Meno caro, più green: se l’idrogeno pulito sostituisce la benzina

La transizione ecologica alimenta la domanda di energie rinnovabili e tra queste l’idrogeno pulito potrebbe giocare un ruolo di primo ordine. Ne parliamo con il team Mobility Innovation di BNY Mellon Investment Management

L’idrogeno pulito potrebbe essere il prossimo protagonista nel panorama delle energie rinnovabili. Lo sviluppo delle tecnologie legate sia alla sua produzione che applicazione ne sta allargando i settori di impiego, diminuendo al contempo i costi. “Ciò potrebbe portare il prezzo dell’idrogeno pulito pari o inferiore a quello dei combustibili fossili, rendendolo così economicamente redditizio”, affermano gli esperti di BNY Mellon Investment Management.

La produzione dell’idrogeno pulito

Sebbene l’idrogeno sia l’elemento chimico più comune nell’universo osservabile, per trasformarlo in una fonte di energia occorre prima estrarlo dalle altre materie cui è legato. Attualmente, ciò avviene prevalentemente tramite il ricorso a combustibili fossili: secondo l’Agenzia Internazionale dell’energia nel 2019 solo lo 0,1% dell’idrogeno era estratto tramite elettrolisi, processo che impiega l’elettricità per estrarre l’elemento dall’acqua. “Ciò è dovuto alla ridotta diffusione delle infrastrutture necessarie per la produzione dell’idrogeno pulito, e all’elevato costo a ciò legato. Tuttavia, una volta che l’infrastruttura si sarà espansa e la domanda complessiva sarà aumentata, crediamo che il costo scenderà a un livello competitivo” afferma Rob Zeuthen, Portfolio manager della società.
A contribuire allo sviluppo dell’idrogeno pulito è in primis la transizione globale verso la carbon neutrality. In tutto il mondo, infatti, numerosi paesi stanno investendo nell’idrogeno pulito. Finora, “la regione più intraprendente è stata l’Unione Europea: il suo Green Deal prevede lo stanziamento di 470 miliardi di euro nel comparto dell’idrogeno pulito entro il 2050”. Anche la Cina guarda con interesse al settore: Pechino, infatti, “punta ad immatricolare un milione di veicoli a idrogeno entro il 2030 rispetto agli attuali 5000 e a produrre il 10% della propria energia attraverso tale elemento” commenta Zeuthen. “Quanto agli Stati Uniti, a livello federale non esiste ancora un piano specifico per lo sviluppo dell’idrogeno pulito, ma ci aspettiamo che l’amministrazione Biden si muova in tal senso. Alcuni stati, inoltre, stanno già compiendo autonomamente passi in avanti: la California, ad esempio, intende alimentare con l’idrogeno pulito il settore dei trasporti per il 50% entro il 2030 e per il 90% entro il 2050.”

Un elemento, molteplici utilizzi

Proprio per quanto concerne l’industria del trasporto “i viaggi a medio e lungo raggio rappresentano il comparto più interessante per l’utilizzo di idrogeno pulito come combustibile, soprattutto per quanto riguarda autobus e treni: la presenza di percorsi prefissati ben si presta allo sviluppo dell’infrastruttura di rifornimento” aggiunge Frank Goguen, Portfolio manager di BNY Investment Management. L’idrogeno pulito non è però un mero carburante alternativo: attualmente, infatti, “esso viene già utilizzato come materia prima nell’industria della raffinazione del petrolio e per la produzione di ammoniaca, metanolo, acciaio e cemento, nonché per prodotti alimentari e farmaceutici”.

Il fondo BNY Mellon Mobility Innovation

Per cogliere le opportunità legate al rivoluzionario cambiamento nel settore dei trasporti legato alla transizione ecologica, BNY Mellon offre agli investitori un portafoglio concentrato e high conviction, tipicamente composto da 40-60 titoli equity. Utilizzando un approccio azionario flessibile che investe a livello globale su tutte le capitalizzazioni di mercato, il BNY Mellon Innovation Mobility fund (il cui benchmark è l’MSCI AC World Mid Cap NR Index) offre agli investitori un’esposizione allo sviluppo, all’adozione e all’integrazione di tecnologie in diversi settori sparsi per il globo.

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