Lavoro e inflazione: l’impatto sociale delle scelte della Fed

Negli Stati Uniti, il mercato del lavoro è forte e l’inflazione continua a correre. Le prossime scelte della Federal Reserve avranno, inevitabilmente, un impatto sociale

Le prossime decisioni della Federal Reserve (Fed) potrebbero comportare un impatto sociale non trascurabile. “Se la Fed decidesse di mantenere un atteggiamento accomodante, i prezzi di cibo ed energia sarebbero i più soggetti ad accelerazione” spiegano Ritche Tuazon, Timothy Ng e Thomas Hollenberg, Fixed income portfolio managers di Capital Group. In questo caso, a subirne il contraccolpo maggiore sarebbero coloro che sono meno in grado di sostenere costi più elevati di beni essenziali. “Se, al contrario, attuasse una politica di inasprimento aggressiva e ostacolasse la crescita, il tasso di disoccupazione potrebbe aumentare e gli aumenti salariali sarebbero ridotti”. Un equilibrio delicato, che vede il mercato del lavoro, da un lato, e la stabilità dei prezzi dall’altro: l’ago della bilancia della Fed sembra, però, propendere verso la lotta all’inflazione.

L’inflazione  

A febbraio, l’indice dei prezzi al consumo (Cpi) statunitense ha sfiorato il 7,9% (6,4% anno su anno). Il 28 febbraio, la componente del Cpi relativa agli affitti (la più importante negli Usa) ha registrato una variazione annuale pari al 4,8%, ad un ritmo che non si rilevava dagli anni ’90. “Continuiamo ad assistere a un incremento delle pressioni sui prezzi nelle principali categorie” commentano gli esperti “e crediamo che ci sia una probabilità del 50% che il Cpi acceleri ancora nei prossimi mesi”. Anche prima dell’invasione russa, le prospettive di inflazione erano peggiorate. Nella riunione di dicembre 2021, la proiezione mediana del Federal open market committe (Fomc) per la fine del 2022 è balzata dal 2,6% al 4,3%. Ora, ai fattori già pre-esistenti (strozzature nelle catene di approvvigionamento, forte domanda di beni) si sommano la guerra e i timori che porta con sé per le forniture di energia e cibo. “L’impennata riguarderà l’energia, i metalli, le materie prime e i prodotti agricoli” aggiungono da Capital Group. “Il Bloomberg Commodity Index è già raddoppiato negli ultimi 2 anni, un aumento che non si vedeva dall’inizio degli anni ’80. Se la Fed non dovesse intervenire, è probabile che l’impatto maggiore sarà avvertito dai consumatori a basso reddito poiché cibo e gas costituiscono una grande percentuale della loro spesa”.

Il mercato del lavoro

A febbraio, gli Stati Uniti (Usa) hanno registrato la creazione di 678.000 nuovi posti di lavoro (1,75 milioni negli ultimi tre mesi), portando il tasso di disoccupazione al 3,8%. Nello stesso periodo, il tasso di partecipazione alla forza lavoro è rimbalzato al 62,3%, il livello più alto da marzo 2020. Anche i tassi di dimissioni sono storicamente elevati, a indicare che i lavoratori hanno fiducia nella loro capacità di trovare un altro lavoro, spesso con una retribuzione migliore. Il salario orario medio è rimasto stagnante tra gennaio e febbraio, ma rimane in crescita del 5,1% negli ultimi 12 mesi. L’aumento delle retribuzioni e altri indicatori sono indice di una continua pressione sul mercato del lavoro, che il presidente della Fed, Jerome Powell, ha definito ad un “livello malsano” di rigidità, dato da un evidente squilibrio tra domanda e offerta (per ogni persona che cerca lavoro, ci sono un record di 1,7 offerte pubblicate).

L’ago della bilancia Fed: l’inflazione

La Fed rimane concentrata sulla lotta all’inflazione nonostante le prospettive di crescita smorzate a causa della guerra in Ucraina. “Il mercato del lavoro è molto forte e l’inflazione è troppo alta” ha affermato Jerome Powell all’Economic conference tenutasi il 22 marzo. “Siamo profondamente consapevoli che l’inflazione elevata impone notevoli difficoltà. È evidente la necessità di agire rapidamente per riportare l’orientamento della politica monetaria a un livello più neutrale”. Un impegno, perciò, a ripristinare la stabilità dei prezzi preservando nel contempo un mercato del lavoro forte. “Riteniamo che il piano più probabile della Fed sarà quello di spostarsi costantemente verso una politica restrittiva con rialzi consecutivi di 25 punti base fino a quando i tassi ufficiali non saranno pari o leggermente al di sopra della neutralità” concludono gli esperti di esperti di Capital Group. “Tuttavia, non escludiamo la possibilità che la banca centrale si muova in modo più deciso”.

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