Giappone: prove di resilienza economica con la sponda del turismo

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Il Paese del Sol Levante cercherà di evitare la recessione quest’anno nonostante i venti contrari a livello globale. In particolare il turismo può essere un alleato importante per l’economia nipponica

Dopo due anni di chiusura a causa della pandemia, l’11 ottobre il Giappone ha riaperto le porte ai turisti, ma questo basterà ad alleviare gli effetti della recessione nel Sol Levante?
Tornare alla normalità economica pre-covid sembra essere più difficile di quanto si potesse immaginare: alla crisi della filiera si è aggiunta anche una forte instabilità geopolitica che insieme hanno portato al crollo dei mercati e alla rapida scalata dell’inflazione. Cosa ci si può aspettare accadrà nel corso del 2023 in Giappone?

Tra effetto riapertura e impennata dell’inflazione

L’economia nipponica si è contratta dello 0,8% annualizzato nel terzo trimestre del 2022 con i rischi di una recessione globale, l’incertezza economica nella vicina Cina, lo yen debole e l’aumento dei costi delle importazioni che hanno danneggiato consumi e attività industriale. L’ultimo trimestre del 2022 dovrebbe però segnare una ripresa proprio in virtù della revoca delle restrizioni Covid alle frontiere. Intanto continua ad aumentare l’inflazione nel Paese del Sol Levante: secondo l’Ufficio nazionale di statistica, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha registrato a dicembre 2022 una variazione pari a +4% su anno rispetto al +3,7% di novembre. Si tratta del ritmo di crescita dei prezzi più ampio dal 1981 e per il nono mese consecutivo sopra l’obiettivo della Bank of Japan. Proprio l’istituto centrale nipponico ha optato per continuare la sua politica monetaria ultra espansiva, non seguendo Federal Reserve, Bce e le altre maggiori banche centrali tutte impegnate ad alzare i tassi per contrastare l’inflazione. L’atteggiamento accomodante della BoJ ha comportato un allargamento dei differenziali sui tassi con il conseguente indebolimento dello yen, scivolato ai minimi sul dollaro da oltre 30 anni, che ha contribuito ad alimentare le crescenti pressioni sui prezzi.

Recessione evitabile?

Secondo Anna Vandenabeele, economist di Capital Group, sarà molto difficile evitare la recessione in Giappone e a questo va anche aggiunto che: “La combinazione tra la debolezza economica cinese, la persistenza di un alto tasso di inflazione a livello mondiale e i rialzi dei tassi di interesse negli Stati Uniti e in Europa potrebbero causare un forte rallentamento sull’attività reale (non finanziaria) in territorio nipponico”.

La riapertura dei confini al turismo sembra però un importante spiraglio di luce in questa situazione buia, infatti si stima potrebbe contribuire positivamente al prodotto interno lordo reale dello 0,5%, se non addirittura dello 0,8% quando anche i turisti cinesi potranno visitare il Giappone senza una quarantena obbligatoria. Questo settore aveva raggiunto il suo picco prima della pandemia, nel 2019, arrivando a valere 359miliardi di dollari e rendendo il Sol Levante il terzo mercato più sviluppato nel turismo dopo Stati Uniti e Cina, secondo Japan External Trade Organization.

In ogni caso servirà ancora tempo prima di poter tornare ad avere una media di 30 milioni di visitatori all’anno, infatti gli alti costi dell’energia e il rallentamento dell’attività economica, continueranno a frenare la domanda per i viaggi intercontinentali.

Le filiere si trasformano, il Giappone riesce a stare al passo?

Migliorare la resilienza delle catene di fornitura è uno dei principali obiettivi su cui il governo nipponico sta lavorando, così da essere indipendenti anche nel caso di incertezza e instabilità geopolitica. L’emanazione dell’Economic Security Promotion Act, legge che ha l’ambizione di rendere il Giappone più economicamente indipendente, è un chiaro esempio di questa nuova policy. Il Governo giapponese sta imponendo un controllo sempre più stringente su tutte quelle aziende che fanno affidamento su fornitori esterni per i servizi ritenuti più critici.

Secondo Vandenabeele “si tratta di un ottimo punto di partenza per l’avviamento di una significativa trasformazione delle catene di approvvigionamento nei prossimi anni”.
Inoltre, senza dubbio la posizione di spicco che il Giappone si è guadagnato nel settore della tecnologia di automazione, potrebbe incrementare ulteriormente grazie al commercio di queste tecnologie con Stati Uniti, Europa, Australia e India.

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