Che ne sarà del settore petrolifero da qui a 10 anni?

I governi e la società spingono le aziende appartenenti al settore petrolifero a contribuire al raggiungimento dell’obiettivo delle zero emissioni nette. Ma che ne sarà di loro tra dieci anni?

La società occidentale si sta schierando nettamente a favore della riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Secondo uno studio condotto dal Climate Accountability Institute, 20 società il cui business è incentrato sui combustibili fossili hanno contribuito al 35% delle emissioni di CO2 e di metano mondiali tra il 1965 e il 2017. Oggi, le compagnie petrolifere sono sempre più sollecitate nel definire il modo in cui intendono contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050. Anche le politiche pubbliche premono per influenzare il ritmo di cambiamento delle compagnie petrolifere e modificare i modelli di comportamento dei consumatori, attraverso requisiti sulle emissioni di gas serra da rispettare oppure incentivi finanziari per i consumatori. Quale sarà il destino di tali giganti da qui a 10 anni? Darren Peers, Analista degli investimenti azionari di Capital Group, prova a delinearne i contorni.

Il futuro dei combustibili fossili: due possibili scenari

Il percorso per ridurre le emissioni di CO2 è molto lungo e complesso. Infatti, la società odierna ha comunque ancora bisogno di idrocarburi per i trasporti, l’energia, i prodotti chimici, le materie plastiche e i lubrificanti, dato che, in molti segmenti della catena energetica, l’energia pulita è più costosa di quella derivante dai combustibili fossili. “In questo contesto, per il futuro dei giganti petroliferi si prospettano due possibili scenari”, commenta Peers.
“È probabile che nei prossimi anni la domanda di petrolio e gas continuerà a crescere, per poi stabilizzarsi ed entrare in una fase di declino molto lenta. Questa possibilità dipende dall’attuale modello economico: gli idrocarburi, infatti, rappresentano ancora la via più economica per alimentare le società e la crescita delle loro economie”, aggiunge Peers.
Eppure, questo non è l’unico scenario futuro possibile: uno ulteriore è che vengano sviluppate nuove tecnologie per la riduzione di CO2 e che le tecnologie esistenti diventino più economiche prima del previsto, oppure che alcuni paesi siano disposti a pagare un prezzo più significativo sull’emissione di gas serra. “La maggior spinta al ribasso della curva dei costi”, commenta l’esperto, “aiuterebbe le aziende e la società a raggiungere il cambiamento. Purtroppo non siamo ancora dove dovremmo essere, ma c’è una maggiore consapevolezza che occorre fare di più”.

Le società petrolifere possono fare la differenza

Le società petrolifere possono comunque fare la differenza in questo processo di cambiamento. Esse, infatti, hanno potenzialmente diverse aree che potrebbero convertire alle energie alternative. Un esempio? “La catena del valore delle energie rinnovabili è simile alla struttura del business energetico. Ma le attività sono diverse: sia che si tratti della produzione di energia, del trasporto di una particolare forma di energia alternativa, come l’idrogeno, o della distribuzione finale ai clienti”, chiarisce Peers. Per raggiungere gli obiettivi prefissati dai governi, “occorre investire massicciamente in fonti energetiche alternative. Questa potrebbe essere un’enorme opportunità per le grandi compagnie petrolifere, se riusciranno a trovare un vantaggio competitivo sui costi in una di queste aree”, conclude l’esperto.

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