Recessione sì o no? Forse può essere evitata, i 3 scenari possibili

Tra elevata inflazione, tensioni geopolitiche e gestione della pandemia in Cina, le sfide per l’economia globale nei prossimi mesi non mancano. Ecco come potrebbe evolvere la situazione secondo Shamik Dhar, Chief Economist di BNY Mellon Investment Management

Lo spettro della recessione torna a fare paura per l’intero outlook generale, dopo i segnali decisamente più cupi giunti anche dagli Stati Uniti, la maggiore potenza al mondo, che nel secondo trimestre dell’anno è entrata nella cosiddetta recessione tecnica (registrando una contrazione del Pil per il secondo trimestre consecutivo). Il timore che agita sempre di più gli animi è alimentato da una serie di variabili, tra cui inflazione, tensioni geopolitiche, shock energetici e ora anche aggressive manovre monetarie da parte delle banche centrali, senza dimenticare gli strascichi della pandemia sulle catene di approvvigionamento. Proprio l’evolversi di queste incognite determinerà lo scenario futuro, secondo Shamik Dhar, Chief Economist di BNY Mellon Investment Management, che individua tre possibili scenari con probabilità differenti.

Scenario 1: Il caso migliore (40% di probabilità)

Il primo scenario è “The Best Case”, ovvero il “caso migliore”, in cui l’economia globale eviterà una recessione e assisterà a un calo dell’inflazione. Secondo la casa di gestione americana, la probabilità che ciò accada è del 40%, la più alta per singolo scenario, purché si verifichino alcune condizioni. In primis, il conflitto russo-ucraina dovrebbe sgonfiarsi e rimanere confinato in quell’area, così da non spingere ulteriormente al rialzo i prezzi di energia e cibo. Contemporaneamente, la Cina dovrebbe gestire in maniera più efficiente la politica zero-Covid, evitando nuovi lockdown, così da normalizzare rapidamente le catene di approvvigionamento e allentare le pressioni sull’offerta, con miglioramenti sul piano logistico e produttivo. Non solo. Anche la risposta delle banche centrali dovrebbe farsi meno aggressiva e l’inasprimento della politica monetaria attenuarsi, con i tassi statunitensi che salirebbero solo fino al 3% entro fine anno. Questo scenario presuppone anche un andamento dei consumi e un mercato del lavoro americano ancora robusti.

Se tutto ciò accadrà, gli Stati Uniti rallenteranno ma eviteranno la recessione, la Cina riprenderà la sua corsa superando le aspettative, mentre Regno Unito ed Europa subiranno solo una lieve contrazione. Sui mercati si assisterà a un dollaro meno forte, mentre sull’azionario tornerà il sereno con l’indice S&P500 che supererà presto il minimo per continuare a salire nel 2023

Scenario 2: Recessione reale nel 2022 (30% di probabilità)

Ma le cose potrebbero non filare così lisce. Ecco allora che all’orizzonte potrebbe palesarsi già quest’anno la grande R, ovvero la recessione. La probabilità di questo scenario è, secondo BNY Mellon IM, del 30%. A spingere in questa direzione sarebbe innanzitutto un conflitto russo-ucraino più intenso, che causerebbe ulteriori shock dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, aggravando l’inflazione. Un aumento dei prezzi potrebbe essere causato anche da una politica cinese zero-Covid inefficiente che provocherebbe nuove interruzioni nelle catene di approvvigionamento e di produzione. Di fronte a una inflazione persistentemente alta, la politica monetaria delle banche centrali si manterrebbe aggressiva, con un inasprimento ulteriore durante il terzo trimestre del 2022, per poi allentarsi solo nel 2023.

In questo scenario, “le tensioni russe-ucraine si intensificano e le catene di approvvigionamento si frammentano, peggiorando la crisi del costo della vita e spingendo diverse grandi economie in una vera recessione”, avverte Shamik Dhar. In particolare, l’Europa sarebbe l’area più colpita dai venti recessivi, a causa della sua vicinanza al conflitto russo-ucraino e della sua dipendenza energetica da Mosca, ma anche gli Stati Uniti non riuscirebbero a evitare una contrazione economica. I mercati e gli asset più rischiosi rimarrebbero sotto pressione, con l’indice S&P500 al di sotto della soglia dei 4.000 punti fino alla fine del 2023.

Scenario 3: Recessione monetaria nel 2023 (30% di probabilità)

Anche l’ultimo scenario prevede il verificarsi di una recessione, ma nel 2023, a seguito di una politica monetaria aggressiva da parte delle banche centrali. In particolare, secondo BNY Mellon IM, tutto potrebbe iniziare da un peggioramento della spirale salari-prezzi negli Stati Uniti, che renderebbe l’inflazione molto più persistente, spingendo la Federal Reserve ad agire in maniera ancora più dura, tanto da alzare il tasso di interesse statunitense di riferimento fino al 5% l’anno prossimo. Tutto ciò determinerebbe un rafforzamento considerevole del dollaro e un rapido inasprimento delle condizioni finanziarie globali, gravando soprattutto sui mercati emergenti e di frontiera. In questo scenario, probabile al 30%, il risultato sarebbe una recessione delle principali economie mondiali, Stati Uniti in primis, mentre i mercati finanziari rimarrebbero volatili e particolarmente deboli, con l’indice S&P500 al di sotto dei 3.000 punti fino al 2024.

“Naturalmente, – conclude Dhar – la recessione è evitabile”, come dimostra il primo scenario, considerato probabile al 40%. Facendo una panoramica, la Cina è ancora alle prese con i suoi problemi interni, come i periodici lockdown nelle grandi città e la bolla immobiliare, ma le politiche di sostegno adottate dalle autorità dovrebbero aiutare l’economia a riprendersi nel resto dell’anno, anche se probabilmente l’obiettivo di una crescita del 5,5% sarà difficilmente raggiungibile in tutti e tre gli scenari. Gli Stati Uniti sono invece più vulnerabili a una recessione di tipo monetario, a seguito di una politica particolarmente aggressiva da parte della Fed, mentre il rischio maggiore per l’Europa è rappresentato dagli shock reali, soprattutto quello dell’energia, derivante dalle tensioni geopolitiche con Mosca. Le implicazioni per la crescita sono comunque differenti in ognuno degli scenari previsti.

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