Dollaro forte e scelte d’investimento, come muoversi

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Se certamente il super dollaro è stato uno dei trend portanti del 2022, per il futuro è utile guardare ai possibili risvolti di una inversione di marcia. Nel frattempo limitare il portafoglio solo ai confini americani non sembra una buona scelta. Vediamo come mai con Capital Group

Il 2022 si è tinto di verde, biglietto verde. Il dollaro statunitense ha infatti guadagnato con decisione terreno, raggiungendo vette che non vedeva da oltre venti anni. A settembre è stato raggiunto l’apice con il Dollar Index che si è arrampicato fino a 114,1 per poi ritracciare negli ultimi due mesi, continuando comunque a mantenere un saldo 2022 decisamente positivo.

La forza dell’economia americana ha contribuito alla corsa del dollaro statunitense, così come il suo status di bene rifugio in un contesto di forte avversione al rischio che ha caratterizzato i primi 9 mesi dell’anno. Elemento centrale che ha contribuito all’apprezzamento del biglietto verde è stato l’aumento aggressivo dei tassi portato avanti dalla Federal Reserve, che ha deciso ben sette rialzi consecutivi del costo del denaro per combattere attivamente l’inflazione. A dicembre la banca centrale statunitense ha portato i fed funds al 4,25-4,5%, livelli che non si vedevano da 15 anni.

Come rimarca Jens Søndergaard, Currencies analyst di Capital Group, al momento risulta difficile, se non impossibile, vedere la fine del super dollaro considerando che la Fed ha chiarito che continuerà nel sentiero di tassi alti anche nel corso del 2023, quindi è molto difficile immaginarsi tagli dei tassi prima del 2024. Capital Group ritiene che il dollaro è sopravvalutato di circa il 20% rispetto alle altre valute estere.

Søndergaard spiega che quando effettivamente la Fed invertirà la sua politica restrittiva, che sia tra pochi mesi o più di un anno, si materializzerà un’inversione di marcia, dove il dollaro non sarà più dominante come è stato negli ultimi tempi. Le altre valute ne beneficeranno, potendo riguadagnare terreno e questo sarà vero anche per i titoli azionari internazionali, che finalmente si troveranno in un ambiente favorevole.

Come muoversi in attesa che Fed inverta la rotta

Ma nel frattempo, cosa conviene fare agli investitori? Limitare i propri investimenti al solo territorio statunitense non sembra la soluzione migliore. Pensare che un dollaro molto forte possa unicamente creare problemi e frenare tutte le economie che non sono quella Americana sarebbe, infatti, sbagliato e controproducente. Molte aziende europee ottengono una porzione notevole delle loro entrate in dollari. Tra queste spiccano le aziende legate al settore industriale, dei beni di prima necessità e l’healthcare. Søndergaard prende l’esempio del gruppo farmaceutico francese Sanofi che, solo nella prima metà del 2022, ha riportato un vero e proprio effetto spinta di circa 1 miliardo di euro grazie all’effetto cambio. In generale il settore healthcare europeo vede oltre il 37% dei ricavi generati in dollari Usa.

Insomma, mantenere gli occhi e il portafoglio aperti a nuove possibilità che superano i confini statunitensi può aprire a opzioni potenzialmente redditizie.

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