L’acciaio si tinge di verde e rivoluziona l’industria automobilistica

Obiettivo zero netto: anche i metalli utilizzati dalle principali industrie si tingono di verde. Ecco il caso dell’acciaio e di come il comparto automobilistico sia già pronto alla rivoluzione

L’industria dell’acciaio è responsabile dell’8% circa delle emissioni di co2 globali totali, ma ben presto tale cifra potrebbe arrivare a zero. Spinta dagli obiettivi di emissioni nette zero entro il 2050 dell’Unione europea, e dal più vicino target al 2030 del taglio del 55% della co2 prodotta, la decarbonizzazione dell’acciaio allinea ora domanda e offerta. Quali gli incentivi all’acciaio verde, la cui produzione prevede l’emissione di meno co2 possibile? Quali gli esempi più virtuosi?

Eu Ets, Cbam e prezzi delle quote: i driver dell’acciaio verde

A livello europeo, la decarbonizzazione dell’acciaio vede oggi tra i principali motori tre iniziative che dovrebbero entrare in vigore tra il 2026 e il 2030. Il primo è l’eliminazione delle quote gratuite nel sistema di scambio delle emissioni di carbonio (Emissions trading system, Ets), istituito per primo nel mondo dall’Unione europea nel 2005. Nonostante la modalità di scambio di default di tale mercato sia rappresentata dalle aste delle quote in circolazione, in realtà circa il 94% delle emissioni sono coperte da quote a titolo gratuito, distribuite nelle fasi iniziali del progetto dell’Eu Ets, stando a quanto riportato dalla Commissione europea nel 2019. Secondo driver è l’introduzione del meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (Carbon border adjustment mechanism, Cbam) che, introducendo un dazio ad hoc, è volto a tutelare le imprese europee dalla concorrenza di aziende di paesi terzi con regole meno stringenti sul clima. Entrambe queste decisioni contribuiscono a proteggere i produttori europei di acciaio verde, ma a rappresentare il vero incentivo per i meno virtuosi sono le previsioni di crescita nei prezzi delle quote di emissioni dell’Eu Ets. Secondo le stime dell’Independent commodity intelligence services (Icis), il prezzo del carbonio al 2030 potrebbe infatti raggiungere i 90 euro a tonnellata, rispetto agli attuali 69 euro medi del quarto trimestre del 2021; il governo italiano, d’altro canto, si aspetta già nel 2022 un aumento del prezzo ad 80 euro a tonnellata, secondo quando riportato da Reuters.

Acciaio verde, un’attrattiva per gli investitori sostenibili

“Mentre l’acciaio verde è ancora nella sua fase iniziale, la domanda proveniente da investitori e imprese sostenibili in cerca di investimenti green sta accelerando” affermano Douglas Upton, Analista degli investimenti e Steven Sperry, Gestore prodotti di investimento di Capital Group. “I governi dell’Europa occidentale stanno effettuando investimenti significativi per sviluppare tale industria. Attualmente, il sostegno pubblico standard si aggira intorno al 50% del capex, una percentuale sufficiente per rendere l’altra metà un investimento economico per un produttore di acciaio, anche prima di considerare il prezzo delle emissioni di carbonio e gli aggiustamenti del carbonio alla frontiera”.

L’industria automobilistica è pronta alla rivoluzione

Sono già diversi gli esempi di aziende che cominceranno a utilizzare l’acciaio verde nel corso dei prossimi anni. Tra le più virtuose spiccano quelle del comparto automobilistico, come ricordano Upton e Sperry. “Il produttore svedese Volvo ha annunciato piani per avviare la produzione di veicoli realizzati con acciaio verde entro il 2026, nell’ambito del suo percorso verso il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2040. Allo stesso modo, la tedesca Daimler ha recentemente acquisito una quota di partecipazione in una start-up dell’acciaio verde svedese e potrebbe iniziare a utilizzarne i prodotti nei veicoli Mercedes-Benz già nel 2025” concludono da Capital Group.

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