Capital Group: il ruolo centrale della finanza comportamentale

Ad ogni crisi economica il medesimo déjà vu, ma con una declinazione sempre diversa. La particolarità di quella che stiamo vivendo? L’estraneità del fattore scatenante rispetto al tessuto economico finanziario di base. Spunti di finanza comportamentale

Le conseguenze di uno shock finanziario, per quanto diversamente declinate, sono sempre molto simili: reazione violenta dei mercati, rallentamento quasi immediato dell’economia e sfiducia generalizzata degli investitori che preferiscono astenersi da scelte di acquisto non sopportando l’idea di una perdita. In questa crisi,
l’idea di perdita è peggiorativa, perché associata non solo al campo finanziario, ma anche a quella di vite umane.
“I mercati hanno subito dolorose correzioni molte volte in passato, e si sono sempre ripresi” hanno puntualizzato da Capital Group. “Gli investitori che riusciranno a guardare oltre l’attuale turbolenza e a mantenere ferma la rotta potranno beneficiare nel lungo periodo”.
Nel tempo e col tempo, “i mercati finanziari hanno dimostrato una straordinaria capacità nell’anticipare un futuro migliore anche nel mezzo di notizie orrende. La rapidità e la gravità dell’attuale epidemia di Covid-19” il cui ritmo è molto più serrato di quello registrato durante la Grande crisi finanziaria del 2008, si uniscono alle “enormi conseguenze comportamentali ed economiche”, che metteranno a dura prova la determinazione dei mercati.

Finanza comportamentale: il ruolo delle parole

Ancora una volta, tornano quelle espressioni tipiche della crisi.
Sembra di vivere in un déjà vu.
Stiamo navigando in acque inesplorate.
A dominare è la paura.
Le emozioni che si legano alla paura e all’incerto culminano sempre in un discorso senza tempo: quando finirà questa crisi? Quando sarà invertita la marcia dei mercati? L’esperienza insegna che “è proprio nel mezzo di uno scenario fosco che i mercati hanno invertito rotta: sapere che prima o poi i mercati si riprenderanno dovrebbe fornire conforto” hanno aggiunto gli esperti.
Abbiamo già raggiunto il fondo di questa fase ribassista? Difficile a dirsi. “L’opinione prevalente in questo momento è che le incertezze sono troppo numerose ed inquietanti e i problemi che dobbiamo affrontare così smisurati, sia nel breve che nel lungo termine, da poter far sperare solo in una ripresa effimera fino a che almeno alcune di tali incognite non saranno state risolte” hanno spiegato da Capital Group.
C’è un però: il Dow Jones Industrial Average non è la realtà. I rapporti prezzo/utili non sono la realtà. I simboli sul nastro non sono il mondo reale. Sono semplicemente surrogati di realtà. Nel mondo reale, le società creano ricchezza. I certificati azionari no.
Citando una frase pronunciata nel maggio del 1932 da Dean Witter (businessman americano, cofondatore della Dean Witter & Company, poi divenuta Morgan Stanley Dean Witter & Company dopo la fusione) a poche settimane dalla fine della peggiore fase ribassista della storia:
C’è chi dice di voler aspettare una visione più chiara del futuro. Ma quando il futuro tornerà ad essere chiaro, le occasioni saranno svanite. Chi pensa che i prezzi rimarranno sui livelli odierni una volta che la fiducia sarà stata pienamente ristabilita?

 

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