarsi e continueranno a prosperare nel mondo post-Covid. “Le grandi città sono realtà resilienti, con una lunga storia di recupero da tempi difficili. Oggi”, conclude Thompson, “se è vero che le persone di una certa età possono tranquillamente vivere in periferia, i giovani non possono fare a meno della vivacità e degli intrattenimenti offerti dai centri urbani. Anche questa volta, le città sapranno reinventarsi”.

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