Fed attesa al varco, come cambierà la sua politica dopo il crac Svb

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Il fallimento della Silicon Valley Bank (Svb) segna un punto di svolta. Non solo sui mercati. La banca centrale americana potrebbe infatti decidere di invertire la scalata dei tassi

Il fallimento della Silicon Valley Bank (Svb), il più grande dalla crisi finanziaria del 2008, nonché il secondo più importante nella storia degli Stati Uniti, ha dato una scossa ai mercati, obbligando gli investitori e le istituzioni ad aprire gli occhi sugli effetti che la stretta monetaria da parte della Federal Reserve sta avendo. Come accade spesso in questi casi, è impossibile cercare la colpa di ciò che è accaduto dietro a un’unica motivazione, piuttosto si tratta di una serie di eventi interconnessi. Cosa più importante ora è cercare di capire cosa aspettarsi adesso, perché le ultime vicende che hanno coinvolto il comparto bancario stanno spingendo gli investitori a pensare che un continuo rialzo dei tassi possa avere un impatto diretto e negativo anche sulle banche europee più in difficoltà (vedasi Credit Suisse). Più in generale, Timothy Ng, portfolio manager di Capital Group, ritiene che con la diminuzione dei prestiti e l’aumento del controllo normativo, “avrà un effetto negativo sulla crescita economica e, con questo, aumenterà anche la probabilità di recessione”.

A ogni azione corrisponde una reazione: cosa farà la Fed?

Se fino a meno di due settimane fa il mercato non aveva molti dubbi e si aspettava, almeno fino alla fine del 2023, che la Fed continuasse ad alzare i tassi, anche se con un ritmo meno aggressivo, ora le previsioni sono cambiate. Il fallimento della Svb è stato come un fulmine a ciel sereno, servirà tempo prima che il mercato riuscirà a riassestarsi da questa scossa improvvisa. La Fed, però, non ha così tanto tempo per decidere, visto che mercoledì dovrà annunciare se continuare ad aumentare i tassi con lo stesso ritmo o ritornare sui propri passi. L’esperto di Capital Group non si aspetta che la banca centrale americana manterrà questo ritmo aggressivo, tuttavia non sembra neppure pronta ad abbandonare la scalata e non lo sarà finché l’inflazione non rientrerà, o per lo meno si avvicinerà sempre di più, al target del 2%. “Per l’appuntamento del 22 marzo mi aspetto che la Fed alzerà i tassi di interesse di 25 punti base, arrivando al 4,75%-5,0% (il livello più alto dal 2007), per poi fermarsi a valutare i dati e le condizioni dei mercati finanziari”, spiega l’esperto.

In linea con questa visione, sembra altamente probabile che nei prossimi mesi il tasso dei fondi federali raggiungerà finalmente il picco per poi, con molta calma, iniziare la discesa. Se, infatti, circa un mese fa da un sondaggio tenuto da Reuters, risultava che 54 degli 80 rispondenti non si aspettava un taglio dei tassi almeno per tutto il 2023, ora la situazione è radicalmente diversa. Ng immagina ci sia il 50% di probabilità che già nella seconda metà dell’anno la Fed ritornerà sui propri passi. 

Al momento vi è una sola certezza, che la banca centrale americana si trovi tra l’incudine e il martello: da una parte l’inflazione, nonostante stia molto lentamente decrescendo (arrivando al 6%), continua a essere molto, troppo, alta e, dall’altra i rischi economici e le sfide che il mercato si vede costretto ad affrontare continuano a crescere con forza. 

La Silicon Valley Bank è la prima vittima di una politica monetaria sempre più rigorosa, ma siamo sicuri sarà anche l’ultima?


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