Banche centrali: funzionano di più i fatti o le parole?

Banche centrali a centro scena. A farla da padrona è ancora lei, la comunicazione, che sovrasta le misure in sé qualora pronunciata nel modo e nel momento giusto. Mario Draghi, di questo, n’è stato chiaro esempio

A partire dall’inizio della pandemia è risultato sempre più preponderante il ruolo delle banche centrali nel sostenere mercati ed economie. Ciò che forse è più curioso da analizzare è però il potere ch’esse esercitano con le sole intenzioni, oltre che con le azioni compiute.

Spread societari: Fed in prima fila

Se si prendono ad esempio gli spread delle obbligazioni societarie, hanno commentato gli esperti di Capital Group, essi “si sono fortemente contratti quando la Fed, ancor prima di effettuare qualunque investimento, si è limitata ad annunciare di voler espandere la portata dei propri acquisti al settore corporate. Nel concreto, la Fed ha poi acquistato le prime obbligazioni societarie sotto forma di Exchange-traded fund (Etf) il 12 maggio, pur contribuendo a placare gli animi dei mercati con una semplice dichiarazione”.

Banche centrali: questione di timing

Secondo gli esperti, la decisione di acquistare direttamente credito aziendale, unicum nella storia della Fed, è stata efficace per due motivi: la rapidità d’azione e la coordinazione con il Dipartimento del Tesoro statunitense, dal quale l’istituto centrale è indipendente. La perfetta sinergia fra il governo americano e la Fed ha garantito una reazione “efficace alla crisi, che a sua volta ha contribuito ad arrestare il declino degli asset rischiosi, compresi i mercati azionari e del credito”.

recessione? Più liquidità in bilancio

Le misure di stimolo monetario e fiscale adottate dagli istituti centrali nel mondo ha progressivamente riequilibrato i livelli di spread. “Il motivo è da ritrovarsi soprattutto nell’ingente offerta di nuove obbligazioni che il mercato del credito ha dovuto assorbire, considerato che le società hanno cercato di emettere titoli per aumentare la liquidità in bilancio, prima che l’economia scivolasse a tutti gli effetti nella paventata recessione”.


Fonte: Capital Group. Clicca sull’immagine per vederla ingrandita

Fine shock, solo il tempo lo dirà

Se da un lato il supporto delle autorità attenuerà l’innesco di una grave serie di default, ciò non eviterà però la possibilità di bruschi crolli degli utili societari e di un aumento dei fallimenti.
Per quanto governi e banche centrali abbiano contribuito ad ammortizzare lo shock, solo il tempo ne svelerà la reale durata. Lo stesso vale per la gravità e il perdurare della recessione globale”.
In questo contesto, hanno concluso gli esperti di Capital Group, “riteniamo indispensabile mantenere un approccio bilanciato e diversificato con un’attenzione mirata alla ricerca fondamentale attiva. Se è vero che i prossimi mesi saranno contrassegnati da un’elevata volatilità dei mercati, è a nostro avviso importante restare concentrati sul medio-lungo termine”.
L’appuntamento in agenda con la Banca Centrale europea è fissato per il prossimo 16 luglio. Per il meeting Fed di luglio bisognerà invece attendere il prossimo 28-29 luglio.

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