Il rischio idrico minaccia di assetare il mercato dei microchip

Le conseguenze del climate change impattano anche l’acqua, risorsa cruciale per il comparto dell’elettronica. Per gli investitori occorre quindi capire come le aziende del settore intendano affrontare i rischi da ciò derivanti. Il punto di Capital Group

Lo stress idrico preoccupa non solo i climatologi, ma anche gli investitori, soprattutto quelli dei mercati tech. Il comparto dei semiconduttori, ad esempio, risulta particolarmente esposto al rischio idrico, evidenzia il Water Impact Index di Carbon disclosure project (Cdp), organizzazione non governativa internazionale che studia l’impatto ambientale di aziende e città. L’indice mostra come il settore sia tra i più dipendenti da ingenti quantità di acqua corrente e tra i più potenzialmente inquinanti, classificandosi come “critico” (livello 16 su 18, dove 18 è il massimo). Per questa ragione, in un’ottica di risk management “capire in che modo le aziende gestiscono le proprie scorte di acqua può essere un fattore cruciale nell’anticipare le loro performance nel lungo periodo” spiega Matt Lanstone, Head of esg research and investing di Capital Group.

Il rischio idrico per il settore dei semiconduttori

I semiconduttori sono componenti necessari per l’assemblaggio dei microchip e sono presenti nella maggior parte degli apparecchi elettronici. Su tale settore grava tuttavia un duplice rischio legato alla scarsità d’acqua. In primis, lungo tutta la sua catena del valore è richiesto un ingente dispendio di risorse idriche, dai processi di estrazione dei metalli rari sino alla pulizia dei conduttori mediante acqua purificata. Per mitigare tale esposizione, numerose aziende leader del settore hanno sviluppato un nuovo approccio per la gestione delle scorte idriche basato sull’efficientamento e il riciclo dell’acqua. “Ciò ha permesso loro di riciclare fino al 90% dell’h2o utilizzata e di rafforzare al tempo stesso la sostenibilità dei processi operativi nel lungo periodo” precisa Lanstone.
Secondariamente, gli impianti di produzione delle principali aziende del comparto hanno sede in aree geografiche esposte a forte stress idrico, come l’Arizona. Lo stato americano è divenuto tra la metà degli anni Novanta e oggi un hub nevralgico a livello mondiale per la produzione di semiconduttori. Il suo territorio presenta tuttavia un clima arido e semiarido, con precipitazioni annue medie che variano dagli 8 ai 100 cm.


La cartina mostra i livelli attesi di stress nel 2021 idrico in uno scenario di previsione ordinario
dei fenomeni di cambiamento climatico. Fonte: Capital Group.

Stress idrico e semiconduttori: l’esempio di Intel

Nonostante la crisi climatica abbia peggiorato del 72% la siccità nel sudovest americano tra il 2020 e il 2021, secondo i dati della National oceanic and atmospheric administration, le aziende dei semiconduttori nel territorio non si fermano. Intel, gigante tech e seconda produttrice del mondo di semiconduttori (12,5% di market share secondo Statista al 2021) ha ampliato proprio lo scorso anno il suo sito di produzione a Chandler, AZ,  dichiarando di essere con molta probabilità in grado di soddisfare il fabbisogno idrico annuale dell’impianto, pari a oltre 60 milioni di metri cubi d’acqua (ovvero il consumo annuo dei circa 1,6 milioni di abitanti della città di Phoenix). Questo nonostante sia previsto che il fiume Colorado, principale fonte di approvvigionamento idrico delle fabbriche di semiconduttori in California e Arizona, vedrà la propria portata ridotta del 18% tra 2021 e 2022.

Qualche numero

Quali i passi intrapresi da Intel per limitare la propria esposizione al rischio idrico? “In un incontro con Capital Group, l’azienda ha illustrato i processi che le hanno permesso di riciclare l’80%-90% dell’acqua che utilizza: Intel consuma oggi solo una piccola percentuale di acqua potabile nella regione” spiega Lanstone. “Gli impianti di depurazione presenti nel sito produttivo di Chandler, infatti, sono in grado di re-immettere l’acqua riciclata sia nei propri impianti che nella rete idrica pubblica”. In aggiunta agli impianti di riciclo, Intel ha notevolmente migliorato la propria efficienza energetica . “Se durante gli anni Novanta, gli impianti utilizzavano per la produzione dei microchip circa 2 galloni acqua pubblica per ogni gallone di acqua ultrapura, nel 2021 il rapporto si è oggi ridotto a 1.1, raggiungendo così un livello di efficienza idrica pari al 90%” fa notare l’esperto di Capital Group. Dal 1998 Intel ha investito 220 milioni di dollari nella preservazione dell’acqua: ciò le ha fatto risparmiare oltre 50 milioni di galloni e ridurre di oltre il 50% l’utilizzo di acqua dolce, espandendo allo stesso tempo le proprie attività in un’area colpita dalla siccità.

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