Russia-Ucraina: dopo l’inflazione, un altro timore per le banche centrali?

L’escalation militare tra Russia e Ucraina rappresenta un’ulteriore preoccupazione per le banche centrali. Ne parliamo con gli esperti di Capital Group

La discussione riguardo al rialzo dei tassi di interesse statunitensi a fine mese avverrà, comunque vada. L’ha annunciato ieri, mercoledì 2 marzo 2022, il presidente della Federal reserve (Fed) americana Jerome Powell, in audizione presso il Comitato dei servizi finanziari della Camera Usa. Nonostante “gli effetti a breve termine sull’economia statunitense dell’invasione dell’Ucraina, della guerra in corso, delle sanzioni e degli eventi a venire, rimangono altamente incerti” e il fatto che gli Usa dovranno “essere agili nel rispondere ai dati in arrivo e alle prospettive di evoluzione”, dalle parole di Powell è emersa l’intenzione di non rinunciare al rialzo dei tassi di interesse durante il mese di marzo. Nello specifico, l’aumento che il board del Federal open market committee (Fomc) discuterà il 15-16 marzo sarà nell’ordine dei 25 punti base.

Se l’intento della Fed sembra chiaro, quale la prospettiva della Banca centrale europea (Bce)? Secondo Robert Lind, Economista di Capital Group, “la Bce potrebbe agire più cautamente in termini di rientro da una politica monetaria espansiva, che guarderà a come si muoveranno i mercati finanziari e i prezzi delle materie prime”.

Più attento sarà invece l’impegno dei governi europei, secondo Lind. “Mi aspetto che questi si faranno avanti per supportare famiglie e imprese e proteggere da un rialzo nei prezzi dell’energia, rinforzando le misure intraprese negli ultimi mesi. Nel caso peggiore di una interruzione nell’offerta di gas naturale e prezzi elevati, i governi potrebbero limitarne la domanda, compensando le imprese coinvolte”.

A non dover mancare secondo Lind, tuttavia, è la consapevolezza che un’ottica di lungo periodo aiuterà gli investitori a non farsi influenzare dagli sconvolgimenti del breve. “Se si analizza la performance dell’indice Standard & Poor’s dal 1975 ad oggi, si vedrà che la performance non è stata inficiata dagli eventi geopolitici”.

I mercati azionari hanno storicamente superato gli eventi geopolitici
Fonte: Capital Group

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