Cresce il numero degli scioperi: cosa domandano i lavoratori?

Esacerbate dalla pandemia, le disuguaglianze sul posto di lavoro potrebbero fomentare l’attivismo dei dipendenti e causare sempre più scioperi. Quali le richieste dei lavoratori alle aziende?

Secondo i dati dello Us Bureau of labor statistics, i due anni precedenti allo scoppio della pandemia avevano visto un rapido (oltre che ripido) incremento del numero dei lavoratori che hanno partecipato a scioperi. Per trovare una cifra così alta si deve tornare indietro di parecchi decenni, precisamente al 1986. Dall’inizio della serie storica del dipartimento di stato americano, datata 1947, si vede infatti come il numero dei cittadini coinvolti nelle proteste sindacali avesse visto un decremento intorno all’inizio degli anni Sessanta, per poi raggiungere un nuovo picco nel 1971 e scendere lentamente fino agli anni più recenti. Nel 2020, invece, le restrizioni alla mobilità per il contenimento della pandemia hanno limitato il numero di scioperi.

Scioperi, cosa aspettarsi per il 2021?

Tuttavia, “retribuzioni basse, divari salariali e trattamenti iniqui sono all’ordine del giorno in molti settori e regioni” ancora oggi, affermano Matt Lanstone, Responsabile di ricerca e investimenti Esg e Emma Doner, Analista Esg di Capital Group. Cosa aspettarsi per il 2021? “Stiamo riscontrando una persistente disuguaglianza che potrebbe fomentare l’attivismo dei dipendenti e causare interruzioni del lavoro. Negli Stati Uniti, la remunerazione dei lavoratori è una voce in calo del Pil, il compenso orario non è allineato alla produttività e nel calcolo delle retribuzioni esistono ancora profonde disparità in termini di razza e genere, talvolta ampliatesi durante la pandemia”, aggiungono Lanstone e Doner.

Le richieste dei lavoratori

Il malcontento sta portando i lavoratori a riunirsi più di frequente, esercitando pressioni affinché la situazione cambi, a prescindere dai settori. Tra le richieste principali vi sono l’aumento di retribuzioni e benefit, la sospensione dei contratti di difesa potenzialmente non etici e la cessazione della discriminazione razziale e di genere. Tuttavia, scioperare ha delle conseguenze, in primis per i lavoratori. Per gestirle, “stiamo testimoniando la nascita di sindacati interni alle aziende”. Lo scorso gennaio, ad esempio, oltre 200 dipendenti di Google e Alphabet hanno istituito il sindacato ‘Alphabet workers union’, cui i dipendenti versano l’1% della retribuzione annua come quota che viene utilizzata per compensare le decurtazioni salariali in caso di sciopero”. Lavoratori a parte, sono le aziende che possono rischiare molto dal malcontento dei propri dipendenti. Nel 2019, lo sciopero di 6 settimane indetto dai dipendenti di General Motors ha provocato una perdita di produzione pari a 3,6 miliardi di dollari (44% del risultato al netto degli oneri finanziari del 2019).
Nonostante una maggiore consapevolezza anche da parte delle aziende sul tema, è probabile che il malcontento si manifesti anche negli anni a venire. “È ragionevole prevedere che il numero e la durata delle interruzioni del lavoro continueranno ad aumentare, data la pressione economica esercitata durante la pandemia sui lavoratori a basso e medio reddito rispetto a quelli ben stipendiati”, concludono Lanston e Doner.

 

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