L’imprenditoria cinese è giovane, in salute e cresce

Nonostante le difficoltà legate alla pandemia e alle nuove strette nella regolamentazione, l’imprenditoria cinese sta riuscendo ad adattarsi al cambiamento, continuando a crescere

L’imprenditorialità cinese è giovane, in salute e cresce. Lo conferma Winnie Kwan, gestore di portafoglio azionario di Capital Group, di ritorno dal suo primo viaggio in Cina dopo più di 15 mesi. Nonostante la pandemia e le incertezze legate all’intervento del governo nel settore privato abbiano fatto aumentare i rischi legati agli investimenti nel territorio, “c’è ancora molto interesse da parte di venture capitalist e investitori di private equity” afferma l’esperto, “e abbiamo incontrato diversi imprenditori e fondatori di società che avevano tra i 20 e i 30 anni. Si avverte anche un senso di orgoglio rispetto al confronto tra i risultati ottenuti”.

Gli imprenditori cinesi non si arrendono

Le incertezze sulla regolamentazione si sono aggravate rapidamente a partire da luglio 2021 e i rischi per gli investitori sono aumentati. A discapito di ciò, secondo l’esperto di Capital Group, l’imprenditoria cinese offre ancora numerose opportunità d’investimento.
Già nel 2019, la Cina aveva migliorato per il secondo anno consecutivo il suo punteggio nell’Ease of doing business rank, classifica mondiale pubblicata annualmente dalla World Bank. Su 190 paesi, il Dragone si posizionava al 31° posto, in crescita rispetto al 46° del 2018. “Ho rilevato un senso di meritocrazia apprezzato dai giovani” racconta Kwan, “il duro lavoro più la creatività possono produrre risultati, che potrebbero equivalere a molta ricchezza”. Anche le tematiche sociali e ambientali stanno emergendo: “le donne si sentono più emancipate e i Kpi (Key performance indicators) per i funzionari locali includono ora i vantaggi competitivi, nonché un ambiente ecologico e pulito per le città”.

Imprenditoria cinese: una rapida evoluzione

L’imprenditoria è agevolata da un contesto di continua evoluzione e innovazione. “La Cina è costituita da molte economie regionali che si stanno rapidamente trasformando” spiega Kwan. Il settore sanitario sta conoscendo una notevole espansione nella regione del delta del fiume Yangtze intorno a Shanghai, in città come Suzhou e Wuxi. Verso l’interno del paese, Heifei e Hangzou sono invece hub per la produzione di componenti e per l’industria automobilistica dei veicoli elettrici. La regione del Guangdong, poi, è definita il “motore economico della Cina” e con un Prodotto interno lordo pari a 1700 miliardi nel 2020 (dati dell’Italian trade agency) è ancora sede di piccole imprese mercantili, commercianti e fornitori di servizi di nicchia. Shenzhen, che si trova lungo la costa sud-occidentale della provincia, viene infatti definita la “Silicon Valley” del paese.


Fonte: Capital Group.

Il settore manifatturiero

 Il paese, sull’onda dell’innovazione, continua a risalire la catena del valore nel settore produttivo e dell’export. Batterie per veicoli elettrici, e sistemi di energia solare e apparecchiature di automazione ne rappresentano i cavalli di battaglia.
Uno dei temi che, insieme alla domanda di energie rinnovabili, hanno guidato il rilancio della produzione in Cina è stato appunto lo sviluppo e l’inserimento dell’automazione nei processi. La regione del delta del fiume Yangtze sta adottando l’automazione e si configura come il centro della rinascita manifatturiera in Cina. “Nel 2020 ha rappresentano il 20% della produzione economica del paese”, conclude Kwan.

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