Le azioni costano il 96% più della media storica. Cosa fare?

Salgono i prezzi dei beni di consumo, così come quelli delle azioni. La soluzione? Costruire un portafoglio equilibrato tra aziende dal potenziale di crescita a lungo termine e altre esposte alla ripresa ciclica

Insieme all’aumento dei prezzi dei beni di consumo, vi è una seconda tendenza che si è registrata negli ultimi mesi: l’incremento dei prezzi delle azioni. A provarlo è il vertiginoso aumento del rapporto prezzi/utili (ovvero quante volte l’utile di una società è contenuto nel valore che il mercato le attribuisce) registrato da marzo 2020 in poi. Un esempio? Il p/e ratio dell’indice Standard & Poor’s 500 al 10 dicembre scorso si attestava a un valore del 96% più alto rispetto alla media 1950-2021, come riportano i dati di Current Market Valuation.

Le cause di un p/e ratio elevato

“Grazie ai bassi tassi di interesse, alla politica accomodante delle banche centrali e alla riapertura delle economie, la maggior parte delle classi di titoli e obbligazioni è salita di prezzo” afferma Chris Buchbinder, Gestore di portafoglio azionario di Capital Group. “I mercati azionari degli Stati Uniti sono stati generalmente robusti nel periodo post-pandemico, grazie in parte ai solidi guadagni aziendali. L’elevato rapporto prezzi/utili sottolinea quanto un’attenta selezione e la diversificazione dei titoli siano più importanti che mai”.
Tra le azioni più costose vi sono oggi in particolare quelle delle società digitali in rapida crescita, così come quelle collegate alla ripresa ciclica. Ad esempio, il p/e ratio dell’indice tecnologico statunitense Nasdaq al 31 marzo 2020 si attestava a 21,21, mentre al 30 novembre 2021 aveva raggiunto il valore di 29,63, secondo i dati YCharts.

Con un alto rapporto prezzi/utili, come investire?

“Dato il livello di incertezza che ci troviamo ad affrontare oggi, sto cercando di trovare un equilibrio nel mio portafoglio” conclude Buchbinder. “Lo sto facendo cercando di esporlo alle aziende con un potenziale di crescita a lungo termine, come alcuni giganti del commercio elettronico, dello streaming e dei pagamenti digitali; a società che possono ancora partecipare alla ripresa ciclica, come i produttori di motori aerei; e ad altre dalla crescita secolare, come quelle che progettano auto a guida autonoma”.

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